Tutti ci proveniamo, tutti - presto o tardi - finiamo per formarne una. La famiglia ha un ruolo insostituibile nella vita di una persona: è nella famiglia che si forniscono a un bambino gli strumenti materiali, conoscitivi, morali per affrontare la vita; è in seno alla famiglia e in relazione alla famiglia che ci si forma la prima immagine di sé, il primo abbozzo di identità: ciò che siamo, ciò che vogliamo diventare, ciò che ci sforzeremo di non essere. Si può provocarla, tradirla, sabotarla, allontanarsene, rinnegarla, ma la famiglia è sempre lì, che lavora dentro alla nostra testa a rappresentare l'archetipo, o il peccato originale, comunque sempre la pietra di paragone con la quale misuriamo tutte le nostre relazioni sociali.
"Non sarò mai come mio padre", oppure "non farò mai a mia moglie ciò che mio padre ha fatto a mia madre", oppure "voglio una vita che si tenga lontana dalla prigionia della quotidianità familiare": qualsiasi cosa si sia detto o pensato, una volta, cento volte, da sempre e per sempre, ha comunque molto a che fare con l'esperienza vissuta nell'infanzia, in relazione con le persone più importanti della nostra vita: i genitori.
Ma la famiglia è un istituto storico, la sua struttura non è statica, cambia in relazione alle sollecitazioni prodotte da ogni epoca. La famiglia produce la società, ma è a sua volta prodotta, trasformata, influenzata dalla società, in un gioco incessante di reciproco scambio.
Vent'anni separano la nostre famiglie di origine. Quella in cui sono nato era una famiglia tipica degli anni '70: padre e madre legati nell'indissolubile vincolo del matrimonio religioso; due figli, maschio e femmina; unico percettore di reddito; la madre che sceglie di abbandonare il lavoro per far fronte all'accudimento dei figli; divisione dei compiti familiari piuttosto netta; scelta di vivere in un alloggio di proprietà familiare, indipendente dalle famiglie di origine, quelle dei nonni.
Negli anni '70 i divorziati erano pochissimi (aborto e divorzio sono stati introdotti nel 1975); stranieri non se ne vedevano in giro; in estate si andava in vacanza per un mese partendo sull'utilitaria FIAT di ordinanza (italiane erano il 90% delle auto in circolazione); i rapporti con i nonni, che vivevano nelle vicinanze, erano regolari e frequenti.
Ma questo è il passato.
Negli anni '70 i divorziati erano pochissimi (aborto e divorzio sono stati introdotti nel 1975); stranieri non se ne vedevano in giro; in estate si andava in vacanza per un mese partendo sull'utilitaria FIAT di ordinanza (italiane erano il 90% delle auto in circolazione); i rapporti con i nonni, che vivevano nelle vicinanze, erano regolari e frequenti.
Ma questo è il passato.
Oggi, se mi guardo intorno, mi pare che il mondo sia stato investito da un cataclisma naturale. Quel modello di famiglia, se pure esiste ancora, è sempre meno centrale e sempre più una eventualità fra le mille varianti possibili.
Mi chiedo e vi chiedo allora: qual è il modello familiare da cui provenite? Quando pensate alla famiglia che formerete, come ve la immaginate? Ad immagine e somiglianza della vostra, oppure completamente diversa? Cosa vi piace, cosa non vi piace del vostro modello familiare? Vi sposerete? Convivrete? Se sarà il caso, divorzierete? Avrete figli? Come li accudirete? Li farete crescere dai nonni? Rinuncerete al lavoro per loro? Come distribuirete gli incarichi familiari? Andrete ad abitare al piano terra della villetta di famiglia? Oppure prenderete in affitto un loft a Manhattan, lontano da tutto e tutti?
Per ricostruire la storia della famiglia italiana ci sarà tempo; per il momento a voi la parola.
VI ASPETTO... TUTTI (entro il 25/01/2014)
Ecco la famiglia di oggi secondo il direttore marketing del Mulino Bianco. Un'immagine sempre meno verosimile, sempre meno al passo coi tempi. |