![]() |
Siamo abituati a pensare che il lavoro sia la parte più importante della nostra vita e uno strumento fondamentale della nostra realizzazione personale. Sacrifichiamo volentieri gli anni della giovinezza per metterci nella condizione di ambire ad una solida posizione lavorativa, dalla quale ci attendiamo prestigio sociale e potere economico. Persino la Costituzione italiana individua nel lavoro il fondamento della Repubblica ed è un luogo comune pensare che sia giusto e naturale dedicare le nostre migliori energie a produrre, come se da questo dipendesse il mantenimento e il progresso della civiltà.
Bertrand Russell osa sfidare queste verità incrollabili e ci butta in faccia provocatoriamente la sua contro-verità.
L'ozio è essenziale per la civiltà e nei tempi antichi l'ozio di pochi poteva essere garantito soltanto dalle fatiche di molti. Tali fatiche avevano però un valore non perché il lavoro sia un bene, ma al contrario perché l'ozio è un bene.[...] Senza una classe oziosa, l'umanità non si sarebbe mai sollevata dalla barbarie. [...]
Il concetto del dovere, storicamente parlando, è stato un mezzo escogitato dagli uomini al potere per indurre altri uomini a vivere per l'interesse dei loro padroni anziché per il proprio. [...] L'etica del lavoro è l'etica degli schiavi, e il mondo moderno non ha bisogno di schiavi. [...] In America molti uomini lavorano intensamente anche quando hanno quattrini da buttar via; costoro, com'è naturale, si indignano all'idea di una riduzione dell'orario di lavoro; secondo la loro opinione l'ozio è la giusta punizione dei disoccupati. [B. Russell, Elogio dell'ozio, 1935]
Sullo stesso tema, ecco un altro che si allinea sulle posizioni di Russell:
Una strana follia si è impossessata delle classi operaie delle nazioni in cui domina sovrana la civiltà capitalista. Questa follia trascina con sé le miserie individuali e sociali che da due secoli torturano la triste umanità. Questa follia è l'amore per il lavoro, la moribonda passione per il lavoro, spinta fino all'esaurimento delle forze vitali dell'individuo e della sua progenie. Nella società capitalista il lavoro è la causa di ogni degenerazione intellettuale, di ogni deformazione organica.
[P. Lafargue, Diritto alla pigrizia, 1880]
- Ma, come fa Russell a sostenere che l'ozio è lo strumento principe del progresso?
- Ha senso affermare che, in un certo senso, il lavoro è un ostacolo al cammino della civiltà e un male per tutti?
- Che cosa pensate dell'etica del lavoro?
Questo spazio è pronto ad accogliere le vostre riflessioni.
1-Russell sostiene che l’ozio sia lo strumento principe del progresso, in quanto egli vede il lavoro come un dovere etico, addirittura come uno scopo di vita che dunque rende il lavoro illusoriamente piacevole. Secondo il filosofo britannico, i lavoratori investono i loro soldi dandoli in prestito ai governi che poi li impiegano nell’industria bellica, andando quindi ad aumentare il loro potenziale bellico; tuttavia poiché molte di queste industrie falliscono, il lavoratore vede sparire i propri risparmi.
RispondiEliminaDunque, se al contrario avesse speso i soldi per oziare, magari organizzando una festa, avrebbe destinato il suo denaro ai fornitori di liquori, incentivando l’economia locale e reso felici i suoi amici.
Russell afferma che l’etica del lavoro è l’etica degli schiavi e il mondo moderno non ha bisogno di schiavi. La tecnica contemporanea grazie alle macchine che hanno ridotto la quantità di fatica necessaria per garantire a tutti il sostentamento, consente l’equa distribuzione del tempo libero, anche se ciò non avviene, come è ben noto al giorno d’oggi.
Russell fa leva, per dimostrare l’indispensabilità dell’ozio, sui periodi di guerra nei quali grazie alla scientifica organizzazione della produzione, sfruttando una piccola parte della popolazione si era in grado di garantire un discreto tenore di vita a tutta la popolazione. Perciò Russell sostiene che, nei periodi di pace, avendo tutta la popolazione al lavoro se venisse mantenuta tale organizzazione scientifica si potrebbero ridurre gli orari lavorativi e garantire l’ozio, strumento principe del progresso, ma ciò non si verifica poiché l’idea che il povero ozi ha sempre infastidito i ricchi.
2- A mio parere non ha senso affermare che il lavoro sia un ostacolo al cammino della civiltà ed un male per tutti: infatti, come affermato nel secondo comma dell’articolo 4 della Costituzione Italiana, “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”
Dunque lo Stato non obbliga in nessun modo un cittadino a svolgere un determinato lavoro, ostacolando il suo cammino ed in generale quello della civiltà, ma al contrario lascia completa libertà di scelta riguardo al lavoro che un individuo decide di svolgere, purché tale lavoro concorra al progresso della civiltà.
Tuttavia, si potrebbe affermare che il lavoro sia un male per gli individui, che gli obbliga ad orari estenuanti, costringendoli a dover rinunciare ai loro hobby, alle loro passione e, in casi estremi, portandoli all'alienazione.
Se però un individuo, avendo come già detto la libertà di scegliere un lavoro che gli piaccia, che lo renda orgoglioso e gli porti soddisfazione personale non arriverà mai, o difficilmente, a vedere il lavoro come un peso poiché svolge ciò che gli piace e ciò che ha desiderato svolgere, non potendo dunque arrivare, in nessun modo, all'alienazione.
Si è parlato del contenuto dell’art. 4 della Costituzione, ci tengo a sottolineare il comma 4 che afferma: “purché concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Da questo comma comprendiamo che ad oggi non è chi ozia a far progredire la società, bensì il contrario, coloro che lavorano portano progresso. Di conseguenza affermare che il lavoro è un ostacolo o un male per la società è profondamente sbagliato, al contrario la fa progredire. Ognuno è libero di scegliere il lavoro per lui più stimolante, più soddisfacente, che piace di più. L’unico vincolo che un lavoratore deve osservare è l’orario, che è stabilito dal datore e deve essere rispettato.
EliminaBeh, se vivessimo in un mondo fantastico dove tutto è possibile quello che hai sostenuto in questa tua seconda risposta sarebbe vero. Ma purtroppo dobbiamo fare i conti con la realtà e nella realtà molto spesso succede che la gente non fa il lavoro che vorrebbe fare. Certe circostanze possono portare la persona a fare qualcosa che non gli piace. E se oltre all'insofferenza per il proprio lavoro questo ipotetico individuo dovesse lavorare più di 8 ore al giorno? E se fosse anche sottopagato? In questo caso quest'ultimo non avrebbe nemmeno il tempo e i mezzi per dedicarsi a qualsiasi tipo di attività che contribuisca alla sua crescita intellettuale. In questo caso non credi che il lavoro rappresenti un ostacolo per l'individuo e di conseguenza anche per il progresso della società?
Elimina3-Ritengo che l’etica del lavoro sia profondamente sbagliata, in quanto ormai gli individui vengono giudicati esclusivamente sulla base di quanto producono.
RispondiEliminaInfatti, al giorno d’oggi l’unica cosa che conta è produrre più degli altri, avere costi più bassi degli altri, fare prezzi più bassi degli altri ma allo stesso tempo guadagnare più degli altri. Come è possibile realizzare ciò? Ovviamente andando ad abbassare i salari dei dipendenti, in modo che gli introiti finiscano esclusivamente nelle tasche dei capi d’azienda, e ciò comporta un abisso sociale, che difficilmente verrà mai colmato. Durante il periodo di alternanza scuola-lavoro, nel quale sono stato collocato presso l’ufficio paghe dell’azienda CAME S.p.A., ho potuto notare come le mie “colleghe” fossero alienate rispetto al lavoro, in quanto facendo le buste paghe dei dirigenti si rendevano conto dell’enorme differenza che vi è con i loro stipendi; nonostante anche loro lavorino 8 ore, se non di più, ogni giorno.
Sarebbe dunque da attuare una rivoluzione che comporti la più equa distribuzione dei salari, l’aumento dell’organico nelle varie aziende, in modo che gli impiegati possano lavorare 4 o massimo 6 ore al giorno e possano usufruire anche loro di tempo per oziare. Tale soluzione comporterebbe probabilmente anche una maggiore produttività, un maggior benessere tra i dipendenti ed una maggior longevità dei lavoratori, semplicemente grazie ad orari meno “pesanti”.
