mercoledì 15 gennaio 2014

La famiglia ieri, oggi, domani.

Tutti ci proveniamo, tutti - presto o tardi - finiamo per formarne una. La famiglia ha un ruolo insostituibile nella vita di una persona: è nella famiglia che si forniscono a un bambino gli strumenti materiali, conoscitivi, morali per affrontare la vita; è in seno alla famiglia e in relazione alla famiglia che ci si forma la prima immagine di sé, il primo abbozzo di identità: ciò che siamo, ciò che vogliamo diventare, ciò che ci sforzeremo di non essere. Si può provocarla, tradirla, sabotarla, allontanarsene, rinnegarla, ma la famiglia è sempre lì, che lavora dentro alla nostra testa a rappresentare l'archetipo, o il peccato originale, comunque sempre la pietra di paragone con la quale misuriamo tutte le nostre relazioni sociali.
"Non sarò mai come mio padre", oppure "non farò mai a mia moglie ciò che mio padre ha fatto a mia madre", oppure "voglio una vita che si tenga lontana dalla prigionia della quotidianità familiare": qualsiasi cosa si sia detto o pensato, una volta, cento volte, da sempre e per sempre, ha comunque molto a che fare con l'esperienza vissuta nell'infanzia, in relazione con le persone più importanti della nostra vita: i genitori.
Ma la famiglia è un istituto storico, la sua struttura non è statica, cambia in relazione alle sollecitazioni prodotte da ogni epoca. La famiglia produce la società, ma è a sua volta prodotta, trasformata, influenzata dalla società, in un gioco incessante di reciproco scambio.
Vent'anni separano la nostre famiglie di origine. Quella in cui sono nato era una famiglia tipica degli anni '70: padre e madre legati nell'indissolubile vincolo del matrimonio religioso; due figli, maschio e femmina; unico percettore di reddito; la madre che sceglie di abbandonare il lavoro per far fronte all'accudimento dei figli; divisione dei compiti familiari piuttosto netta; scelta di vivere in un alloggio di proprietà familiare, indipendente dalle famiglie di origine, quelle dei nonni.
Negli anni '70 i divorziati erano pochissimi (aborto e divorzio sono stati introdotti nel 1975); stranieri non se ne vedevano in giro; in estate si andava in vacanza per un mese partendo sull'utilitaria FIAT di ordinanza (italiane erano il 90% delle auto in circolazione); i rapporti con i nonni, che vivevano nelle vicinanze, erano regolari e frequenti.
Ma questo è il passato.
Oggi, se mi guardo intorno, mi pare che il mondo sia stato investito da un cataclisma naturale. Quel modello di famiglia, se pure esiste ancora, è sempre meno centrale e sempre più una eventualità fra le mille varianti possibili.
Mi chiedo e vi chiedo allora: qual è il modello familiare da cui provenite? Quando pensate alla famiglia che formerete, come ve la immaginate? Ad immagine e somiglianza della vostra, oppure completamente diversa? Cosa vi piace, cosa non vi piace del vostro modello familiare? Vi sposerete? Convivrete? Se sarà il caso, divorzierete? Avrete figli? Come li accudirete? Li farete crescere dai nonni? Rinuncerete al lavoro per loro? Come distribuirete gli incarichi familiari? Andrete ad abitare al piano terra della villetta di famiglia? Oppure prenderete in affitto un loft a Manhattan, lontano da tutto e  tutti?

Per ricostruire la storia della famiglia italiana ci sarà tempo; per il momento a voi la parola.

VI ASPETTO... TUTTI (entro il 25/01/2014)

Ecco la famiglia di oggi secondo il direttore marketing del Mulino Bianco.
 Un'immagine sempre meno verosimile, sempre meno al passo coi tempi.

51 commenti:

  1. Il modello famigliare presente nella mia famiglia penso sia molto vicino a quello degli anni '70. Infatti i miei genitori sono molto radicalizzati nella divisione delle faccende di casa, mia madre a fine gennaio dovrebbe, non si sa ancora, mollare il lavoro per poter stare più vicina alle mie sorelle più piccole e accudirle. Invece mio padre, unico uomo di casa, si occupa a lavorare per la famiglia e al suo mantenimento.
    Secondo me questo tipo di modello famigliare è sbagliato da una parte, sopratutto in ambito lavorativo. In questo periodo poi non si può far mancare il lavoro di un componente della famiglia, come in questo caso mia madre. Anzi deve essere accolta come un modo di aiuto e sostegno della mia famiglia, che ogni fine mese si ritrova sul lastrico, facendo fatica a pagare le varie bollette del gas, della luce e cosi via.
    Quando immagino la mia famiglia futura, la sogno in maniera completamente diversa dalla mia!
    Questo perchè fin dall'età di 11 anni non ho avuto più un buon rapporto con mio padre. Per questo, mi vedrei come una madre buona e comprensiva, ma che allo stesso tempo sappia correggere gli sbagli dei propri figli e saperli educare. Non diventerei mai come mio padre, non sarei mai cosi assillante e prepotente come lui, che in qualsiasi caso, vuole aver ragione in tutto anche se sbaglia. Ovviamente, senza mai ammetterlo.
    A parte questo, mi piacerebbe avere una persona che stia al mio fianco per il resto della mia vita. Sposarla sarebbe la cosa più bella, perchè creerei una famiglia tutta mia con 2 o 3 bambini, avrei una casa tutta mia e non voglio nessuna condivisione con i famigliari, anzi prenderei una casa attenendomi hai bisogni della mia famiglia. Voglio che i miei figli vengano accuditi ed educati da me e mio marito, i nonni sicuramente faranno parte della loro vita insegnandogli tutto ciò che noi non sappiamo. La cosa che non farei mai è divorziare. Penso sia il modo migliore per sconvolgere la mia vita e quella dei miei figli. Non sopporterei affrontare i processi per avere la custodia dei miei figlie e non accetteri la separazione dal mio patner.
    Comunque con i tempi che corrono adesso, non rinuncerei mai a lavorare, se si dovesse portare la crisi a quando avrò una famiglia mia, perchè comunque bisogna dargli un istruzione, pagando le quote delle scuole, i libri, i quaderni, ecc, fare la spesa di cibi e vestiari. Il lavoro alla fine è solo un mezzo per poter far sopravvivere la famiglia, anche se sono consapevole che educare i propri figli e accompagnarli nella loro crescita è più importante.

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  2. Perfetto, Rizziato, il quadro mi sembra chiaro. Però vorrei avere qualche dettaglio, ovviamente da te e dagli altri che scriveranno. Dici che ti sposerai: perché? Che differenza c'è tra l'una e l'altra opzione? Che farai se il tuo fidanzato non vorrà sposarsi e preferirà convivere? Dici, inoltre, che lavorerai. Bene: allora che faranno i tuoi figli tra le 7 del mattino e le 18 di sera? A chi li affiderete? Chi se ne occuperà? Non vorresti divorziare: ma se la vita di coppia diventasse una prigione di noia, in cui ti senti morire ogni giorno un po' e ti pare che la tua vita non abbia più alcuna sorpresa in serbo per te, alcun autentico significato? Sceglierai il sacrificio personale, l'annientamento di te o sacrificherai i sentimenti dei tuoi familiari? Cerchiamo di approfondire la riflessione.

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  3. La nostra società è in continua evoluzione ed è complicato definire con precisione il modello familiare che si formerà.
    Personalmente ritengo che oggi le famiglie, a differenza del passato, vivano in un contesto molto frenetico, caratterizzato dai numerosissimi impegni. Il tempo che viene dedicato ai figli è poco a causa dell’attività lavorativa di entrambi i coniugi.
    Inoltre, ciò che caratterizza la famiglia di oggi, è la mancanza di una netta suddivisione dei compiti. Infatti, molte volte il padre di famiglia si trova a svolgere una mansione che un tempo svolgevano solo le madri, come ad esempio svuotare una lavastoviglie oppure stendere la biancheria. Ciò è provocato proprio dai numerosi impegni che la vita frenetica riserva, costringendo i genitori a collaborare ed alternarsi nei compiti.
    Ciò che non mi piace dell’attuale modello familiare è la mancanza di tempo da dedicare ai figli, i quali vengono spesso cresciuti per lo più dai nonni.
    A mio parere, le famiglie che la mia generazione formerà saranno diverse dalle nostre perché le abitudini si evolveranno ulteriormente e i modi di vedere le cose si modificheranno con il tempo a causa del contesto sociale in cui vivremo.
    Matteo.

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  4. Giusto, Spiller, ma abituiamoci a pensare in concreto e nel nostro piccolo, come dovremmo fare anche nei saggi brevi. Come sarà la tua famiglia?

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  5. Il modello famigliare da cui provengo è pressoché quello degli anni ’70, ossia un padre e una madre sposati e due figlie. Entrambi i miei genitori lavorano, anche se mia madre dopo aver avuto il secondo figlio ha dovuto iniziare a lavorare part-time per poter prendersi cura di me e mia sorella. Fin da piccola sono stata accudita, mentre i genitori erano a lavoro, dai miei zii o dai miei nonni, i quali per me sono stati delle figure molto importanti nella mia infanzia. Quando penso alla famiglia che avrò in futuro, penso ad una molto simile alla mia. Infatti anche io vorrei sposarmi, perché ritengo il matrimonio un modo per legarsi completamente con una persona, e naturalmente avere dei figli. In ogni caso non vorrei rinunciare a lavorare e perciò dovrei trovare un modo per riuscire a combinare famiglia e lavoro. Infatti voglio essere presente nella vita dei miei figli il più possibile, aiutandoli quando necessario senza però essere troppo oppressiva. Ciò che non vorrei che accadesse è il divorzio, perché provocherebbe una rottura della famiglia. In ogni caso sostengo che è meglio che due genitori si separino piuttosto che passare una vita intera a litigare, a non sopportarsi, a stare con qualcuno che non si ama più, facendo star male così anche gli stessi figli. Inoltre vorrei abitare in una casa mia, abbastanza distante da quella dei miei genitori, in modo da poter essere autonoma. Questo comunque non significa che romperò i rapporti con la mia famiglia, perché è e rimarrà un punto di sostegno nella mia vita. Per me è importante che i miei figli abbiano dei buoni rapporti con i propri nonni, perché almeno per me, sono stati sempre presenti e sono stati come dei secondi genitori fin da piccola.

