Lo sappiamo bene: l'illuminismo ha innovato in ogni campo. Lo spirito illuministico è, nella sua essenza, una rivolta contro la tradizione e contro il principio di autorità implicitamente operante in ogni pratica considerata vera in sé in quanto proveniente dal passato. Questo fervore di demistificazione di verità ritenute incrollabili ha operato - com'è ovvio - anche nei confronti della lingua, cioè dello strumento principe per mezzo del quale si doveva concretizzare quella predicazione della razionalità che era uno dei pilastri della cultura illuministica. Non si può infatti dare una buona comunicazione se non si usa efficacemente il linguaggio. Dunque, che cosa ne pensavano gli illuministi lombardi dell'italiano?
Prima di leggere la risposta nel testo che potete leggere cliccando sul link qui sotto, ricordiamoci qual era la condizione dell'Italia nel XVIII secolo: una penisola politicamente divisa, ormai da secoli sottoposta al controllo di potenze straniere (dal 1559 la Spagna e a partire dal 1714 dall'Austria), con una koinè linguistica limitata alla belle lettere, che ovviamente, in un paese per lo più analfabeta, circolavano pochissimo. L'italiano esisteva ufficialmente dai primi decenni del Cinquecento, ma nella produzione di nuovi testi era prescritto l'utilizzo del vocabolario, della morfologia e della sintassi di Dante, Petrarca e Boccaccio, cioè di autori di due secoli prima. L'italiano nel '700 non era dunque una lingua viva nel senso moderno del termine, in quanto effettivamente non era parlata praticamente da nessuno. Inoltre, anche chi la padroneggiava, l'aveva acquisita, in fondo, in modo non dissimile dal latino, cioè studiandola su testi di quattro secoli prima e su un repertorio di argomenti - per forza di cose - di carattere letterario, non di vita quotidiana o di attualità. E' in questa prospettiva che va letta la polemica di Alessandro Verri, apparsa sul "Caffè" nel 1764. L'obiettivo contro cui si scaglia è l'Accademia della Crusca, cioè l'istituzione culturale che, dalla sua fondazione nel 1583, si occupava di redigere un vocabolario dell'italiano rispettoso della proposta purista e arcaizzante, in materia linguistica, di Pietro Bembo.
Oggi per molti aspetti siamo in una situazione diametralmente opposta: l'italiano esiste come lingua viva, ma l'atteggiamento complessivo degli italiani è di grande disattenzione nei suoi confronti. L'italiano è vissuto come una lingua periferica, provinciale, troppo complicata, poco concreta, di cui complessivamente è bene vergognarsi. Impazzano forestierismi d'ogni tipo, in particolare americanismi e anglicismi; il lessico è piatto e povero, e rispecchia un apprendimento per lo più di basso livello televisivo; la sintassi è mal padroneggiata tanto dalle generazioni passate, ancora in larga misura parlanti il proprio dialetto regionale, quanto da quelle giovani. Anche le istituzioni usano un linguaggio burocratico inutilmente complicato e privo di contatto con l'uso vivo, si direbbe da 'azzeccagarbugli', dimenticando l'importanza di comunicare con chiarezza ed esattezza. Abbiamo una straordinaria letteratura, considerata tra le eccellenti del mondo, ma troppo complessa per la maggior parte delle persone. Insomma, se paragoniamo l'italiano al francese, al tedesco, allo spagnolo, la nostra lingua è la più maltrattata di tutte, anche se - in linea di principio - non c'è persona che non riconosca come la lingua nazionale sia un fattore identitario fondamentale. D'altro canto maltrattiamo anche i nostri monumenti, disertiamo i nostri musei, sconosciamo l'arte che è il nostro tesoro più prezioso, disprezziamo la civiltà musicale italiana, di primissimo livello a livello mondiale. Con tutto questo, incredibilmente, l'italiano continua ad essere una lingua amata e abbastanza studiata dagli stranieri, anche se meno che in passato.
Consegne
Allora, dopo aver letto il testo di Alessandro Verri, provate a fare nei commenti la vostra personale proposta per l'italiano di domani: come deve cambiare la nostra lingua per renderla più adeguata a reggere la sfida della competizione globale e del monopolio dell'inglese? Raccoglieremo tutti i migliori suggerimenti e li faremo pervenire alla casella di posta elettronica dell'Accademia della Crusca, che ovviamente esiste ancora.