Sono d'accordo con te. Il sentimento comune porta a pensare che un imprenditore merita, produce e si dedica al lavoro come un lavoratore comune. Ho sentito molte persone affermare che fare l'imprenditore fino alle nove di sera equivale ad andare a fare il muratore, giardiniere, lavorare in fabbrica o qualsiasi altro lavoro usurante. Penso che sia profondamente sbagliato, infatti avendo vissuto entrambe le realtà, penso che l'operaio meriti molto più riposo o comunque un aumento di salario per ciò che produce, dato che penso ormai sia risaputo che ciò che un operaio produce non sia minimamente ripagato dal suo salario. Ma ovviamente nessun operaio oserebbe chiedere un aumento di stipendio dato che se diventa troppo scomodo può essere sostituito con altri venti lavoratori disoccupati in cerca di lavoro. Penso piuttosto che bisognerebbe optare per una diminuzione dell'orario di lavoro e lasciare la domenica come giorno di riposo universale. In questa maniera le persone sarebbero più riposate, lavorerebbero meglio e magari andrebbero a lavoro anche più volentieri. Il mondo rallenterebbe e si vedrebbe anche un briciolo di felicità.
EliminaSono d’accordo con te, infatti funziona che più soldi si hanno più dignità una persona ottiene.
EliminaIl problema sta nel fatto che nessuno ha voglia di fare una rivoluzione, tutti si adattano e si fanno andare bene tutto ciò che gli viene dato.
Scusate ragazzi ma mi permetto di dissentire, e pesantemente. Innanzi tutto perché sono passati più di 150 anni da quando Marx ha parlato del plusvalore e da allora ne sono passate di rivoluzioni e di sindacati sotto i ponti. Non si può paragonare lo sfruttamento di un lavoratore a metà ‘800 con le pause caffè di uno attuale. Inoltre il salario di un ‘Romantico’ era di pura sussistenza quando ora un muratore, o anche un semplice operaio, può scattarsi selfie con l’iPhone per due buone settimane all’anno nella località balneare che più gli aggrada. Detto questo, anche il passaggio sul fatto che le lamentele possano comportare il licenziamento è falso, per il semplice fatto che ora il lavoratore ha un asso(di ogni seme!) nella sua manica che si chiama sindacato, il quale incute timore nei cuori di tutti i dirigenti d’azienda. Altro passaggio su cui non mi trovo d’accordo è sulla disparità dei salari. Per me è giusta! È giusta per il semplice fatto che il dirigente, come suggerisce il nome, dirige il lavoro degli altri. Quando un dipendente medio finisce la sua giornata lavorativa se ne torna a casa stanco ma sapendo che finalmente potrà riposare(matrimonio permettendo), un dirigente no, lui ha i compiti per casa. Un dirigente non finisce mai di lavorare, il lavoro è il suo chiodo fisso e non per un’inconscia volontà masochista, ma perché su di lui grava il peso di molte famiglie(oltre alla propria). Il suo è un continuo rischio. Investimenti che vanno male o lavori soffiati sotto il naso sono all’ordine del giorno. Spesso si sente di aziende che falliscono e di imprenditori che la fanno finita(e no, non intendo con la carriera imprenditoriale). Per me è giusto che queste persone abbiano maggiori salari perché per loro è maggiore il rischio, e comunque, nota prettamente personale, tutti quei soldi che hanno in più non finiscono per giovare alla loro felicità in alcun modo.
Elimina3) Sono d’accordo con te Luca. Secondo l'ultimo rapporto "Oxfam" sulla disuguaglianza nel mondo ad oggi l'1% della popolazione possiede più ricchezza del restante 99%. Un altro dato molto significativo riguarda il fatto che i 2/3 della ricchezza dei miliardari del mondo non è frutto del loro lavoro ma è ereditata o frutto di rendita monopolistica. Basta partire da questi numeri per capire che l'etica nel mondo del lavoro non solo è sbagliata, di fatto non esiste. Forse è ancora presente nelle piccole realtà non a scopo di lucro, ad esempio nelle associazioni di volontariato. Invece, già partire dalle medie, ma forse anche dalle piccole imprese, non è più così visto che l'imprenditore guadagna più di tutti i suoi dipendenti messi insieme. Ciò, come dice Tommaso, può anche essere giusto vista la responsabilità che hanno su loro stessi e sui loro dipendenti. Ritengo invece assolutamente non etico il fatto che la maggior parte dei miliardari siano così ricchi solo per aver avuto la fortuna di aver ereditato un terreno e non per meriti personali.
EliminaNemmeno tra i lavoratori dipendenti vi è oramai tutta questa solidarietà; essi sono talmente alienati da vivere in continuo stress e competizione con i colleghi e risultano sempre meno capaci di esprimere la propria personalità in ciò che fanno. Capisaldi dell'etica del lavoro come l'onestà, il gioco di squadra, la cooperazione e il rispetto risultano sempre meno presenti.
A parole tutti vorremmo lavorare 4 ore al giorno come sostiene Russell, ma la verità è che non accadrà mai perché i singoli operai non contano assolutamente nulla e vanno sfruttati fino in fondo. E se osano ribellarsi possono essere facilmente licenziati e sostituiti o da altri operai pagati la metà o come probabilmente accadrà direttamente da robot.
Matteo Corallo
RispondiElimina“Produciamo una massa di cose che nessuno vuole”. Russell è a favore dell’ozio in quanto mezzo promotore di cultura, arte, scienza, filosofia ed anche una buona dose di felicità. Felicità che manca in una cultura in cui la parola stessa si può tradurre in successo e soldi, poiché, coloro che hanno successo (in ambito lavorativo) sono una minoranza rispetto a dipendenti o operai. Cultura, arte, scienza e filosofia, invece, sono arti che sempre più vanno scemando; Russell afferma anche che:” Gli uomini hanno finito col credere che l’unica forma di conoscenza che valga la pena di possedere è quella applicabile a qualche branca della vita economica della comunità”, e che l’arte della dialettica sta estinguendosi poiché la convinzione è che lo scopo delle parole sia quello di fornire informazioni unicamente pratiche; d’altronde al giorno d’oggi con la filosofia e le materie di stampo umanistico è raro trovare occupazione. Dunque, rispondendo alla domanda, l’ozio è lo strumento principe del progresso perché è la condizione ideale che un uomo può avere per creare, studiare, sperimentare, scoprire ed infine vivere in una società molto più felice.
Il lavoro non è un ostacolo poiché tutto ciò di cui disponiamo è frutto del lavoro, ma lo può diventare nel momento in cui non è lavoro ma schiavitù, quindi è organizzato in modo tale da creare molta disoccupazione, di cui l’ozio raramente porta alle cose citate prima ma piuttosto a criminalità (non sempre) , e occupazione, nella quale l’ozio (ora nella giusta condizione) è totalmente assente, date le eccessive ore di lavoro giornaliere.
Mi sono ritrovato molto nelle parole di Russell. Il tema l’avevo già affrontato durante lo stage, osservando i dipendenti e lo stress delle 8 ore lavorative. Ho capito che molto spesso il lavoro elimina dalla vita delle persone le loro passioni più perverse, omologandole alla mansione di cui ci si occupa. Io penso che ci debba essere il lavoro, in quanto forma una persona e la rende partecipe alla “grande causa” di cui parlava Russell, ma non così.
Ciò che succede alle persone è una sorta di lavaggio del cervello per cui non faranno mai la scelta migliore per loro, ma quella più giusta per gli altri. Vedo vuoto nelle persone assorbite dall’etica del lavoro, non riesco ad intravedere in loro senso critico. Il problema, di cui parla anche Russell, è che ormai del tempo libero le persone non se ne fanno più nulla, a parte consumare qualcosa in centro o guardare Netflix sul divano; dell’arte (in generale) a nessuno importa più qualcosa.
Non c’è più spazio per Filosofi, scrittori, pensatori, rivoluzionari.
EliminaE ciò non va bene, ma la storia dimostra che come esistono momenti “alti”, ne esistono anche di “bassi”. È un ciclo, il pensiero cambierà, sono fiducioso e se non accadrà ci sarà, prima o poi, qualche pazzo che lo farà accadere.