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  6. Cara Dall'Acqua, la differenza con il modello anni 70 è sostanziale: una moglie che lavora, una madre che divide il tempo fra attività pubblica e privata ha sconvolto tutti gli equilibri della vecchia famiglia. Ha risolto alcuni vecchi problemi molto gravi, ma ne ha provocati di nuovi altrettanto importanti. Quali? Ma io lo voglio sapere da voi...

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  7. Perchè voglio sposarmi? Prima di tutto voglio autenticare il mio e il sentimento del mio fidanzato, calcolando ovviamente tutti i rischi che durante il persorso coniugale dobbiamo affrontare. Inoltre valutare come sostenere il nostro modo di vivere, quale casa comprare, come ci manteremo economicamente, se saremo in grado si mantenere i nostri eventuali figli.
    Questo sarebbe un po' il quadro di partenza.
    Poi se si dovesse verificare che il mio fidanzato voglia prima convivere e poi magari chissà, sposarsi; non lo accetterei.
    Primo perchè sono stata educata dai miei genitori a seguire la religione cristiana cattolica attraverso il cammino neocatecumenale di San Trovaso. I quali credono e sostengono che la convivenza tra due persone non possa esistere.
    Ma per come la penso io, la convivenza è un modo per nascondersi, per fuggire dal vincolo matrimoniale. La convivenza viene associata dalla collettività come un modo per essere liberi l'uno dall'altro e non sentirsi soffocare dagli impegni e sacrifici che porta il matrimonio e magari i figli che verrano. So che soposarsi è una grande responsabilità, non si tratta solo di sentimenti, baci e abbracci. Ci sono sacrifici e grandi sforzi da fare per poter dare il meglio a tua moglie o tuo marito, figli e figlie.
    Ad esempio lavorando. Infatti come ho detto precedentemente, io sicuramente voglio lavorare e i miei figli li affiderei a una baby sitter, non necessariamente hai nonni. Anche perchè mia mamma ha già messo in chiaro che non vuole accudire i miei figli, insomma devo sapermi arrangiare come hanno fatto lei e mio padre. Non è sbagliato.
    Anche la suddivisione delle faccende di casa sarebbe difficile da determinare ora, perchè sono sicura che la maggior parte di esse dovrò farle io. Però quando i miei figli saranno grandi abbastanza per poter essere più responsabili, daranno anche loro una mano a casa. Come faccio io ora!
    Oltre a questo, anche il divorzio, penso sia lo cosa che mi spaventi di più. È distruzione!
    Ma so di essere una ragazza forte, comprensiva e con tanta pazienza. Mi sacrificherei per i miei figli, parlerei con mio marito per scoprire cosa non va e se le cose si possono mettere apposto. Se non ci fosse nulla da fare divorzierei e a qualsiasi costo acquisterei la custodia dei miei figli e magari portarli nel week end da mio marito.
    Non voglio essere ripetitiva, odio il divorzio e l'ultima cosa che vorrei accadesse alla mia famiglia.

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  8. Non sono assolutamente d'accordo con Rizziato, penso sia sbagliato affermare che convivere con una persona prima del matrimonio sia un modo per nascondersi o per fuggire dal vincolo matrimoniale.
    Secondo me, convivere rappresenta una tappa obbligatoria prima del matrimonio e che attraverso la quale i due futuri coniugi capiscano davvero cosa voglia dire passare il resto della loro vita insieme.
    Sposandosi subito non si riuscirebbe a conoscere veramente la persona che si ha al proprio fianco e si potrebbe andare incontro al divorzio.
    Matteo.

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    1. Non necessariamente si incontra il divorzio, se non si fa un periodo di convivenza con il proprio patner. Perchè non penso che due individui non tengano conto del periodo che precedentemente hanno vissuto insieme, appena si sono conosciuti, scoprendo i difetti e i pregi l'uno dell'altro imparandoli a sopportare e accettare. senza chiedere cambiamenti da nessuno dei due. Prima di sposarsi c'è un periodo in cui si sta insieme, si condividono un sacco di momenti belli o brutti che siano, questa è già una convivenza.

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    2. Ho capito quello che intendi ma la convivenza di cui stai parlando non sarà mai paragonabile al condividere una casa e al vedersi ogni giorno per molte più ore rispetto al solito. C'è una grande differenza tra il condividere un sacco di momenti belli o brutti, come dici tu, e il convivere. Sono due cose completamente diverse.
      Matteo.

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  9. Sinceramente, non so ancora con precisione come sarà la mia famiglia ma sono sicuro di alcune cose, in primo luogo, il modello familiare che adotterò avrà molti punti in comune con la mia famiglia, ad esempio, se mia moglie sarà d’accordo, lavoreremo entrambi per poter avere una salda stabilità economica, per poterci permettere una casa senza dover chiedere un aiuto ai nostri genitori e per garantirci di poter sostenere i costi derivanti da futuri figli.
    In secondo luogo, dopo un periodo di convivenza, ci sposeremo, sempre se saremo d’accordo entrambi, perché ritengo che il matrimonio sia un passo decisivo della vita e che permetta di sentirsi ancora più vicina alla persona che si ama.
    Per quanto riguarda il divorzio, penso sia molto difficile che due persone, se si sono conosciute davvero prima del matrimonio, si separino. Comunque ritengo sia giusto aderire a questo piuttosto di passare una vita intera a litigare e solo nell’eventualità in cui i figli siano ormai grandi. Prima di tutto ci deve essere il benessere e la serenità di questi.
    Tornando sul discorso figli, penso che, lavorando tutto il giorno, li farò accudire dai nonni oppure da una persona di famiglia.
    Per quanto riguarda la divisione degli incarichi familiari, non stabilirò una netta suddivisione perché ognuno contribuirà come può, a seconda dell’orario lavorativo.
    Matteo.

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  10. La tesi della convivenza come passaggio quasi obbligato dal fidanzamento al matrimonio è così diffusa da costituire ormai un luogo comune. Come forse avrete intuito, ho una mia congenita avversione verso i luoghi comuni, ed un innato istinto a contraddirlo, forse per puro amore della pluralità dei punti di vista. Voi che non siete ancora intervenuti cosa pensate della convivenza? Ci accodare alla vulgata o avete unas vostra visione?

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  11. A Spiller inoltre dico: non voglio scioccarti, ma un matrimonio su due finisce in tribunale. La maggioranza entro undici anni dal fatidico sì. Due matrimoni su tre finiscono su iniziativa della donna. Con buona pace di chi crede che convivere garantisca dal divorzio. Come spieghi questi dati?

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    1. Questi dati sono davvero scioccanti, a mio parere, questo fenomeno è caratterizzato dalla scarsità di importanza che si attribuisce al matrimonio. Bisogna capire che questo è un passo decisivo nella vita, non lo si può sottovalutare.
      Ed è proprio attraverso un'adeguata convivenza che si può riflettere e capire se si è pronti a compiere questo passo.
      Matteo.

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    2. Secondo me, i dati che ti ho fornito dimostrano il contrario di quello che dici tu: la maggior parte delle separazioni è l'esito di storie di coppie che non si sono fatte mancare l'esperienza della convivenza. A riprova c'è la durata media dei matrimoni: undici anni. Come dire: un anno o due di convivenza è poco più di una vacanza!

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    3. Trovo molto interessante questo sito: http://www.demo.istat.it/altridati/separazionidivorzi/index.html
      Qui viene spiegato il perché della crescita dei divorzi.
      Matteo.

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    4. Bravo Spiller, mi sembra un ottimo contributo, che fra l'altro smentisce in parte le cifre che ho riportato io, ridimensionandole. Il sito e lo studio sono attendibili, è probabile che le statistiche in mio possesso, peraltro citate a memoria, non fossero del tutto esatte.
      Per i dati, dunque, ok. Ma per l'interpretazione dei dati, vietato affidarci a quello che dicono gli altri: si tratta sempre e solo di OPINIONI, per quanto rese da autorevoli studiosi.

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  12. Da come l'ha spiegata Spiller, la convivenza è la possibilità di non correre il rischio di divorziare in futuro e di poter capire se effettivamente saremo disposti a vivere per il resto della nostra vita con il/la nostro/a fidanzato/a, insomma un periodo di prova dell'unione. Io non sono d'accordo, penso che questo si sia capito.
    Comunque la convivenza è un modo per perdere quello slancio ideale che sia ha dopo la promessa di matrimonio! In secondo luogo i conviventi scoprono di colpo la complessità della vita insieme senza però essere adeguatamente “equipaggiati”, come invece possono essere coloro che si sposano, per fronteggiarla.Si salta in questo modo quel periodo fantastico, bello e fondamentale del fidanzamento, durante il quale i fidanzati sviluppano e approfondiscono il dialogo, il rispetto, la conoscenza reciproca, la conoscenza di sè stessi, il sacrificio, l’impegno, l’elaborazione di un progetto, l’esercizio alla fedeltà, il senso di responsabilità e così via. Tutti elementi che contribuiscono a costruire, mattone dopo mattone, un solido edificio matrimoniale e che permette la comprensione della vera essenza del matrimonio.
    Si rischia altrimenti di poggiare il rapporto su basi molto fragili, a partire da una visione individualistica, senza capire che sposarsi significa donarsi totalmente e per sempre alla famiglia.
    Infine, la convivenza può impedire una certa libertà di scelta di fronte al fatto di sposarsi o no. Vivendo insieme, i conviventi rischiano di ostacolarsi nella scoperta di ciò che desiderano veramente.
    Questo significa che non vado dietro alla società di oggi. La convivenza non deve essere una moda, come molto spesso vengono viste le cose dalla collettività, è importante sopratutto per la crescita sana dei nostri figli futuri.