EliminaBertrand Russell afferma che l'ozio è un bene per la collettività mentre il troppo lavoro può nuocere a quest'ultima. Il filosofo pensa che l'ozio sia la chiave del progresso, infatti se facciamo un salto indietro nella storia ed andiamo a vedere le corti rinascimentali, notiamo che molte delle persone che hanno apportato.un progresso intellettuale e spirituale alla società, oziavano la maggior parte del tempo. Per esempio coloro che hanno dimostrato veramente fin dove si può spingere la mente umana attraverso poesia, sculture o dipinti, non hanno mai fatto lavori usuranti e si sono sempre dedicati allo studio ed all'ozio. Se si guarda il contadino che coltivava la terra tutto il giorno solo per la propria sopravvivenza, non ha mai portato un vero progresso nella società, non ci si ricorda del suo nome ed ha fatto una vita di stenti e fame. Se tutti ci concentrassimo un po di più sul pensare a come far progredire la civiltà umana in tutte le sue forme ed un po meno nella mera produzione, sicuramente saremmo ad un livello culturale, economico e spirituale molto maggiore.
RispondiEliminaRussel nel suo libro “elogio dell’ozio” sostiene che l’ozio è lo strumento principe del progresso. Infatti afferma che è la ricerca di maggior tempo libero che porta un miglioramento dello stile di vita o all’ innovazioni di tecnologie; per esempio l’invenzione dei robot ha diminuito il lavoro manuale o internet ha permesso di lavorare da casa.
RispondiEliminaEgli sostiene che è proprio il lavoro ad essere un ostacolo della civiltà e un male per tutti perché è a causa di esso che la povertà e molti altri fenomeni possono presentarsi. Russel a tal proposito fa un’analisi economica dove evidenzia il fatto che se tutti lavorassero di meno tutti ne trarrebbero profitto, sia i disoccupati perché troverebbero un lavoro, sia i lavoratori perché avrebbero più tempo libero. Egli fa l’esempio di una fabbrica di spilli dove viene installata una nuova tecnologia che a parità di costi e tempo produce il doppio di spilli; in questo caso siccome l’attività produrrebbe di più gli operai potrebbero lavorare metà tempo avendo sempre lo stesso guadagno e la fabbrica per produrre di più potrebbe assumere nuovi operai.
Nonostante tali argomentazioni non condivido l’etica del lavoro suggerita da quest’uomo perché non considera un elemento nel suo ragionamento. Infatti nel lungo periodo è sempre presente un continuo aumento di domanda causato dalla crescita demografica. Questo porta ad un parallelo aumento di offerta che deve essere sostenuto da un progressivo miglioramento nelle tecnologie produttive o nell’organizzazione del lavoro per poter aumentare la produzione lasciando invariato il costo. Tuttavia concordo con l’affermazione di P. Lafargue dove nel libro “diritto alla pigrizia” afferma:” il lavoro è la causa di ogni degenerazione intellettuale” perché, anche se essenziale al progresso umano, lavorare molte ore al giorno elimina molto spesso gli hobby e gli interessi di queste persone. Lavorando circa otto ore al giorno e sommando il tempo dei viaggi e delle pause il tempo che rimane è molto poco. Spesso in questo periodo che dovrebbe essere usato per sviluppare i propri interessi a causa della stanchezza, dello stress o delle patologie provocate dal lavoro si preferisce svolgere attività semplici e poco impegnative. Perciò il giusto compromesso sarebbe di dividere equamente la propria vita tra ozio e lavoro.
1) Bertrand Russel nel suo saggio “Elogio dell’ozio” giunge ad affermare che è per merito quasi esclusivo delle persone oziose che ha avuto origine quella che noi oggi chiamiamo “civiltà” e che, sempre grazie a loro, la storia umana è stata caratterizzata da un costante progresso. Comprensibilmente, questa affermazione dell’autore sembra, a noi uomini moderni ed occidentali, inconcepibile. Russel tuttavia con un ragionamento fine e lineare, che ora proverò a riassumere, riesce a dimostrare la sua stucchevole verità.
RispondiEliminaL’umanità è stata storicamente divisa in due grandi famiglie: gli oziosi ed i lavoratori appunto. La prima era chiaramente la minoranza e godeva di privilegi inconcepibili e controllava con stratagemmi il resto della popolazione che, paradossalmente, accettava di buon grado di dover lavorare per mantenere l’ozio altrui. Il fatto è che proprio il dolce far nulla, in campo lavorativo, di queste persone ha fatto si che alcuni di loro si avvicinassero e dedicassero la loro vita al mondo della cultura sviluppando e facendo fiorire le arti e le scienze.
Se nella storia una piccola parte degli oziosi, che già sono una piccola parte delle genti, ha quasi in modo esclusivo condotto l’umanità a questo livello, come e cosa potremmo essere ed aver creato se il lavoro fosse distribuito in modo equo e ogni persona non fosse costretta a spendere tutte le energie nel lavoro e le conservasse per dedicarsi nel tempo libero ad attività che implichino una partecipazione attiva ed efficiente invece di riposare sul divano?
1- Per sostenere la sua tesi, Russel prende ad esempio i periodi di guerra. Con questo esempio
RispondiEliminadimostra che, nonostante una buona parte della popolazione non producesse nulla di utile alla
collettività, l’economia riusciva a progredire comunque dando lavoro a molte persone. Ritiene che
il lavoro non porta progresso e che solo l’ozio lo permette. Per spiegare questo, afferma che nel
passato è stata la nobiltà che oziava a far progredire le società e non i contadini che lavoravano
duramente tutto il giorno per contribuire al benessere delle classi privilegiate.
2- A mio parere il lavoro non è un male per il cammino della civiltà. Sempre di più oggi a noi giovani
viene data la possibilità di svolgere un lavoro che ci piace e che ci appassiona. Se questa condizione
viene rispettata il lavoro non è più visto solo come un mezzo per il sostentamento; questo porta
sicuramente al progresso della società. Un individuo che svolge un lavoro solo per avere i mezzi per
vivere non sarà mai paragonabile ad uno che lo fa anche per passione e che quindi sarà disposto
anche a mettersi in gioco
3- Parlando di etica del lavoro ci si connette inevitabilmente agli stipendi. Secondo me, invece, il
lavoro deve offrire all’individuo l’opportunità di esprimere se stesso e la propria personalità
attraverso quello che fa, a partire dai vertici fino alla base dell’azienda. Di recente ho sentito spesso
parlare di “lean pruction”, un sistema adottato da aziende americane per favorire la crescita
aziendale ed il benessere dei propri lavoratori. Con questo metodo ogni singolo lavoratore viene
coinvolto nelle decisioni e nella vita aziendale e soprattutto viene riconosciuto come individuo
pensante e non come numero o pezzo di una macchina che produce. Penso che ognuno di noi se
viene considerato come individuo, pur facendo un lavoro magari alienante o ripetitivo, possa trarre
vantaggio e giovamento da questo nuovo metodo di lavoro che permette anche di spezzare la
routine.
Nicoletta volevo rispondere al punto 3 in quanto mi ha colpito molto ciò che hai scritto riguardo "lean production" perché penso che sia il sistema giusto da applicare in ambito lavorativo.
EliminaInfatti oggi quando si lavora si viene valutati solo sulla base della produzione che si effettua perchè l'obiettivo delle imprese è quello di vendere i prodotti al minor prezzo possibile, così da poter essere superiori alla concorrenza.
Nonostante la riduzione del prezzo di vendita, i costi fissi che l'impresa deve sostenere sono sempre gli stessi quindi è necessario effettuare dei tagli altrove. Essi non vengono attutati sullo stipendio di chi è ai vertici, ma sulla la paga dei lavoratori che però continuano ad operare le stesse ore; questo si traduce in: stesso lavoro = paga minore.
Essendo quindi valutate solo sulla base di quanto producono, le persone cercano di dare il meglio spendendo la maggior parte delle energie durante le ore lavorative. Questo avviene perché gli individui, soprattutto coloro che effettuano lavori meccanici, sono facilmente sostituibili, quindi se una persona non riesce ad essere abbastanza produttiva finirà per essere sostituita da un altro soggetto. Tutto ciò porta i lavoratori a vivere in una condizione di infelicità, tanto che non sanno nemmeno cosa fare durante il loro poco tempo libero perché troppa è la stanchezza data dal lavoro.