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  13. La mia famiglia è composta da mia madre, mio padre e mia sorella. Entrambi i miei genitori lavorano tutto il giorno, l'unico momento in cui li vedo è la sera a cena, nei weekend e nei giorni di vacanza. Sono poco presenti a causa di questo, lo so, ma non mi fanno mai mancare niente. Vorrei fossero un po' più partecipi della mia vita, questo sì, infatti ogni piccolo momento in cui siamo insieme lo sfrutto al meglio per parlare con loro.
    Quando penso alla mia famiglia ideale me la immagino formata da me, mio marito e i nostri bambini. Inizialmente quando dovrò badare ai miei figli assumerò un ruolo part time in modo da essere più presente. Mentre io lavorerò, loro saranno all'asilo e dopo li andrò a prendere e passerò il resto della giornata con loro, mente mio marito invece tornerà a casa la sera dal lavoro. Poi magari quando saranno cresciuti e quasi adolescenti potrò pensare ad un lavoro a tempo pieno perché voglio svolgere un lavoro importante nella mia vita, o in banca oppure in uno studio commercialista o qualcosa che riguarda comunque la contabilità di un'azienda. Certo, forse sarò presente con loro quanto lo sono i miei genitori adesso con me e mia sorella, ma dipende se riuscirò ad ottenere un lavoro prestigioso o meno. I miei figli avranno anche altri adulti di rifermento, cioè i loro nonni (i miei genitori e quelli di mio marito) che ci aiuteranno ad accudirli oppure una baby-sitter se sarà necessario.
    Se mi sposerei? Se incontro il ragazzo che fa per me e con cui ho un buon rapporto sì, sarebbe il mio sogno! Indossare l'abito bianco e andare all'altare accompagnata da mio padre sarebbe una sensazione unica e fantastica! Solo che prima di ciò vorrei che io e il mio compagno provassimo a convivere, per renderci conto ed avere la consapevolezza di come sarà vivere insieme, come un'ipotetica famiglia. Una sorta di test diciamo, per sapere se siamo veramente pronti o meno per il matrimonio. Se invece il mio compagno vorrebbe solo convivere e non sposarsi con me accetterei la cosa lo stesso, anche se proverei comunque a fargli cambiare idea perché per me il matrimonio è un vero e proprio legame ufficiale che unisce due persone per tutta la vita.
    Se mi sposassi e poi si venisse a creare dopo anni di matrimonio una situazione in cui vorrei allontanarmi da mio marito, sconvolgerei la vita dei miei famigliari, ma soprattutto, dei miei figli. Infatti se adesso i miei genitori dovessero divorziare mi sentirei crollare il mondo addosso, e non vorrei che capitasse la stessa cosa ai miei figli. Ci dovrebbe essere una valida ragione per divorziare, per esempio se mio marito mi tradisse, perché non mi fiderei mai più di lui. Per me la fiducia è una delle cose più importanti in una relazione e se venisse a mancare il rapporto sarebbe finito.
    Guzzo Selene

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    1. Sottoscrivo in pieno. Noi uomini adoriamo le donne che lavorano, ma solo part-time, visto che poi devono comunque pulire casa e accudire i figli. Fondamentale è poi che siedano solo dal lato passeggero. Cena puntuale, mi raccomando.

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  14. La famiglia, come lei ha affermato, cambia in relazione alle numerose sollecitazioni prodotte da ogni epoca e il XXI secolo è un’epoca in cui si rinforza il cambiamento. Oggi la maggior parte delle famiglie ha una separazione o un divorzio alle spalle, questo porta il più delle volte a delle famiglie allargate. Inoltre in questi ultimi anni si stanno instaurando e consolidando le famiglie formate da gay o da single con figli o famiglie senza vincoli matrimoniali.
    So che il futuro non è molto lontano e so anche che dovrei sapere già ora cosa vorrò fare da grande e come dovrebbe essere la mia famiglia ideale, ma non è così, non ci ho mai pensato. La mia famiglia è composta dai miei genitori, felicemente sposati da vent’anni e con due figlie, mia sorella ed io. Una famiglia normale, con i suoi litigi e le sue gioie e io mi trovo abbastanza bene, ma non vorrei che la famiglia che costruirò sia così, voglio che sia qualcosa di diverso, qualcosa che mi stupisca ogni giorno sempre più. Inoltre la mia fiducia nel matrimonio non è molto alta, al giorno d’oggi sono più le famiglie che divorziano o che si separano rispetto a quelle che restano fedeli al “Finché morte non vi separi”, forse per la semplicità con cui riescono a farlo e con la facilità con cui riescono a chiudere un rapporto, per questo non voglio sposarmi e non voglio nemmeno avere dei figli, perché vivrei ogni giorno con la paura di poterli deludere e di non essere una buona madre. Per quanto riguarda New York invece c’è da dire che è sempre stata una mia futura meta e pensare di poterci andare a vivere sarebbe un sogno, sarei disposta a lasciare tutto e tutti per andare li, sarebbe un modo per dimostrare a me stessa e ai miei genitori che so cavarmela da sola e che sono diventata finalmente grande!

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  15. Non sono d'accordo con Rizziato in diversi punti, in primo luogo, io non intendo dire che attraverso la convivenza non ci saranno problemi e di conseguenza non ci sarà il divorzio ma intendo dire che questo è un modo per essere più sicuri, per conoscersi meglio... In poche parole, una coppia con qualche anno di convivenza alle spalle sarà più solida in un futuro matrimonio rispetto a due persone che decidono di sposarsi subito.
    In secondo luogo, tu dici che attraverso la convivenza si perde lo slancio, in tal caso penso che la persona che si ha al proprio fianco non sia quella giusta.
    In terzo luogo, parli del matrimonio come "equipaggiamento" e ciò mi sembra sbagliato. Se due persone si amano veramente, il matrimonio diventa una cosa secondaria, la loro unica preoccupazione dovrebbe essere vivere insieme. Non riesco a capire di cosa stai parlando, da come lo descrivi, mi sembra che i coniugi dovranno affrontare soltanto difficoltà.
    Con ciò voglio dire che non bisogna pensare al matrimonio come un insieme di problemi ma a un modo per rendere il proprio legame ancora più forte e intenso.
    In quarto luogo, tu affermi che vivendo insieme i partner rischiano di ostacolarsi nella scoperta di ciò che desiderano veramente, ma se non lo capiscono prima del matrimonio come si può pretendere che questo funzioni?
    Bisogna prima convivere, capendo cosa si vuole e poi si può decidere cosa fare.
    Matteo.

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  16. Ogni volta che penso a cosa voglio fare in futuro e quindi a come vivrò,mi viene sempre in mente questa domanda:riuscirò ad avere una famiglia e un posto di lavoro sicuro,come ho sempre sognato?O meglio,sarò davvero in grado di gestire la situazione che mi capiterà?
    Anch'io come ogni altro bambino,ho sempre avuto dei sogni,anche se per l'età che ho si potrebbe parlare più di obiettivi. Quando i miei genitori mi raccontano della loro vita,a partire dal momento in cui si sono conosciuti,mi stupisco della loro capacità di affrontare le varie situazioni.Mi dicono sempre che hanno fatto molti sacrifici;poi ci penso e mi chiedo:riuscirò a fare quello che hanno fatto i miei genitori?E' meglio porsi un obiettivo da raggiungere,con il dubbio che non si realizzi oppure vivere ogni giorno senza nessuna meta,senza problemi,con la certezza di non avere rimpianti e/o rimorsi?
    Ogni famiglia ha idee e pensieri diversi e credo che sia una decisione personale stabilire se convivere o sposarsi.Personalmente non ho idee ferme sul fatto se sia giusto il matrimonio piuttosto che la convivenza.Quindi la mia risposta è:se la persona che mi starà vicino vorrà convivere o sposarsi,la accetterò in ogni caso.
    Analogamente a quanto appena detto,non ho preferenze nel sposarsi in chiesa o in comune.
    Sono dell'idea che in ogni coppia,che sia sposata oppure no, che sia cattolica,ebrea,atea ecc.,se vuole sopravvivere,non deve mancare il rispetto e la fiducia.
    In futuro,mi piacerebbe molto poter avere dei figli,con la consapevolezza di tutti i sacrifici a cui si va incontro.
    Ritengo inoltre che la convivenza sia un ottimo modo per comprendere meglio il proprio partner.Non si tratta di tempo perso.Mi rendo conto benissimo che trascorrere quaranta,cinquanta anni con una persona significa prendersi le proprie responsabilità e riuscire a cavarsela in ogni momento.
    Vedere i dati dell'Istat sulla separazione e sul divorzio di coppia mi fa veramente paura e i miei obiettivi futuri si sgretolano sempre più. Se il matrimonio è davvero così importante,perchè ci sono tutti questi casi?E non dimentichiamo gli omicidi.