Penso allora che l'ideale sarebbe diminuire l'orario lavorativo, ma ancora meglio sarebbe adottare sistemi innovativi come quello di "lean production" citato da te Nicoletta, così che le persone possano essere riconosciute, in ambito lavorativo, come tali e non come strumenti ed essere così anche più felici. Penso questo sia molto importante poichè è fondamentale lavorare quanto lo è stare bene nel proprio luogo di lavoro per poter vivere la propria vita al meglio.
Cara Nicoletta, credo che tu non abbia colto il messaggio di Russell. Innanzi tutto perché per ‘etica del lavoro’ lui intende lo zelo nel lavoro e il considerare l’ozio come il padre di tutti i vizi (il lavoro nobilita l’uomo). Non ha mai parlato di salari. Ne in quel capitoli ne in tutti gli altri quattordici. In secondo luogo non riesco proprio a capire cosa possa centrare il ‘learn production’ con questo, oltre al fatto che mi sembra uno specchietto per le allodole. C’è poi da dire che se un lavoro è alienante e ripetitivo l’individuo che lo svolge non potrà avere alcuna idea innovativa, in quanto alienato. Ma queste sono congetture, la cosa che mi fa arrischiare il peso di giudicarti colpevole di incomprensione del testo è che Russell differenzia lavoro e vita personale come due cose distinte. Il lavoro è ciò che DEVI fare per sopravvivere e la vita personale ciò che devi fare per vivere. Lui non parla del lavoro come di qualcosa di nobilitante ma come semplice mezzo. È il fatto di vivere una bella vita ciò che interessa a lui, e questo è impossibile se si concentrano tutte le proprie forze su un unico scopo, perché ciò comporterebbe degli svantaggi psichici. Bisogna dunque trovare piaceri o aspirazioni distaccati totalmente dal il proprio lavoro. Certo, a meno che a te non piacciano gli psicofarmaci…
EliminaMoino Alice
RispondiElimina1-Bertrand Russell sostiene che l'ozio sia lo strumento principe del progresso, in quanto é proprio grazie a chi durante la propria vita ha oziato, se la civiltà si é evoluta. Infatti l'autore afferma che l'ozio di pochi, garantito dalle fatiche di molti altri, abbia portato ad un progresso per la società.
In effetti dice che chi non lavora ha il tempo per oziare quindi può dedicarsi ad attività intellettuali utili all' avanzamento del livello culturale; al contrario chi lavora per la maggior parte della giornata, non fa altro che procurarsi il necessario al sostentamento o poco più.
Quindi egli ritiene che non sia necessario lavorare molto per poi risparmiare ció che si guadagna in più, ma che sia più utile svolgere per meno tempo il proprio mestiere per poi dedicarsi ad altre attività quali lo studio, l'invenzione di strumenti utili a facilitare il lavoro dell'uomo, l'arte, la filosofia.
Così facendo ognuno potrebbe contribuire al progresso della civiltà.
2-Secondo Russell il troppo lavoro è un ostacolo al cammino della civiltà in quanto non permette ai lavoratori di avere tempo libero e di poter quindi dedicarsi ad altre attività alternative utili poi al progresso dell'uomo.
Inoltre sostiene che lavorare per tante ore sia un male per tutti, infatti nuoce sia a chi lavora lavora tutto il giorno perché é stressato e affaticato, sia a chi ozia sempre perché é disoccupato e arriva a delinquere o a morire di fame.
Quindi per Russell sarebbe giusto che il primo lavori di meno così da riuscire comunque a vivere avendo peró anche del tempo libero e permettere anche al secondo di percepire uno stipendio.
Personalmente mi trovo d'accordo con il pensiero di Russell in quanto credo che se una persona svolge il proprio lavoro per le giuste ore, cioè quelle che gli permettono di essere utile per la collettività, questo è positivo. Se invece l'individuo si trova a dover lavorare per troppo tempo, cioè arrivando all'alienazione, porta negatività.
Giusto sarebbe poter lavorare meno ore (magari 4 o 6) lavorando tutti ed oziando tutti. Infatti se un individuo guadagna il necessario per vivere, può usare il tempo libero per dedicarsi alle proprie passioni risultando quindi piú felice perché meno stressato dal lavoro.
Russel sostiene che l’ozio è lo strumento principe del progresso.
RispondiEliminaUna volta non esisteva l’equa distribuzione del tempo libero, infatti il popolo era diviso a metà: chi lavorava e chi oziava. Coloro che oziavano avevano molto tempo libero e si dedicavano alla cultura, allo studio dell’arte, della filosofia, della scienza portando così ad un progresso culturale. Al contrario, chi era impegnato lavorativamente non aveva tempo libero e di conseguenza non poteva dedicarsi alla cultura e agli studi, non poteva, o meglio non riusciva, a portare un progresso per la società.
Se oggi lavoriamo da casa con internet, se il lavoro manuale è stato diminuito dalle macchine è solo grazie a coloro che “oziano” perché hanno studiato e creato delle tecnologie che ci permettono di fare ciò.
Ritengo che l’attuale etica del lavoro sia sbagliata, perché le capacità e il valore di un uomo sono espressi dalla cifra scritta nella busta paga.
Notiamo sempre di più che capi d’azienda guadagnano molto di più dei propri dipendenti a parità di ore lavorative, questo crea un’enorme differenza sociale.
Credo si dovrebbero attuare delle politiche tese a diminuire la differenza sociale tra datori di lavoro e dipendenti, così da permettere a tutti di oziare, di aver del tempo libero per coltivare i propri hobbies e passioni.
Sostengo, dunque, che non sia l’ozio a portare il progresso della società, bensì il lavoro. Coloro che oziano, per scelta, sono un peso per la società.
Bertrand Russell vede il lavoro come un dovere etico, destinato da sempre ai più poveri per permettere l'ozio dei più ricchi, e da sempre fatto passare in modo illusorio come un piacere e come qualcosa della quale andare fieri poiché utile per gli altri, e quindi per la società in sé. La visione del filosofo nei confronti dell'etica del lavoro è dunque negativa, in quanto egli afferma anche che "l'etica del lavoro è l'etica degli schiavi, e il mondo moderno non ha bisogno di schiavi". Al contrario Russell sostiene che l'ozio sia lo strumento principale del progresso, questo perché ritiene che se il salariato lavorasse solamente 4 ore al giorno, la produzione sarebbe ugualmente sufficiente e la disoccupazione diminuirebbe. Inoltre, secondo il filosofo, se l'uomo avesse più tempo per oziare, egli non utilizzerebbe il suo stipendio solamente prestandolo ai governi, e facendolo in questo modo "scomparire", ma lo utilizzerebbe per esempio organizzando una festa, facendo così girare l'economia comprando il necessario per organizzarla. Vedendola in quest'ottica, quindi, Russell ritiene il lavoro sia un ostacolo al cammino della civiltà e un male per tutti, e che se invece le ore lavorative venissero limitate a 4 giornaliere, nel mondo ci sarebbe più gioia di vivere e meno nervi a pezzi, stanchezza e dispepsia.
RispondiEliminaPuò sembrare un controsenso affermare che l’ozio sia lo strumento principe del progresso, infatti nella società attuale siamo abituati a pensare che il lavoro aumenti il benessere sociale e personale. Però riflettendo meglio mi sono reso conto che Russell aveva ragione; infatti se noi riducessimo l’orario di lavoro potremmo usare più tempo per le nostre passioni come leggere o dedicarci allo studio. Potremmo migliorare anche i nostri rapporti umani aumentando la qualità della vita. A quel punto anche il lavoro sarebbe meno pesante, più piacevole e di conseguenza più produttivo. In questo senso si può dire che l’ozio favorisce il progresso personale e sociale.
RispondiEliminaRussell afferma che il lavoro non è l’unico mezzo per raggiungere il progresso ed un miglior tenore di vita. Sostiene che se tutti gli individui lavorassero di meno, ci sarebbero più posti disponibili. Questo permetterebbe di eliminare la disoccupazione e inoltre ridurrebbe la disuguaglianza sociale. Il filosofo fa l’esempio della fabbrica degli spilli, dove grazie all’introduzione di un nuovo macchinario è stato possibile produrre nello stesso tempo il doppio degli aghi.