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  17. Per quanto riguarda l'organizzazione della famiglia,vorrei potermi dedicare ai miei figli,almeno per i primi anni della loro vita.Penso che avere dei figli sia la più grande soddisfazione di due genitori.Lasciarli completamente ai nonni può diventare un peso per loro(data l'età)e un abitudine per i bambini,in tal modo da preferire o distinguere le due figure.
    Inoltre la famiglia perfetta non esiste.L'immagine posta qui sopra della Mulino Bianco è un tipico stereotipo pubblicitario.Insomma,non prendiamoci in giro.Io,di quando ero bambina, mi ricordo mia mamma che faceva le corse per vestire me e mia sorella(tutte e due piccole,dato che abbiamo un anno di differenza),prepararci la colazione,accendere l'auto.E poi,mio fratello andava alle superiori,e aveva il treno presto.Mio papà si svegliava alle sei.Non c'era una mattina che facevamo colazione tutti e cinque.

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  18. Non hai le idee chiare e questo è comprensibile; ma che differenza c'è, in pratica, tra matrimonio e convivenza? Che vantaggi offrono e che rischi comportano l'una e l'altra soluzione?

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  19. La famiglia da cui provengo è una famiglia straniera che a dovuto cercare un’ancora di salvataggio all’ inizio degli anni 2000 in Italia. A causa delle difficoltà economiche i miei genitori si spostavano spesso in vari paesi, per questo nei primi 7 anni della mia vita sono cresciuta tra parenti e soprattutto lontano dai miei genitori (devo ammettere che non li ho mai perdonati per avermi lasciato) e questo a scatenato la mia voglia di essere indipendente. Quando ci siamo trasferiti in Italia finalmente insieme, i miei genitori lavoravano di continuo perciò io ho dovuto badare a me stessa. A 10 anni dovevo badare anche a mia sorella ancora neonata perciò ho imparato anche a comportarmi come una mamma. Ho raccontato questo per farvi capire il mio desiderio di sposarmi MOLTO presto e di creare una famiglia a cui posso dare tutto l’affetto che io non ho avuto. Il mio desiderio è di avere almeno 2 figli, non aspetto altro. Immagino la mia famiglia molto diversa da quella in cui sono cresciuta, sicuramente essere più presente per mio marito e i miei figli e dare a loro tutto ciò di cui hanno bisogno. Vorrei avere un lavoro che mi coinvolge solo al mattino, in questo modo potrò lavorare ma anche stare con i miei figli nei pomeriggi e ovviamente preparare da mangiare per mio marito e avere la casa in ordine. Per me la carriera non è tanto importante, preferisco dedicarmi alla famiglia Sicuramente i figli saranno spesso in contatto con i nonni ma non troppo da viziarli. Non vedo il mio futuro qui in Italia perciò mi trasferirei lontano ma non voglio portare i bambini lontano dai nonni, comunque non abiterei troppo vicino a loro. Se dovrò divorziare non sarà di sicuro per una mia scelta in quanto consapevole della mia debolezza a dire “addio” perciò se mio marito mi lascerà ne pagherà le conseguenze, certo non sarò contenta ma sono sicura di potercela fare da sola come ho sempre fatto. Mio marito sarà della mia religione perciò anche i figli cresceranno con questo insegnamento, ma se poi non rispetteranno la fede non li obbligherò. Per quanto riguarda la convivenza, innanzitutto non è accettata dalla mia religione e non vorrei contraddire la mia fede ma inoltre io preferisco il matrimonio come un legame, mi da l’idea di una famiglia, prendere lo stesso cognome di mio marito, inoltre celebrare il matrimonio e organizzarlo è bellissimo. Molte persone che conosco convivono perché hanno paura di divorziare e non vogliono spendere soldi e tempo, alcuni hanno iniziato con la convivenza e ora stanno bene così, perciò sembra inutile sposarsi visto che nella vita quotidiana non cambierebbe nulla. Colgo l’occasione per scusarmi per non aver espresso il mio voto per la continuazione del blog.

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  20. Mi dispiace, la maledizione ormai è stata scagliata... D'ora in poi, guardati sempre le spalle...

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  21. Fortunati gli uomini del ventunesimo secolo: avrete mogli, madri, amanti e badanti riunite in un'unica persona sempre al vostro fianco. Godetevi i vantaggi di questo riflusso culturale, prima che torni a tirare aria diversa... (prima o poi, capiterà)...

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  22. Ci sono moltissimi casi che si possono verificare nel contesto di convivenza e matrimonio e la questione può essere vista da diverse sfere,quella giuridica/legale e quella religiosa.
    Concretamente però, in una coppia di fatto non sono riconosciuti dei diritti fondamentali:
    1)La pensione di reversibilità,in caso di decesso del partner.Ciò significa che alla morte di una persona,l'altra non potrà ricevere una parte di denaro.
    2)Il diritto all'eredità: non è riconosciuto dalla legge,alla morte di un partner, ereditare ogni qualsiasi bene,a meno che non viene lasciato testamento.
    3)Per quanto riguarda l'abitazione ci sono situazione diverse se l'immobile appartiene a entrambi i conviventi o ad uno solo.L'unico problema riguarda la divisione dei beni immobili.Dipende se è stata riconosciuto il diritto alla comunione dei beni,valido solo se sottoscritto con atto pubblico da un notaio.
    Per quanto riguarda,invece, la tutela dei figli è necessario che il padre riconosca il figlio e se si vuole avere la potestà,è obbligatorio il riconoscimento di entrambi i genitori.Inoltre, il figlio naturale riconosciuto è nello stesso piano di un figlio legittimo, con l’unica differenza che non acquisisce nessun diritto nei confronti dei parenti del genitore. Il figlio naturale eredita solo dai genitori e dai nonni, mentre il figlio legittimo eredita da tutti i parenti fino al sesto grado di parentela.
    Nel caso in cui la coppia di fatto decida di porre fine alla convivenza,c'è l'obbligo di mantenere ed educare i figli,come avviene in una coppia sposata.
    Le coppie di fatto per poter far valere alcuni dei diritti che i coniugi acquisiscono con il matrimonio, devono dimostrare di vivere insieme,tramite un documento che ne attesti la convivenza.
    Infine una coppia di fatto non è tutelata,in caso di disoccupazione di uno dei due conviventi e non può avere delle detrazioni per spese scolastiche,mediche ecc.
    Con il matrimonio,in caso di morte,sarà la persona rimasta a decidere per lui,non i genitori o parenti(come avviene per i conviventi).

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  23. Giusto. In sostanza lo Stato aiuta (anche se troppo poco) le coppie sposate per mezzo di agevolazioni fiscali e riconoscimento di diritti, di cui non godono le coppie conviventi. Questo perché lo Stato riconosce nelle prime delle famiglie, mentre nelle seconde no. Ciò almeno sul piano giuridico. Qualcuno mi sa allora dire perché oggi più della metà delle famiglie (non nell'accezione giuridica, bensì in quella usata comunemente dalla gente) è costituita da coppie conviventi, con o senza figli?

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    1. In riferimento alla domanda da lei proposta,sottolineo la diversità di situazioni che possono portare alla convivenza di due persone.
      1)In alcuni casi si parla di convivenza prematrimoniale durante il periodo di fidanzamento.Si tratta,ad esempio, di giovani adulti che vogliono assicurarsi una famiglia in futuro,con l'intenzione,dopo un certo periodo di tempo, di sposarsi.Nel caso in cui la prova andasse a finire male,l'idea di matrimonio non esisterà più.
      2)Esistono coppie che non vogliono contrarre matrimonio,per il motivo che vogliono trascorrere la loro vita nella più totale libertà e all'insegna del divertimento,senza l'idea di avere dei figli.In un certo senso,senza responsabilità e senza precise regole.Dette coppie,definite con il termine "unioni libere" sono dovute a particolari stili di vita.Sono consapevole che in questo periodo,ci sono varie persone,le quali hanno deciso di condurre questo stile di vita alternativo.
      Da non sottovalutare ci sono poi le coppie di fatto dovute all'impossibilità di contrarre matrimonio.Mi riferisco quindi ad alcuni casi,tra cui:
      a)adulti già sposati,i quali hanno perso la propria partner. Solitamente,anche dalla lettura dei commenti scritti,non viene da pensare che ci sono situazioni,in un certo senso anomale e difficili da comprendere e la prima idea che ci viene in mente è : no alla convivenza perchè è una via di fuga ,non è utile,non ha lo stesso significato del matrimonio e altri esempi ancora. Insomma,prendiamo in considerazione un esempio reale,concreto che accade spesso nella vita quotidiana. Rimani vedova,cosa fai?Ti sposi nuovamente?Mah,può anche succedere,ma la maggior parte delle persone decide,appunto la convivenza.Credo che questa sia una grande riflessione per chi ha sempre detto no alla convivenza.Come ho già scritto,ai conviventi sono garantiti alcuni diritti/doveri fondamentali.
      In queste situazioni ritengo giusto il riconoscimento e la garanzia di tali diritti.
      b)Ci sono persone di mezza età o anziane,già sposate o divorziate,le quali preferiscono convivere,per il fatto che perderebbero molti vantaggi di carattere fiscale,lavorativo e giuridico
      d)Infine ci sono le coppie omosessuali, che in Italia per legge non hanno la possibilità di sposarsi.

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  24. Nei giorni scorsi Papa Francesco ha battezzato un bambino figlio di genitori sposati in Municipio, cioè non sposati agli occhi della Chiesa, questa notizia ha fatto scalpore. Questo cosa significa? Iniziamo forse a vedere un'apertura anche dall'istituzione più conservatrice del mondo? A mio parere si, questo è un chiaro indicatore di mutamento nella nostra visione del matrimonio.

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    1. Caro Busetto, hai ragione. Con la terribile emorragia di anime e la scarsità cronica di vocazioni con cui fa i conti, la Chiesa non aveva alternativa ad un papa Francesco. Conservatrice sì, masochista no!

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  25. Il modello famigliare da cui provengo è così composto: un padre e una madre sposati in chiesa e entrambi lavoratori, con due figli. Da piccolo sono stato accudito dai miei nonni, loro sono i miei maestri infatti ho appreso e tuttora sto apprendendo i loro insegnamenti.
    Non ho ancora le idee ben chiare su come dovrà essere la mia famiglia, e sinceramente tuttora non penso a questo, però potrei immaginarla così : un padre e una madre, con una propria casa, entrambi lavoratori, se le condizioni economiche lo permetteranno mi piacerebbe avere due o tre figli.
    Sposarsi o convivere? beh farei entrambe le cose, innanzitutto penso che convivere sia una prova generale che ti permetterà di decidere se proseguire con quella donna e sposarla oppure di lasciarla. Se mai arriverò a sposare una donna, il matrimonio dovrà essere fatto in chiesa. Sul divorzio sono contrario, ma nel caso in cui si verificassero determinati e gravi fatti non attenderei a divorziare. Un grande desiderio è quello di avere dei figli, certo prima bisogna che creare una famiglia solida e non instabile sulla via della separazione, penso sia la cosa più bella al mondo essere padre, con i suoi pro e contro ovviamente.
    Nel caso in cui entrambi avessimo un lavoro, non avrei alcun problema ad affidare i miei figli ai nonni, sono sicuro che sapranno accudirli a dovere.
    Vorrei vivere possibilmente nella casa di famiglia, in primo luogo per la vicinanza con i miei genitori ai quali affiderei i miei figli, in secondo luogo per proseguire una mia grande passione e cioè la cultura della vite che da ben cinque generazioni prosegue nella mia famiglia. MATTEO BERGAMO

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  26. Provengo da una famiglia formata da madre, padre e due figli: un maschio e una femmina. Entrambi i miei genitori lavorano, anche se quando eravamo piccoli mia madre per un periodo è rimasta a casa con noi bambini. Mia madre lavora tutta la giornata, quindi la vedo solo a pranzo e alla sera. Mio papà, invece, lavora a turno ed è più presente a casa. A casa i compiti sono suddivisi tra mia madre e mio padre e qualche volta aiutiamo anche io e mio fratello. Mio papà si occupa dei lavori di manutenzione e riparazione di tutto ciò che si rompe in casa; mia mamma, invece, si occupa dei lavori domestici.
    In futuro desidero una famiglia molto simile alla mia. Innanzitutto vorrei sposarmi e poi vorrei avere due bambini. Magari ne adotterei anche uno, come ha fatto mia zia. Penso che soprattutto all’inizio mi troverei un lavoro part-time per assicurare sicurezza economica alla mia famiglia e allo stesso tempo per stare vicino ai miei bambini. Preferirei che crescessero vicino ai nonni piuttosto che con una baby-sitter, in quanto considero il rapporto con quest’ultima più freddo e credo che dai nonni riceverebbero molto più affetto. Infatti, se fosse possibile mi piacerebbe vivere vicino ai miei genitori. Cercherò, però, di non viziarli troppo e di trattarli allo stesso modo degli altri bambini, ad esempio iscrivendoli a scuole pubbliche e non private. Adotterò, poi, come in casa mia la separazione dei compiti, in quanto ritengo che se due persone si sposano sia giusto che entrambe collaborino alla vita famigliare. Il mio matrimonio vorrei si celebrasse in chiesa, in quanto sono contraria a quello in comune. Sono contraria alla convivenza e non appoggio coloro che sostengono si tratti di una prova prima del matrimonio per vedere se in seguito si riuscirà a vivere insieme. Non credo, inoltre, che se una persona convive per un periodo abbia meno probabilità di divorziare in seguito. Per quanto riguarda il divorzio, devo dire che sono contraria per principio perché sostengo che se sposo una persona è perché ho costruito un vero rapporto con lei. D’altronde, però, non si sa mai cosa riserva la vita! Se, infatti, dovesse succedere che i rapporti con mio marito non dovessero funzionare, preferirei decisamente il divorzio al litigare tutto il giorno con lui, rovinando la vita a me stessa, a lui, ma soprattutto ai miei figli.
    Lara

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  27. Ritengo ottima l'osservazione di Paolo.E' l'ora di dire basta ai vecchi pensieri,alle visioni da nonni,per cui se non fai determinate cose secondo uno schema ben preciso nessuno ti considera,anzi tutti ti umiliano.Non è piacevole vedere la gente che storge il naso sulle scelte degli altri.Siamo stati abituati a non accettare le visioni altrui,senza renderci conto che ci sono molte situazioni difficili e contorte a cui nessuno ha mai dato una risposta e trovato una soluzione. La Chiesa ha da sempre dimostrato chiusura in se stessa.
    Il matrimonio in Chiesa è sempre stata una convenzione sociale,nel senso che nessuno se non pochi si permettevano di adottare un nuovo sistema di coppia sposata.
    Ora le persone hanno leggermente cambiato visione,ma più che altro, è stato il papa a dimostrarsi più aperto rispetto alla mentalità che ci è sempre stata insegnata fin da bambini.
    Di divorzi ce ne sono in quantità e la percentuale delle coppie conviventi aumenta.
    Il papa attuale ha dimostrato di avere una visione aperta e non più restrittiva,riservata solo per alcuni.Come si spiega la questione?

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  28. Credo che il Papa stia solo facendo il suo "compito", ovvero portare quante più persone nella sua grande famiglia, ma non è di questo su cui stiamo discutendo. Non sta certamente cambiando le basi del suo credo.
    La mia famiglia è composta da 5 persone, anche se in casa vive anche la famiglia di mio zio (totale 11 persone da qualche anno). Lo dico perché, proprio per la non trascurabile presenza di famigliari, non c'è mai stato il bisogno di nonni o baby-sitter che giravano per casa. Il tipo di famiglia in cui sono cresciuto è quello che si vede nei film un po' datati: papà che lavora tutto il giorno, mamma che è la signora indiscussa di casa e che ogni cosa deve trovare il suo ordine (immediatamente) e fratelli che passano il tempo a bisticciare, ma che quando serve, sono sempre pronti per dare una mano. Credo di essere stato più o meno come tutti influenzato dalla mia famiglia per quanto riguarda il mio modo di percepire le cose, un po' insegnatomi e un po' facendo l'opposto di quello che viene insegnato, ma ancora non ho ben capito cosa ho accettato e cosa ho combattuto dell'insieme di idee. La situazione strana che si verifica a casa quotidianamente è che i genitori, e gli zii ovviamente, la vedono in un modo, i miei cugini e i miei fratelli, che sono abbastanza vicini come età, la vedono in un altro, e infine io, che mi separo da tutti per età e pensiero. Questo mi fa riflettere molto. Chiedendo semplicemente: "Convivenza…" vengo immediatamente interrotto da i "vecchi", come "atto di ribellione perché sono "nell'età" (adolescenza, purtroppo ahimè, agli sgoccioli) e dai "giovani", come "passaggio facoltativo per il matrimonio", vero obiettivo di tutti. Io vorrei prendere in esame gli handicap, se così si possono chiamare, che si ritrovano ad avere coloro che convivono. Penso che una parte non trascurabile dei conviventi lo sia per motivi economici. Il matrimonio o il divorzio per esempio, comportano un notevole esborso di denaro, soprattutto per quanto riguarda il divorzio, a cui spetta il duro compito, quasi sempre da parte dell'ex marito, del mantenimento della non più dolce metà che aveva sposato in passato. Come sempre, la Costituzione ci illustra il perché di questi svantaggi con l'articolo 29 "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.", per cui due persone innamorate che vivono nella stessa abitazione, in pratica è come se non esistessero, non hanno alcun diritto. Ecco il perché secondo me ci sono così tanti matrimoni forzati. Volevo condividere questi due articoli sul matrimonio civile (http://www.uaar.it/laicita/matrimonio-civile) e sulla convivenza (http://www.uaar.it/laicita/convivenza/).

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  29. Personalmente, su questo tema ho cambiato più e più volte pensiero, influenzato per la maggior parte da persone importanti nella mia vita che mi sono state accanto e che mi hanno convinto ora sulla scelta della convivenza, ora sul matrimonio. Se trovassi la persona giusta che come sogno ha in mente i sposarsi, farei di tutto per realizzare il suo sogno, non prima di averlo fatto mio ovviamente. Ma se in un futuro non troppo lontano dovessi conservare l'idea che ho in questo momento, non rifiuterei la convivenza, anzi. La legge ha fissato un limite per riconoscere diritti ad una coppia con il nome di matrimonio. Se l'Italia cominciasse ad adeguarsi ad un Europa di cui non si sente molto parte per quanto riguarda "libertà in ogni sua forma" e "collettività" e concedesse alcuni diritti alle coppie di fatto, credo che se la mia ragazza non avesse in mente di sposarsi, andremmo sicuramente a convivere. Vorrei anch'io avere dei figli e mi impegnerei al massimo per non far mancare loro tutto ciò di cui hanno bisogno. Stiamo per diventare tutti maggiorenni e l'idea di una nuova famiglia la scopriremo pian piano tutti e pian piano faremo chiarezza dentro di noi. Sicuramente non andrò a Manhattan per fare un dispetto a qualcuno. Molto più probabilmente abiterò lontano dai miei genitori e cercherò di essere il più autonomo possibile. Non voglio pesare su di loro per tutto l'arco della mia vita, anche se forse ne sentirebbero la mancanza.