Come Russell penso che sia sbagliato basare tutto sul lavoro e dedicare completamente la propria vita ad esso. L’ideale sarebbe trovare un giusto compromesso tra lavoro e tempo libero. Inoltre, è molto importante come si affronta il proprio mestiere; infatti, se rifletto sull’esperienza lavorativa di mia madre, vedo che lei ama alzarsi presto al mattino con la consapevolezza di svolgere una professione che ha sempre sognato fin da bambina! Quindi mi sento di affermare che il lavoro non sia una cosa negativa, se affrontato con la giusta predisposizione d’animo.
Penso che vivere esclusivamente per il lavoro non sia giusto perché è riduttivo per l’essere umano; io non vorrei certo rendere la mia vita un accumulo di giorni trascorsi a lavorare e a produrre. Mi piacerebbe svolgere un’attività gratificante ma vorrei trascorrere anche del tempo con gli amici, dedicandomi alla musica e ai viaggi.
Se una persona trascorre la maggior parte del suo tempo a lavorare prima o poi diventa stressata e troppo competitiva. Quindi l’etica del lavoro, se esasperata, rende gli esseri umani vuoti ed aridi, e quindi privi di vitalità, di attività creativa e di sensibilità affettiva. Infatti, se si ha tempo libero a sufficienza, ci si può dedicare allo studio e al miglioramento personale, aumentando le proprie competenze e contribuendo così al progresso sociale.
Ritengo l'opinione espressa dal filosofo riguardo all'etica del lavoro coincida parzialmente con la mia. Trovo infatti che la maggior parte delle persone lavorino troppo al giorno d'oggi, e che molte di loro basino la loro vita soprattutto su questo. Credo una riduzione delle ore lavorative sarebbe utile, ma allo stesso tempo ritengo che 4 ore giornaliere probabilmente siano poche. Le persone hanno bisogno di essere e di tenersi occupate in qualche modo, altrimenti finiscono per cadere in depressione avendo troppo tempo libero e non sapendo come investirlo. Ora come ora ho una visione negativa dell'etica del lavoro. Osservo e vedo molte, troppe persone focalizzarsi solamente sulla carriera lavorativa e sul denaro che potranno ricavarne da essa. Tutta la vita sembra ruoti attorno a questo, e non c'è più tempo per dedicarsi, come dice Russell, ad attività attive. Nonostante questo penso che, una diminuzione di ore lavorative, arrivati a questo punto, sia un'ambizione utopistica. Le persone, con il passare degli anni hanno sempre più "fame" di potere e di ricchezza, e facendo così sarebbe come tornare un po' indietro nel tempo, sarebbe come regredire.
RispondiEliminaSono d’accordo con te quando dici che oggi ogni individuo basa la propria vita soprattutto o solamente sul lavoro. Oggi le persone cercano di realizzarsi più che in altri ambiti, in quello lavorativo, come se il lavoro fosse l’unico modo per raggiungere la piena realizzazione di sé. Se le ore lavorative venissero diminuite, l’individuo ormai alienato avrebbe più tempo per potersi dedicare ad altri tipi di attività (come dice anche Russel). In questo modo, avendo più tempo libero, il suo tenore di vita migliorerebbe e di conseguenza diventerebbe più efficiente in ambito lavorativo.
EliminaCome hai detto è anche vero che troppe poche ore al giorno di lavoro non occuperebbero abbastanza l’individuo e lo renderebbero più propenso a tristezza e depressione (nel caso in cui non riesca a tenersi occupato in altri modi). Per questo secondo me sarebbe giusto applicare una via di mezzo, cioè prendere più in considerazione il tempo libero e allo stesso tempo far in modo che il lavoro non occupi tutta la giornata dell’individuo.
Mi trovo d’accordo anche sul fatto che oggi è difficile diminuire le ore giornaliere lavorative, in quanto si è sempre più propensi ad aumentarle. Nonostante ciò credo non sia giusto ridurre un individuo a una vita composta per il 90% dal lavoro, privandolo di coltivare i propri hobby e le proprie passioni.
Quindi mi chiedo, una vita dominata dal lavoro vale la pena essere vissuta?
Russel, nel saggio intitolato « l’elogio dell’ozio » sostiene che l’ozio é lo strumento principe del progresso perché se ogni lavoratore, che sia un operaio, medico o imprenditore, lavorasse meno ore avrebbe certamente più tempo libero da dedicare alle sue passioni e sviluppo culturale.
RispondiEliminaViviamo in una società che da sempre ci ha insegnato a prendere delle decisioni o a compiere determinate azioni in prospettiva del futuro, quindi anche del lavoro. Il lavoro viene considerato un dovere etico che illusoriamente ci fa credere che ciò porti a una realizzazione personale.
Insomma, tanto meglio se si riesce a trovare un’occupazione nell’ambito lavorativo desiderato, che magari consente pure un buon reddito, ma non é sempre questo che ci realizza completamente, o almeno non dovrebbe.
É fondamentale infatti che ognuno possa avere del tempo libero da investire, dedicandolo ai propri interessi o passioni qualunque essi siano, ed il tempo é quindi proprio un aspetto negativo del lavoro perché é difficile poter fare ciò se il proprio impiego occupa gran parte del tempo giornaliero. La cosa migliore sarebbe quindi la riduzione delle ore lavorative così da aver maggior tempo a disposizione, ma attenzione, non dovrebbe esserci nemmeno troppo tempo libero perché, si sa, « l’ozio é il padre di tutti i vizi ».
L’ozio quindi, come detto prima, porta a un progresso a livello personale ma é importante anche per il progresso della società perché questa progredisce nel momento in cui i soldi guadagnati (meno ore di lavoro oltretutto darebbero occupazione a più persone) vengono spesi, così da far guadagnare l’altro e questo a sua volta può investirli in ciò che meglio crede nel suo tempo libero.
Il lavoro può essere considerato anche un ostacolo al cammino della civiltà nel momento in cui le persone lavorando per troppe ore non hanno tempo libero e d’altra parte ci sono persone disoccupate che pesano alla società, quando tutto ciò si potrebbe risolvere diminuendo le ore lavorative, così da diminuire la disoccupazione e le differenze sociali che contrappongono personne più ricche e agiate a quelle con meno possibilità economiche.
L’etica del lavoro a mio parere non é del tutto corretta perché le persone vengono valutate e giudicate in base a quanto producono, a quanta ricchezza sono in grado di immettere in società e vengono tralasciati così i valori personali. Spesso molte persone lavorano con l’unico scopo di guadagnare denaro dando importanza unicamente alla retribuzione, scopo utilitario preimposto, quindi la gran parte di essi pensa in vista di qualcos’altro e tralascia l’importanza delle cose più semplici, se si lavorasse di meno si godrebbe quindi di maggior tempo per dedicarsi a piacersi e soddisfacimento di curiosità personali.
RispondiElimina1-Se è vero che l’ozio è lo strumento principe del progresso allora l’educazione è la sua principessa. Russell mette sul trono dello sviluppo umano un vizio e una virtù e la motivazione che da è che con più tempo libero e buon gusto nell’usarlo l’uomo potrà uscire dal vortice in picchiata dell’utilitarismo e finalmente arrivare ad avere un mondo giusto. Lavorando tutti quanti quattro ore al giorno avremmo modo di avere più tempo libero da poter impiegare nella ricerca in tutti i campi e in tutte le modalità che si vogliano, senza giudizi sull’originalità della ricerca (primo fattore di fallimento per ogni buon Tesla che si rispetti). Un afflusso tale di ricerche farebbe in modo da lasciarci alle spalle molti problemi moderni e migliorare il benessere delle persone. Per chi invece non si sente portato per la scoperta l’ozio favorirebbe un innalzamento del tasso di serotonina nel cervello, portato dalla riscoperta del piacere di vivere, causando un drastico abbassamento del livello di stress, frustrazione, depressione, misantropia e probabilmente anche dei suicidi. Come dicevo all’inizio, e come dice Russell verso la fine, importante è anche l’educazione. Il buon gusto di coltivare passioni o svaghi attivi, fisicamente o mentalmente parlando, è di fondamentale importanza così da poter tenere in moto in modo costruttivo il cervello nell’ozio e non lobotomizzarlo attraverso l’intrattenimento passivo.