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  30. In famiglia da me siamo in 5. Io, mio padre, mia madre e le mie due soreglle. Innanzitutto inizio dicendo che ho un rapporto difficile con mio padre, fatichiamo a capirci e riusciamo di rado a trovare un punto d'incontro. Entrambi i miei genitori lavorano; ho praticamente vissuto la mia infanzia dai miei nonni materni. Mia mamma era ed è tutt'ora costretta in ufficio a causa di un ruolo di responsabilità, mio papà anche lui era impegnato in ufficio. Ora però da alcuni anni è riuscito ad ottenere un ruolo part time. È lui ad occuparsi delle mie sorelle e di gran parte delle faccende ti casa; mia mamma invece la vedo per poche ore la sera e per un tempo abbastanza ridotto al week-end. Non si può quindi per questi motivi definire la mia una classica famiglia degli anni '70. Avere il papà a casa il pomeriggio al posto della mamma non è la stessa cosa; si sente la mancanza, se non per me almeno per le mie sorelle. Inutile dire che il rapporto madre-figli e padre-figli è diverso. Ho sempre avuto un buonissimo rapporto con tutti i miei nonni, vivono vicino a casa e ancora oggi è rimasta una bella relazione.
    Quando parlo della mia famiglia ideale futura penso ad una famiglia per certi versi simile alla mia attuale ma per altri no. Anche io voglio sposarmi in quanto ritengo il matrimonio un elemento fondamentale per costruire una famiglia, come simbolo di unione tra i coniugi. Vorrò anche io dei figli e ci terrò al fatto che loro abbiano un buon rapporto con me e con i loro nonni. Vorrei avere la possibilità di concedere un lavoro part-time a mia moglie visto che avrei molto a cuore che fosse lei ad accudire i nostri bambini e la nostra casa. Sono a favore della convivenza in quanto la ritengo una buona prova prima del matrimonio e dei figli; la penso come ad una buona preparazione per il resto della vita. Non divorzierei mai. Quando mi prendo un impegno serio lo porto sempre fino in fondo; in secondo luogo non vorrei mai causare dei problemi ai miei figli troppo grandi per loro. Credo che se si prende una decisione come quella di amare una persona per il resto della propria vita non si possa più rinnegare. E io non ci penso nemmeno a farlo.

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  31. Io provengo dal suo stesso modello di famiglia cioè padre e madre legati dal vincolo del matrimonio, due figli, io e mia sorella minore. Solo mio padre lavora, mia mamma ha deciso di smettere dopo la mia nascita per accudirci. Ho un buon rapporto con i miei genitori ma penso che il legame più forte sia quello con mia madre, avendola tutto il giorno a casa ho la possibilità di confrontarmi. Mio padre invece lavora fino a tardi come artigiano ed il tempo che possiamo dedicare al dialogo è ristretto alle serate in cui non ho impegni sportivi. Per fortuna io e mio padre abbiamo la stessa passione per lo sport che pratico, avendo lui giocato a basket per 12 anni, non esita ad accompagnarmi ad allenamento e a seguirmi quando ho partita. In questo modo possiamo recuperare il tempo in cui non stiamo assieme.
    No ho ancora le idee chiare riguardo alla famiglia che formerò, la mia idea è quella di sposarmi in Chiesa ed avere figli, non dico che non conviverò; riguardo al lavoro penso che sia una decisione che vada riflettuta all'interno della coppia tenendo con di tutti i fattori;la divisione dei compiti in famiglia sia netta: ognuno avrà i suoi compiti.
    Non priverò ai miei figli di essere educati anche dai nonni, cercando di farli passar più tempo con loro e con me affinché apprendano tutto quello che sanno loro ed io. L'abitazione sarà un problema che verrà affrontato una volta sposati.
    Concordo con Tosatto quando parla del divorzio, sarebbe una situazione difficile da far sopportare ai propri figli, facendoli andare da un genitore all'altro.
    Penso che il legame che hai con una persona come il matrimonio sia fatto di alti e bassi ma bisogna essere consapevoli che soltanto insieme i problemi si possono risolvere.
    Lorenzo

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  32. Convivenza o matrimonio? Ho letto diversi commenti che appoggiano sia l’una che l’altro e devo ammettere che non saprei da che parte schierarmi, secondo me per prendere una decisione del genere bisognerebbe anche pensarci un po’ sopra e valutare tutti gli aspetti (sia quelli positivi che quelli negativi) della persona con cui si pensa di trascorrere il resto della vita; ovviamente seguire il cuore può aiutare ma ci potrebbe anche portare a commettere lo sbaglio più grande della nostra vita.
    Io penso di far parte del modello familiare moderno. La mia famiglia è composta da: mio padre il quale lavora quasi tutto il giorno e lo vedo solo per qualche ora durante l’intero arco della giornata, mia madre la quale lavora solamente la mattina e da mio fratello più piccolo; La mia famiglia è un po’ diversa da quella che vedo normalmente quando vado a casa di amici, tra di noi c’è una sorta di fattore che ci induce a fidarci gli uni degli altri e forse è questo che ci lega cosi tanto; tra di noi ridiamo, scherziamo e ci prendiamo in giro a vicenda e questo ha portato una certa serenità e stabilità all’interno di casa mia che non mi riesce facile vedere nelle altre famiglie. Non dico che nella mia famiglia non si litighi mai, anzi, succede molto frequentemente che i battibecchi si trasformino in frenetiche discussioni però la cosa strana e che tutta la rabbia dopo scivola via e il giorno successivo tutti ci comportiamo, senza accorgercene, come se non fosse successo nulla. A volte è necessario sfogarci e buttare fuori tutta la rabbia presente nel nostro corpo, reperirla continuamente non fa altro che accrescerla e alla fine arriverà un momento dove uno scoppia e forse questa è proprio una delle tante cause delle separazioni.
    Se dovessi scegliere un modello familiare mi ispirerei a quello dei miei genitori, io crescerei i miei figli proprio come loro hanno fatto con me. Preferirei la convivenza al matrimonio poiché ritengo che sposarsi (in chiesa) abbia un significato superiore, per il matrimonio dovrei essere sicuro che la donna che avrò accanto per tutta la vita sia quella giusta. Per i figli che potrò avere cercherei di essere il più presente possibile per loro come padre ma di sicuro nei momenti di bisogno mi appoggerei ai miei genitori o a quelli della mia compagna senza però lasciare per troppo tempo i bambini con i nonni perché i genitori devo essere il più presente possibile durante la crescita dei propri figli

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  33. A casa siamo in quattro: io, mia sorella, mia madre e mio padre. Non posso affatto definirci come una classica famiglia degli anni settanta, perché ritengo che la mia sia completamente diversa.
    Mio papà ha un lavoro che gli occupa gran parte della giornata ed essendo l'azienda dove è impiegato abbastanza lontana da casa, lo riesco a vedere solo per un paio di ore la sera e durante i weekend. Anche mia mamma fino ad un anno fa lavorava a tempo pieno, perciò la maggior parte della mia infanzia l'ho passata affianco a mia sorella, molto più grande di me, e alle volte anche con mia nonna.
    Nella mia infanzia, a differenza di quella di molti altri, sono mancate le figure degli altri nonni, scomparsi in giovane età, e devo dire che questa assenza è stata per me significativa.
    Con i miei genitori ho un rapporto che si può definire quasi come d'amicizia, ci confrontiamo, parliamo e loro mi lasciano più libera di quanto un ragazzo degli anni '70 avrebbe anche solo potuto sperare.
    Per quanto riguarda la famiglia che penso e spero di avere un giorno, la immagino per alcuni aspetti simile a quella che ho ora mentre per altri completamente diversa. Penso infatti che il clima che ci sarà all'interno delle mura di casa debba essere di armonia ed allegria, perché dal mio punto di vista i genitori assillanti e insistenti ottengono meno di quanto potrebbero sperare.
    Vorrei riuscire, come ora mia mamma fa con me, ad accudire i miei figli; per questo vorrei ottenere un lavoro part-time in modo da occuparmi delle varie faccende di casa e contribuire allo stesso tempo al bilancio familiare.
    Ovviamente mentre io sarò al lavoro li lascerò all'asilo o dai nonni; credo sia importante per dei bambini passare del tempo con i propri nonni perché gli possono insegnare tutto ciò che io e loro padre non saremo in grado di fargli imparare. 
    Se voglio sposarmi? Certo che si, voglio consolidare ulteriormente il rapporto con la persona che amerò; sì, perché secondo me il matrimonio è il miglior modo per dimostrare effettivamente i propri sentimenti alla persona con la quale si vuole passare il resto della vita.
    Anche se potrebbe sembrare contraddittorio credo che il matrimonio potrebbe essere, se vissuto in maniera sbagliata, una causa di litigi, sentendosi i coniugi troppo vincolati da questo legame, da non riuscire a gestire la situazione.
    Sono d'accordo con molti miei compagni per quanto riguarda la convivenza, in quanto la ritengo un modo efficace per vedere se si è davvero fatti l'una per l'altro.
    Infine non vorrei mai divorziare, credo che sarebbe innanzitutto un avvenimento troppo sconvolgente per i figli e i coniugi stesso. Inoltre se decido di sposare una persona è perché sono fermamente convinta di voler passare assieme il resto della vita.

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  34. La mia famiglia è formata da cinque membri: io, mio padre, mia madre, mia sorella e mio fratello. Posso dire che la mia famiglia rispetto a quella degli anni settanta è una via di mezzo. Mio padre lavora fino a pomeriggio inoltrato mentre mia madre lavora solamente la mattina. Nella mia infanzia il ruolo dei nonni è mancato, e mia mamma si è presa le responsabilità di accudire me, mia sorella e mio fratello sacrificando ore di lavoro. Durante questo periodo mio padre ha continuato la propria attività lavorativa mantenendo la mia famiglia. Il rapporto con i miei genitori è abbastanza buono, anche se le mie idee sono totalmente diverse rispetto alle loro. Con i miei fratelli il legame è freddo, ci parlo poco, salvo determinate problematiche.Anche avendo idee differenti parlo molto con loro, soprattutto nel momento della cena, e spesse volte la chiacchierata si trasforma in una discussione accesa.
    Credo come ogni ragazzo, anche io da grande vorrei formare una famiglia, avendo come punto di riferimento quella creata dai miei genitori. Un metodo differente che utilizzerei è quello della suddivisione delle mansioni da svolgere all'interno della casa. Ogni membro famigliare deve avere un piccolo lavoro da svolgere in modo da aiutare me e mia moglie. Per arrivare a tutto questo è però necessario prendere un'ardua decisione: convivere o sposarsi? La convivenza molti la ritengono la tappa per arrivare al matrimonio, io non la penso in questo modo. In primo luogo se si ama veramente la propria partner la decisione potrebbe essere presa ad occhi chiusi. In secondo luogo il matrimonio rafforza e rassicura il legame che c'è tra i due soggetti. Nel matrimonio possono nascere dei problemi, a volte insuperabili e quindi si pensa al divorzio. E' una saggia decisione? Se torniamo indietro con gli anni il divorzio era una prassi assai sconosciuta. Piuttosto che mandare tutto all'aria si continuava a vivere con i vari problemi presenti. Ora invece il divorzio è diventato una cosa comune. Anche di fronte ai piccoli problemi si molla tutto e ci si presenta davanti ad un giudice. Credo che prima di buttarsi bisogna parlare con la moglie e discutere delle varie problematiche e prendere una decisione insieme. Riguardo all'accudimento dei miei figli voglio crescerli io insieme alla mia partner ma dando la possibilità ai miei genitori di prendersene cura nei momenti in cui siamo a lavoro.

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  35. Famiglia una delle parole più significative che conosco. Ognuno quando sente questa parola dalle mille sfaccettature pensa alla propria o al ideale immaginario che ha di essa!
    Io personalmente quando sento questa parola penso ai miei nonni che mi hanno crescita fin da piccola, quando i miei sono venuti in Italia io avevo circa due anni e mezzo, sono rimasta con i nonni. Il fatto che i miei mi abbiano lascito dai nonni per me non è stato un problema non lo vissuto come un trauma. Infatti ricordo quel periodo come il più bello della mia vita così spensierato. Poi all'età di sette anni i miei genitori mi hanno portato in Italia. Da questo periodo in poi non mi ricordo più come una bambina. Qui ho iniziato a conoscere le diverse sfaccettature della famiglia che prima ignoravo. Dopo qualche anno ho avuto altre due sorelle con una differenza di età tra me e loro non indifferente. Quando sono arrivata qui sono stata messa davanti a così tante realtà diverse da quelle che io conoscevo. Sono cresciuta molto in fretta anche perchè i miei non si sono mai comportati con me come se fossi una bambina ho sempre avuto delle responsabilità a cui ho dovuto rendere conto ma che comunque non mi hanno mai pesato! I miei all'inizio lavoravano tutti e due tutto il giorno fino a quando mia mamma non ha avuto le mie sorelle. Ogni tanto mi capita di fare il paragone tra me e le mie sorelle che ormai hanno otto anni e mi rendo conto, quanto la società influenza il carattere e il comportamento di un bambino. Da quando sono nate le mie sorelle mia mamma ha lavora part time in modo da riuscire a prendersi cura di loro e mio padre ha sempre lavora tutto il giorno.
    Personalmente non mi piace crearmi la favola del matrimonio e della vita tra rose e fiori perché ho realizzato ormai da tempo che questa esiste solo nei film. Io sono una persona che crede che l'unico modo per non rimanere delusa è non avere troppe aspettative ma nonostante questo come ogni ragazza ogni tanto mi viene il pensiero del matrimonio e dei figli. Posso dire che vorrei sposarmi verso i 25/26 anni in modo da vivere la mia giovinezza e la spensieratezza di questo periodo perché credo che nel momento in cui si crea una famiglia ci sono molte più responsabilità e problematiche che non si esauriscono mai. Sinceramente non ho ancora pensato se voglio rimanere in Italia o ritornare nel mio paese ma sicuramente uno dei due e non un altro paese perché sono stanca di sconvolgere tutto e partire! Mi piacerebbe vivere vicino ai miei genitori in modo che i mie figli abbiano un legame con i nonni come l'ho avuto io con i miei nonni che considerò le persone che mi hanno dato di più a livello educativo e affettivo. Vorrei avere due bambini e non di più perché so quanto impegnativi sono i bambini avendo io aiutato mia mamma con le mie sorelle! Ma prima di avere dei bambini ci rifletterò mille volte perché capisco quanto importante sia la scelta della persona con cui vuoi avere dei figli perché ti lega ad essa in un modo indelebile! Sono favorevole alla convivenza anzi penso che prima di prendere la decisione di pronunciare le fatidiche parole: finchè morte non vi separi, ci debba essere almeno una breve convivenza per essere certi di andare d'accordo quando si vive giorno per giorno con quella persona. Ma non sono d'accordo con il fatto di avere dei bambini prima di essere sposati. L'educazione dei miei figli penso che dipenderà molto anche da mio marito. E se la vita coniugale non va come si sperava sono favorevole alla separazione/divorzio perché se è finito l'amore ma soprattutto se non c'è il rispetto per la persona che si ha di fianco credo che sia meglio separasi che vivere giorno per giorno nell'infelicità! Penso che il matrimonio sia una delle sfide con più azzardo della vita e se lo sbagli puoi subire le conseguenze finché la morte non vi separi!

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  36. Il mio modello familiare è uguale come numero di componenti a quello degli anni 70, ma per quanto riguarda la situazione lavorativa è totalmente diverso. La mia famiglia è composta dai miei genitori (sposati con rito cattolico) mia sorella ed io. Entrambi i miei genitori lavorano e, quando ero piccola, passavo la maggior parte delle mie giornate dai nonni paterni, ai quali sono molto legata, perché i miei genitori hanno ritmi lavorativi molto diversi ed all’epoca facevano fatica a gestire i loro impegni con i miei.
    Quando è nata mia sorella minore, mia madre ha deciso di fare la richiesta per un periodo di lavorare part-time, per seguirmi durante il periodo delle elementari e per riuscire ad accudire mia sorella . Dopo tre anni è ritornata a lavorare a tempo pieno. Purtroppo il tempo che passo in tutta la giornata con i genitori è molto ridotto, l’unico momento in cui vedo mia madre è per cena oppure nei week-end o durante i mesi estivi quando è in vacanza, mentre il poco tempo che trascorro con mio padre dipende dai suoi turni lavorativi. Purtroppo a causa del lavoro mio padre è sempre molto stressato e tra me e lui non c’è un buon rapporto. Con mia madre ho invece un ottimo rapporto.
    Quando penso al mio modello di famiglia ideale lo immagino con me, mio marito ed i/il nostro/i figli/o quindi simile al modello di famiglia in cui vivo adesso. Anche per quanto riguarda l’abitazione preferirei vivere in una casa per conto mio e non troppo distante dai miei genitori o dai genitori di mio marito. All’inizio credo che andrò a convivere per un periodo con il mio compagno per capire se è lui la persona giusta con la quale voglio trascorrere il resto della mia vita. Successivamente se le cose andranno bene mi sposerò e insieme daremo vita alla nostra famiglia. Quando avrò dei figli cercherò di garantire loro per la maggior parte della giornata la mia presenza, assumendo il modello di lavoro part-time momentaneo, soprattutto nel momento del loro passaggio dall’asilo ai primi anni delle elementari. Passata questa fase ritornerò a lavorare a tempo pieno e cercherò di mantenere con loro un buon rapporto cercando di comprendere al più possibile le loro fasi di crescita ed aiutandoli a risolvere i problemi che si presenteranno nel loro cammino. Ovviamente i nostri figli potranno contare sulla presenza dei nonni e cercherò di fargli trascorrere più tempo possibile con loro perché i nonni sono una delle cose più preziose al mondo che abbiamo. Divorzierei solo in caso di assoluta necessità perché son consapevole di quanto dolore possa causare un divorzio nelle nostre vite soprattutto in quella dei miei figli.