2-Dipende, lo dice anche Russell. Fin tanto che i preparativi per un piano di quattro ore non sono pronti bisogna continuare a lavorare per tutto il tempo che serve, lui porta l’esempio della Russia. Ma non appena le cose si siano sistemate non vi è alcun vantaggio nel continuare a lavorare spasmodicamente perché questo comporterebbe un sovrappiù e di conseguenza uno spreco inutile.
3-Che sia stata la mossa più intelligente della classe dirigente per mantenere il potere non appena vide che la religione stava perdendo colpi.
Nel secondo punto dici che non vi è alcun vantaggio a lavorare più del necessario perché questo produrrebbe sprechi, non pensi invece che un lavoratore stacanovista possa essere premiato con un aumento per il lavoro in più svolto?O magari con una promozione ma comunque un miglioramento rispetto alla sua situazione lavorativa iniziale?
Elimina2) Ritengo che in un certo senso possa essere sensato affermare che il lavoro è un danno per l'umanità.
RispondiEliminaNon si può negare che per l'uomo produrre beni e servizi di consumo sia necessario alla sua sopravvivenza e che quindi lo sia anche il lavoro. Il rovescio della medaglia è però che le persone lavorano per ricevere un reddito con il quale poter acquistare i prodotti necessari che loro stesse, o un loro simile ha prodotto. Ma se siamo tutti fratelli, viviamo tutti nello stesso pianeta e tutti necessitiamo degli stessi beni perché abbiamo avuto la necessità di creare i mercati attraverso i quali attribuire un valore alle cose?
Il sistema economico dei mercati ha generato i flussi di reddito che le persone percepiscono le une in quantità diversa dalle altre e di conseguenza non vi è parità ed uguaglianza sociale poiché chi percepisce un reddito minore non ha le stesse opportunità delle altre persone, sue simili e fratelli. In quest'ottica ha senso affermare che il lavoro crea la disuguaglianza.
Chiaramente se non vi fosse disuguaglianza non vi sarebbe nemmeno ostilità tra le genti e molti, se non tutti, altri problemi sociali.
Quindi, secondo voi, non sarebbe meglio che le persone lavorassero senza applicare prezzi alle merci e si scambiassero i beni con lo spirito di sostentamento reciproco così da permettere ad ognuno di avere le stesse possibilità?
Quest’ottica di fratellanza mi sembra un po’ utopistica, non ti sembra sia giusto che un po’ di disuguaglianza ci sia?Se tu hai studiato per molti anni, ti sei “fatto il mazzo” per diventare un imprenditore di successo e ogni giorno hai preoccupazioni perché una tua scelta sbagliata può far fallire tutta l’azienda non è giusto che tu prenda di più rispetto a un operaio che sì lavora il tuo stesso tempo ma al massimo per un errore viene sgridato?
Elimina“..La fede nella virtù del lavoro provoca grandi mali nel mondo moderno e che la strada per la felicità e la prosperità si trova invece in una diminuzione del lavoro..” Questa è una delle frasi che più mi ha colpito di Beltram Russell e che riassume il suo pensiero. Secondo lui infatti la chiave del progresso non è il lavoro ma è al contrario l’ozio. Russel crede che la concezione del lavoro come “dovere etico” e “necessario” sia soltanto una costruzione culturale che nasce dall'interesse delle persone più agiate, causato dalla loro voglia di oziare servendosi del lavoro di quelle meno ricche. A questo proposito l’autore prende come esempio i proprietari terrieri, i quali possono permettersi di essere oziosi solo grazie al lavoro dei contadini.
RispondiEliminaRussel pensa che le persone dovrebbero lavorare meno per avere più tempo libero. Secondo lui in questo modo potrebbero dedicarsi ad attività intellettuali (attive) che porterebbero a nuove innovazioni oltre che al miglioramento della vita del singolo; ed è proprio con le innovazioni che si genera il progresso.
Nella frase che inizialmente ho citato, Russel afferma che “il lavoro provoca grandi mali”. Questo perché egli pensa che se ognuno lavorasse meno ore al giorno si risolverebbero problemi come la disoccupazione. Inoltre l’eccessivo lavoro non rappresenterebbe più un ostacolo per i lavoratori, in quanto (come già detto) avrebbero più tempo libero per contribuire al progresso della società in ogni tipo di ambito (ad esempio tecnologico).
1)Secondo Russel solo grazie al fatto che una gran parte della società segue l’etica del lavoro pochi possono oziare e non preoccuparsi di lavorare,senza appunto questa preoccupazione possono dedicarsi alle arti e alla cultura e questo ha permesso che la civiltà umana si sollevasse dalle barbarie.
RispondiEliminaEvidentemente Russel vede l’arte e la cultura come un progresso maggiore rispetto a quello economico che può avere un paese grazie alle industrie collocate in esso che producono PIL.
Secondo il filosofo britannico ci sono due tipologie di lavori :”la prima consiste nell'alterare la posizione di una cosa su o presso la superficie della terra, relativamente a un'altra cosa; la seconda consiste nel dire ad altri di farlo. La prima specie di lavoro è sgradevole e mal retribuita; la seconda è gradevole e ben retribuita” quindi si può dire,secondo questa logica,che il lavoro è visto come il culmine delle ingiustizie sociali dove chi si spacca la schiena riceve poco in cambio e chi fa poco invece ne trae un grande beneficio.
Egli ha quasi un’ottica marxista che tende a vedere tutti i lavoratori come schiavi,citando Russel “L'etica del lavoro è l'etica degli schiavi, e il mondo moderno non ha bisogno di schiavi.”
Bertrand Russell sostiene che l’ozio è lo strumento principe del progresso.
RispondiEliminaA tal proposito il filosofo britannico afferma che: “ senza una classe oziosa l’umanità non si sarebbe mai ripresa dalle barbarie”. Facendo un riferimento storico individua dunque due tipi di categorie: gli oziosi e i lavoratori.
Coloro che non lavorano hanno il tempo per oziare, ciò comporta al fatto che possono dedicarsi ad attività letterarie, filosofiche e scientifiche.
Fu proprio quindi questa classe oziosa, che “senza far nulla”, coltivò le arti e scoprì le scienze, probabilmente in assenza di essa attualmente vivremmo in una civiltà arretrata e sottosviluppata.
D’altro canto i lavoratori, che impiegando tutta la loro giornata alla prestazione, non fanno altro che procurarsi il minimo indispensabile alla sussistenza.
Russell ritiene dunque opportuno che il singolo individuo lavori meno ore al fine che egli possa dedicarsi ad attività che porterebbero la civiltà allo sviluppo e alla crescita.
Secondo Russell il troppo lavoro è un ostacolo al cammino della civiltà in quanto l’eccessiva prestazione, priva ai lavoratori del tempo, che potrebbe rivelarsi fondamentale al soddisfacimento dei propri bisogni e delle proprie passioni.
Inoltre afferma che il troppo lavoro può nuocere sia a coloro che lavorano troppo, sia a quelli che oziano.
Russell trova dunque un compromesso: ridurre le ore alle persone che lavorano eccessivamente in modo tale che i disoccupati colmino quest’ultime.
In questo modo a coloro a cui avranno limitato le ore lavorative, saranno sicuramente meno stressati e stanchi e avranno del tempo libero per dedicarsi ai loro svaghi, mentre i disoccupati percepiranno uno stipendio.
A mio parere l’etica del lavoro non è propriamente corretta.
È vero che un dirigente d’azienda guadagna molto di più di un suo dipendente, il che mi sembra giusto dal momento in cui quest’ultimo ha grandi responsabilità e un tasso del rischio elevato poiché dipende proprio da egli il funzionamento dell’attività.
Però d’altra parte ritengo sbagliato il fatto che molte persone lavorino al solo fine del guadagno e che trovino in quest’ultimo un elemento di vanto personale.
2 e 3)Secondo me no,non ha senso dire che il lavoro è un male perché essendo concreti e basandoci sui fatti,le case dove viviamo e il cibo che mangiamo non sono fatte da scrittori.
RispondiEliminaIl lavoro secondo me è uno strumento di progresso perché oltre a garantirci il sostentamento può portare a innovazioni nel campo della medicina e della tecnica.
Anche il lavoro fine a se stesso può portare a un progresso se parliamo in termini di PIL e di crescita di uno stato.
Inoltre siamo nel 2020,ci sono molte leggi in Europa che tutelano il lavoratori,il “diritto del lavoro” è addirittura un ramo disciplinare a cui è dedicato un intero reparto nella cancelleria penale e civile dei tribunali quindi non possiamo più pensare ai lavoratori come un gruppo di schiavi alienati,come potevano essere visti ai tempi di Marx.
Secondo me è anche sbagliato pensare che i capi delle aziende facciano poco e prendano tanto perché sì è vero,magari fanno le stesse ore di un operaio e guadagnano 5 volte tanto ma è un lavoro completamente diverso:tutti i rischi se li assumono loro,e volte gran parte del capitale delle società viene versato dai soci,quindi non è giusto che abbiano più potere economico loro visto che in caso di perdita sono i primi a rimetterci?
Inoltre gli operai sono più facilmente sostituibili mentre invece chi occupa posizioni dirigenziali per poterlo fare ha fatto degli studi che gli hanno permesso di acquisire le competenze necessarie.
Alcune persone potrebbero controbattere a questa mia ultima affermazione dicendo che non tutti hanno le possibilità economiche di studiare e a loro rispondo che ci sono moltissimi progetti finanziati dagli enti quali lo stato o la regione(come quello a cui la maggior parte di noi 4Ales ha potuto partecipare andando a Brighton quest’estate quasi interamente gratis) o anche borse di studio per gli studenti più meritevoli quindi se vuoi, e hai la costanza e l’impegno, puoi.
Inoltre nessuno è costretto a svolgere un lavoro che odia,citando l’articolo 4 della costituzione “ Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
Quindi se non vuoi fare il contadino ma lo scrittore o il filosofo nessuno ti vieta di farlo e se sarai bravo verrai anche ricompensato con fama e soldi magari,è una tua scelta.
Questo mondo come ho già ribadito più volte ci offre sempre di più opportunità e credo che il lavoro possa anche appassionare,se una persona ci dedica tempo,impegno e fa le cose che gli piacciono può ricavare molte soddisfazioni e non vedere il lavoro come un obbligo ma quasi come uno stile di vita.
Dipende tutto dall’atteggiamento con cui una persona si pone,essendo il mio mondo quello scolastico lo uso per fare un esempio:
Se uno studente fa una scuola con materie che gli piacciono,ha una buona attitudine ad esse e ci dedica tempo e sforzi per riuscire al meglio raccoglierà risultati positivi(considerabili anche come soddisfazioni personali) nella maggior parte dei casi e questo non implica che non possa avere una vita sociale,come credo sia normale dovrà fare delle rinunce ma non vedrà l’andare a scuola come un peso.
Se invece un altro fa una scuola che non trova stimolante,magari fa gli sforzi minimi per arrivare alla sufficienza e non ci dedica tempo a casa non solo raccoglierà risultati bassi o negativi ma vedrà il fatto di stare a scuola come una costrizione e magari la vivrà male.
Questo atteggiamento secondo me è giusto ci venga dato con l’etica del lavoro perché soprattutto da giovani non abbiamo senso critico,ce lo costruiamo poi mano a mano e quando nella prima fase della nostra vita questo senso critico non c’è ci viene in contro la società.
Bertrand Russell, nel suo saggio “L’elogio dell’ozio”, critica l’etica del lavoro. Egli sostiene infatti che essa è stata impressa dalle classi sociali più ricche in quanto non accettavano che i poveri oziassero.
RispondiEliminaInfatti se prima i lavoratori venivano costretti con la forza, ora viene fatto loro un lavaggio del cervello. Infatti, come insegna Machiavelli, è meglio convincere una persona a fare una cosa piuttosto che obbligarla. Essi infatti crederanno spontaneamente che sia giusto farla. Invece con la violenza il soggetto proverà a ribellarsi al potere.
Con l’avanzare della tecnologia, però, il tempo di produzione si è ridotto drasticamente. E cosi molti dipendenti vengono licenziati ed altri continuano a lavorare per otto ore al giorno. Secondo Russell entrambi diventano infelici e non si dedicano al tempo libero. Secondo l’autore, riducendo l’orario a quattro ore al giorno, l’impresa potrebbe assumere altre persone e farli lavorare tutti meno dando loro il tempo per oziare e calando la disoccupazione.
Secondo me questa ipotesi nella realtà è difficilmente applicabile perché non è detto che l’azienda possa permettersi di pagare un stipendio in più e vi è il forte rischio di un incremento del prezzo di produzione. In questo modo ne trarranno svantaggio sia l’imprenditore sia i salariati che dovranno acquistare questi prodotti.
Non condivido la visione del mondo del lavoro dello scrittore, infatti, come recita l’articolo 4 della nostra Costituzione il lavoro non è solo un modo per sostentarci ma è il mezzo con cui ogni cittadino ha il dovere di far progredire, secondo le proprie possibilità e le proprie scelte, al progresso materiale e spirituale della società.
In sostanza ognuno contribuisce a mettere un mattoncino per costruire la nostra società.
E’ vero esistono due categorie di lavoratori: chi è costretto a svolgere mansioni più faticose, dove non può esprimere la sua personalità e deve seguire le indicazioni del dirigente e chi esprime tutta la sua creatività e la sua passione e viene ben retribuito.
Nel primo caso il dipendente rischia di sentirsi insoddisfatto ma oggi grazie alle tutele sindacali ottiene uno stipendio adeguato che gli permette di acquistare sia beni primari sia quelli secondari. Inoltre gli viene garantito del tempo dove poter oziare.
Nell’altro, invece, esprime tutta la sua creatività e la sua passione e viene ben retribuito. Questi lavori, però, chiedono un alto livello di preparazione e di esperienza. Proprio per questo motivo lo Stato dovrebbe impegnarsi ancora di più nell'istruzione e nella formazione dei giovani, affinché sia data loro la possibilità di ottenere un occupazione che fa evolvere la società come ad esempio gli ingegneri o i ricercatori.
1) Bertrand Russell sostiene che l'ozio è lo strumento principe del progresso. Secondo il filosofo britannico senza la presenza di una classe inoperosa l'umanità non si sarebbe mai evoluta. Solamente questi individui hanno permesso alla società di progredire in ambito artistico, scientifico e culturale; ad esempio attraverso la scrittura di libri. Per l'autore, quindi, non ha alcun senso far lavorare tanto molte persone lasciando che contemporaneamente altre muoiano di fame. Una riduzione dell'orario di lavoro permetterebbe di eliminare, o perlomeno di diminuire la disoccupazione e di garantire a tutti del tempo libero in cui oziare. Ogni cittadino sarebbe così in grado di contribuire al progresso dell'umanità.
RispondiEliminaPer dimostrare la veridicità della tesi, Russell afferma che durante la guerra il livello generale di benessere tra i salariati fu piú alto che in qualsiasi altro periodo. Questo fu possibile grazie all'organizzazione scientifica della produzione, la quale fu capace di assicurare alla popolazione un discreto tenore di vita sfruttando soltanto una piccola parte delle capacità di lavoro generali.
2) Secondo Russell il lavoro rappresenta un ostacolo al cammino della civiltà soprattutto perché non garantisce ai dipendenti la possibilità di dedicarsi ad attività di carattere intellettuale utili al progresso della civiltà. Inoltre, il filosofo britannico considera il lavoro un male per tutti sostanzialmente perché non permette ai lavoratori di oziare e li fa vivere come degli schiavi. Ciò non permette alla società di progredire e quindi ne paga le conseguenze anche chi al momento è disoccupato o non cerca lavoro.
Dal mio punto di vista le affermazioni di Russell sono in parte vere in quanto più tempo libero permetterebbe a tutti di essere più felici e di lavorare in maniera migliore il giorno successivo. Per questo motivo al giorno d'oggi ai lavoratori sono concessi molti più diritti di un tempo e questo ha permesso alla scienza, alla tecnologia e alla cultura di progredire in modo eccezionale. Tuttavia, a differenza di Russell, non paragonerei i dipendenti di oggi a degli schiavi e non definirei la società contemporanea poco all'avanguardia.
1) Bertrand Russell nel libro “elogio dell’ozio” sostiene che l’ozio è lo strumento principe del progresso. Tramite questo, migliora lo stile di vita e il progresso culturale e tecnologico. Secondo la sua idea, chi non fa altro che pensare a lavorare per procurarsi il necessario al sostentamento, non può dedicarsi ad attività intellettuali utili all'avanzamento del livello culturale della società, al contrario di chi non lavora riesce ad usare il suo tempo per portare un progresso per la società.