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  37. Il modello di famiglia da cui provengo assomiglia in parte a quello degli anni ’70: un padre che lavora senza sosta, una madre che si prende cura di me e mio fratello. Però la differenza sta nel fatto che da circa 8 anni mia mamma è ritornata a lavorare, anche se part-time, visto che ormai io e mio fratello eravamo abbastanza grandi da non essere diciamo controllati come lo sono i bambini piccoli. E questo ha permesso ai miei genitori di non chiedere a nonni e zii di venire ad accudirci; anche per altri motivi, ma questo riguarda solo me e la mia famiglia in particolare.
    Però le somiglianze finiscono qua: i miei genitori, da quando abitano assieme, non hanno mai vissuto con i loro genitori, ovvero i miei nonni, ne dalla parte di mio papà ne dalla parte di mia mamma.
    Io mi sono trovato benissimo in questo contesto di famiglia, dico la verità. E credo che se mai mi sposerò o convivrò con qualcuno questo possa essere un giusto modello da seguire. Però ovviamente mai dire mai: ho compiuto da pochissimo 18 anni, e credo di non avere l’età giusta per sapere se mi sposerò o altro. E anche se avessi l’età giusta per saperlo, non ne ho la più pallida idea!
    Però ad alcune domande riesco a chiarirle adesso: se avrò dei figli, di certo li accudirò come hanno fatto i miei genitori con me e mio fratello più grande. Un genitore che lavora a tempo pieno, che potrebbe essere anche la moglie, e l’altro che si occupa dei bambini: poi, raggiunta un’età tale che permette ai figli di non dipendere totalmente dai genitori, anche l’altra persona potrà lavorare tranquillamente, forse meglio però part-time. Ovviamente poi qualche volta i figli staranno dai nonni di turno, ma non abbastanza perché diventino viziati.
    Un’altra cosa che riesco a chiarire adesso è la seguente: di certo non vivrò nel seminterrato della casa dei miei. Credo che staccarsi dai genitori sia la cosa più bella, ma anche al tempo stesso più difficile da fare. È quel momento in cui si capisce se si è abbastanza maturi da iniziare una propria vita, prendendo decisioni che vadano al bene della tua prossima famiglia, non quella dei tuoi.

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  38. Il modello famigliare da cui provengo è molto diverso da quello dei miei compagni a causa della mia diversa religione e mentalità.
    Prima che arrivassi in Italia vivevo assieme ai miei nonni paterni e alla mia famiglia attuale, la quale è composta da 6 membri: mio padre, mia madre, mio fratello, io e le mie due sorelle, una più grande di me l'altra più piccola. Quando sono arrivata qua ho cambiato l'idea della famiglia che voglio creare in futuro perchè mi sono confrontata con un'altra mentalità che non conoscevo per niente prima che arrivassi qua.Mi trovo molto bene in Italia anche se sento molto la mancanza dei miei nonni.
    Mio padre fa il cameriere in centro a Treviso, non lo vedo molto spesso perché lavora anche di sabato e domenica e non è molto presente a casa, invece mia madre non lavora, è sempre presente a casa dovendo occuparsi delle faccende domestiche, portare mio fratello a scuola e di tutto il resto.
    Il rapporto con i miei genitori è buono, anche se come in ogni altra famiglia ci sono momenti belli e brutti, sono più legata a mia madre, mi è stata sempre vicina, invece con mio padre non sono molto legata perché sin da piccola non è stato molto vicino a me e ai miei fratelli, ha dovuto sempre andare da un paese ad un altro in cerca di lavoro per garantirci una vita migliore.
    Per quanto riguarda il mio futuro penso certamente di sposarmi e creare una famiglia avendo come punto di riferimento quella creata dai miei genitori, ma a differenza di loro non vorrei che i miei figli vivessero insieme a nonni perché diventerebbero molto viziati ( lo dico per esperienza famigliare), ma questo non significa che voglio rompere i legami tra i nonni e i miei figli,un altro aspetto che vorrei cambiare è quello della suddivisione delle mansioni da svolgere all'interno della casa.
    Tra convivenza e matrimonio sono a favore del matrimonio perché la convivenza non è accettata dalla mia religione inoltre se si ama una persona veramente non c'è bisogno di una prova di matrimonio ( convivenza), per quanto riguarda il divorzio sono d'accordo con i miei compagni, se in un rapporto il legame di fiducia viene spezzato oppure non c'è dialogo fra di loro è meglio divorziare che rendere la vita " un inferno" ai propri figli, ma certamente divorziare è una brutta cosa che lascia un vuoto profondo nella vita di tutta la famiglia soprattutto nella vita dei figli.

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  39. La mia famiglia non si può considerare tradizionale come quella di tanti altri miei compagni sotto molti aspetti, tutto si è svolto un po' al contrario. Prima i figli, poi una casa e infine il matrimonio. I miei genitori infatti si sono conosciuti quando mia madre aveva già una figlia e pochi anni dopo la mia nascita hanno deciso di sposarsi. Non credo che la mia educazione sia stata condizionata dal fatto che la mia famiglia non fosse come tutte le altre, stabile e con un gran numero di parenti da incontrare solo nelle festività, e questo per me non è stato nemmeno un grande peso. Per questo non condivido l'opinione di chi sostiene che bisogna per forza essere sposati per poter avere dei figli, quando si è piccoli non ci si rende nemmeno conto di cosa sia il matrimonio e quando ho partecipato a quello dei miei genitori per me non c'è stato alcun cambiamento, abbiamo continuato a vivere nella stessa casa e con le stesse abitudini di quando esisteva solo la convivenza. Non è il matrimonio che crea una famiglia. Questo non significa che non sia importante, probabilmente anch'io da grande mi sposerò, ma non è mai stato il mio primo pensiero. Non sono per nulla contraria alla convivenza, e in realtà pensare a due persone che vanno a vivere sotto lo stesso tetto solo dopo aver celebrato il matrimonio mi spaventa un po'. E il divorzio? Di certo non se lo augura nessuno, ma essere costretti a rimanere con la propria moglie o il proprio marito per il puro obbligo di farlo non è altrettanto giusto. Certo, lo si fa per i propri figli, ma personalmente non credo che vivere con due persone che non si parlano solo per tener stretta l'immagine della famiglia tradizionale sia la cosa migliore. Alla fine, ne soffrono tutti comunque.
    Se ora devo pensare alla famiglia che desidero avere in futuro, ci sono aspetti per cui non vorrei fosse una copia della mia. E non è per la sua diversità, bensì per i rapporti che abbiamo creato. Avrei piacere nell'avere uno o due figli, e vorrei imparare dagli errori che ho sperimentato per instaurare un buon rapporto con loro. Non potrei mai però rinunciare a un lavoro, rimanere a casa ad accudire i bambini e occuparsi solo delle faccende domestiche è esattamente il contrario di ciò che voglio per quando avrò una famiglia. Non credo che una donna debba rinunciare a sé stessa per avere una famiglia, in fondo, un uomo lavora eppure fa il padre, perciò perché questo non dovrebbe valere anche per la categoria femminile? Ciò che secondo me è più importante è costruire una relazione sana e sincera, è il sentimento ciò che più conta, perciò il matrimonio e tutto ciò che ne consegue sono e saranno sempre importanti, ma non sarà questo a determinare la stabilità in una famiglia.

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  40. La famiglia da cui provengo é molto numerosa: siamo in quattro fratelli (tre sorelle ed un fratellino) e i miei genitori. Da sorella maggiore, a causa delle attenzioni riservate ai miei fratelli più piccoli, sono stata seguita di meno dai miei genitori e ciò mi ha reso più distaccata da loro. Questo anche a causa degli impegni lavorativi di entrambi i miei genitori, che vengono tenuti lontani da casa a lungo, e con cui passo solo i fine settimana. Essendo molti in famiglia i sacrifici sono sempre stati all'ordine del giorno, ma ciò non ha impedito di avere un clima famigliare sempre allegro e sereno. La mia famiglia ideale me la immagino meno numerosa di com'è la mia adesso, vorrei sposarmi, avere un lavoro part-time per poter stare con i miei figli, occuparmi di loro e dargli una buona educazione. Prima di questo, però, vorrei trovare un fidanzato con cui passare il resto della mia vita, ma per capire ciò prima vorrei convivere con lui per capire se è l'uomo giusto per me (essendo fortemente contraria al divorzio). Vorrei che mio marito avesse un buon lavoro, con il quale mantenga la famiglia, ma che non lo tenga troppo lontano da casa. Sicuramente non rimarrò qui in Italia ma mi trasferirò all'estero, ciò vorrà dire che il rapporto con i nonni sarà molto occasionale.

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  41. Carissimi tutti, notizie esaltanti: i vostri rituali vudù hanno avuto effetto, restero' a casa per tutta la settimana! Chi doveva recuperare il debito, si prepari per lunedì prossimo. Cercate di non conficcare lo spillone troppo in profondità nelle carni della bambolina che mi rappresenta. Siate certi che ritornerò!

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  42. Il mio modello di famiglia, essendo io di origini cinesi, è completamente diverso dei miei compagni di classe a causa della mia diversa religione e cultura.
    La Cina è sempre stata riconosciuta come un paese in cui varie generazioni vivono sotto lo stesso tetto, formando una unità familiare numerosa. Ma non sono molti a conoscere che riceviamo da sempre una educazione severa al quale siamo imposti a doveri di obbedienza e di mantenimento dei genitori, quando questi avranno raggiunto una certa età. Gli elementi più importanti nel nucleo familiare, infatti, non sono i giovani ma gli anziani ai quali viene riservato il massimo rispetto ed aiuto.
    In Occidente il matrimonio è quasi sempre una questione di scelta individuale, dettata da sentimenti o da convenienze. In Cina invece era, fino a qualche tempo fa e forse questa tradizione non è del tutto scomparsa, frutto della scelta dei genitori o di patti che si stipulavano tra famiglie.
    Però con lo sviluppo industriale, il movimento delle grandi masse dalle zone rurali ai grossi centri urbani e con la globalizzazione ha quindi modificato la famiglia patriarcale. I giovani oggi possono scegliere la propria compagna e di formarsi una famiglia del tipo nucleare, benché ancora radicato sia il concetto dell'assistenza ai genitori, non più come obbligo, ma come dovere morale. In conclusione mi sempre di avere una vita già tutta programmata e essendo nata in italia ho da sempre idee,intenzioni e programmi diversi, ma prima di prende delle decisioni ho sempre bisogno di scontrami con i miei genitori.

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