RispondiEliminaPer dimostrare la sua idea, Russell, utilizza come esempio una fabbrica di spilli dove, grazie ad una nuova macchina, a parità di costi e tempo si riesce a produrre il doppio degli spilli; dunque l’attività produrrebbe di più e gli operai potrebbero lavorare metà tempo avendo sempre lo stesso guadagno. Nel caso invece si mantenesse lo stesso orario di lavoro si produrrebbe una quantità di eccessiva di spilli il che porterebbe ad una sovrapproduzione e avrebbe una serie di conseguenze che porterebbero alla perdita di lavoro di molti dipendenti.
2) Non è vero che il lavoro è solo un ostacolo per la società: secondo alcuni studi la noia è la fonte prima della fantasia e la fantasia è non poco utile al progresso. Infatti come si fa ad avere un'idea innovativa se non si ha neanche un po' di fantasia? L'ozio dunque, quando non si ha più niente da fare, porta la noia e da quest'ultima, alla quale è anche stato scritto un elogio, scaturiscono le idee. Le idee però da sole, valgono niente e serve dunque del lavoro per migliorarle, svilupparle e definirle per poi darle forma. Perciò senza il lavoro non ci sarebbe il progresso poiché questo è frutto dell'unione dell'ozio e del lavoro.
3) Secondo me l'etica del lavoro è sbagliata nel modo in cui la pensiamo al giorno d'oggi: lavori che richiedono molta meno fatica sono molto più pagati di altri lavori che richiedono uno sforzo molto più grande. Posso accettare che un dirigente sia più pagato di un semplice dipendente poiché ha sulle spalle la responsabilità di occuparsi dell'intera azienda, mentre un dipendente svolge le sue funzioni quali siano. Allo stesso tempo però penso non sia affatto giusto che chi lavora in azienda ricevi un salario molto maggiore rispetto a quello di un carpentiere, poiché il lavoro del carpentiere può essere. valutato come equale contando che l'ammontare delle ore e le condizioni di lavoro, non sempre sono ottimali. Si dovrebbe rivalutare. Inoltre il fatto che esistono ancora oggi delle discriminazioni, che siano di genere, di religione, di provenienza dovrebbe farci pensare a come siamo abituati a dare un'etichetta a tutti e in base a questo fare delle preferenze.
Martina Menoncello
RispondiElimina1) Bertrand Russell nel libro “elogio dell’ozio” sostiene che l’ozio è lo strumento principe del progresso. Tramite questo, migliora lo stile di vita e il progresso culturale e tecnologico. Secondo la sua idea, chi non fa altro che pensare a lavorare per procurarsi il necessario al sostentamento, non può dedicarsi ad attività intellettuali utili all'avanzamento del livello culturale della società, al contrario di chi non lavora riesce ad usare il suo tempo per portare un progresso per la società.
Per dimostrare la sua idea, Russell, utilizza come esempio una fabbrica di spilli dove, grazie ad una nuova macchina, a parità di costi e tempo si riesce a produrre il doppio degli spilli; dunque l’attività produrrebbe di più e gli operai potrebbero lavorare metà tempo avendo sempre lo stesso guadagno. Nel caso invece si mantenesse lo stesso orario di lavoro si produrrebbe una quantità di eccessiva di spilli il che porterebbe ad una sovrapproduzione e avrebbe una serie di conseguenze che porterebbero alla perdita di lavoro di molti dipendenti.
2) Non è vero che il lavoro è solo un ostacolo per la società: secondo alcuni studi la noia è la fonte prima della fantasia e la fantasia è non poco utile al progresso. Infatti come si fa ad avere un'idea innovativa se non si ha neanche un po' di fantasia? L'ozio dunque, quando non si ha più niente da fare, porta la noia e da quest'ultima, alla quale è anche stato scritto un elogio, scaturiscono le idee. Le idee però da sole, valgono niente e serve dunque del lavoro per migliorarle, svilupparle e definirle per poi darle forma. Perciò senza il lavoro non ci sarebbe il progresso poiché questo è frutto dell'unione dell'ozio e del lavoro.
3) Secondo me l'etica del lavoro è sbagliata nel modo in cui la pensiamo al giorno d'oggi: lavori che richiedono molta meno fatica sono molto più pagati di altri lavori che richiedono uno sforzo molto più grande. Posso accettare che un dirigente sia più pagato di un semplice dipendente poiché ha sulle spalle la responsabilità di occuparsi dell'intera azienda, mentre un dipendente svolge le sue funzioni quali siano. Allo stesso tempo però penso non sia affatto giusto che chi lavora in azienda ricevi un salario molto maggiore rispetto a quello di un carpentiere, poiché il lavoro del carpentiere può essere. valutato come equale contando che l'ammontare delle ore e le condizioni di lavoro, non sempre sono ottimali. Si dovrebbe rivalutare. Inoltre il fatto che esistono ancora oggi delle discriminazioni, che siano di genere, di religione, di provenienza dovrebbe farci pensare a come siamo abituati a dare un'etichetta a tutti e in base a questo fare delle preferenze.
Cristal Maiorana
RispondiElimina1- Russell asserisce che l'ozio è lo strumento fondamentale per lo sviluppo ed il progresso, Ma nella cultura e nell'educazione dell'uomo moderno è stata inculcata l'idea che il progresso avviene solo ed esclusivamente con il duro lavoro. Per questo motivo fin da bambini viene fissata con forza l'idea del dovere: dover lavorare, dover emergere, dover affermarsi per acquisire quella falsa libertà che in realtà è solo una chimera che uomini di potere hanno l'abilità di farci credere, e allora fin dalle elementari in fila per tre, passando per il mondo del lavoro sempre in fila per tre e senza protestare, con la promessa che i più ligi al dovere avranno una promozione mentre coloro che oziano resteranno al palo. Ma che cos'è l'ozio? L'ozio è quei momenti in cui il cervello si prende il suo tempo, il corpo lo segue per un istante e sparisce la parola "devo". Durante i momenti di ozio sono state partorite grandi poesie, grandi opere e geniali invenzioni, allora la domanda nasce spontanea: l'ozio può creare progresso?
L'ozio è il padre di tutti i vizi e come sappiamo i vizi costano e anche cari. Alla parola costo si riflette la parola spesa, la spesa fa sì che ci sia una richiesta che qualcuno dovrà esaudire con la produzione, quindi lavoro. Qui il cerchio si chiude dando un'equazione scontata: l'ozio crea lavoro smuovendo l'economia, e con L'economia in moto abbiamo benessere e quando un popolo sta bene progredisce. Abbiamo infine sviluppato progresso.
2- Dare una risposta assoluta all'affermazione " il lavoro è un ostacolo al cammino della civiltà e un male per tutti" a mio parere è impossibile, la verità sta nel mezzo in quanto intere civiltà hanno progredito grazie al lavoro e agli sforzi sinergici di tutto un popolo, unito da un fine unico: il benessere, proprio e collettivo. Il danno viene fuori quando i propri interessi vanno al di sopra dell'interesse comune. L'avidità e l'egoismo inducono ad un lavoro maggiore o per scelta o per costrizione, Allora sì in questo caso il lavoro potrebbe essere un danno per il cammino della civiltà. Si vedono persone chine sui tavoli di lavoro con orari al limite dell'umano (come il modello cinese), parificati a degli automi che devono solo produrre per ricchezza di qualcun'altro perdendo così gli anni più belli, o la salute e vedendo scivolare via la vita giorno dopo giorno, perdendo attimi che non ritorneranno più come il veder crescere i propri figli. In conclusione il lavoro è un aiuto per lo sviluppo della civiltà al patto di poterne godere la crescita di quest'ultima.
3- l'etica del lavoro è giusto che esista a tutela dei lavoratori nel rispetto di chi il lavoro lo fa con serietà, che sia etico e allineato con i propri valori, rispettoso delle proprie credenze e che non induca l'uomo ad operare ciò che è sbagliato contro la propria volontà. Etico è dare il giusto in cambio del giusto rispettare colui che ha bisogno del nostro lavoro e ricevere in cambio rispetto.