
Un articolo su "batar marso"
Come ogni anno infuria la polemica riguardo ad Halloween. "E' una festività estranea alla nostra storia e alla nostra cultura, che si è fatta breccia in Europa grazie all'imposizione subdola di mass media e pubblicità, ed è per giunta macabra e poco salutare" dicono le persone più attempate; "è un modo come un altro di divertirsi e di lasciarsi piacevolmente contaminare da tutto ciò che di più intrigante esiste al mondo" ribattono molti fra i più giovani.
Di certo, siamo sempre più invasi da oggetti, pratiche, rituali, da una cultura che è perlopiù quella americana: jeans, felpe col cappuccio, rap, toast, hamburger, binge drinking, black friday, fast food, ecc. Per non parlare della lingua italiana, che è ormai irrimediabilmente inquinata da termini anglosassoni. Al contrario, antiche tradizioni, sopravvissute per secoli, restano abbandonate in un angolo e vengono presto dimenticate. Per esempio 'batar marso', tradizione antica e tutta veneta. Abbiamo avuto nonni e genitori che hanno battuto marzo, o festeggiato il carnevale, ma nessuno di loro ha suonato campanelli chiedendo: "Dolcetto o scherzetto?". Perché, allora, oggi la tradizione importata, posticcia e decontestualizzata prospera e la tradizione vera è disconosciuta.
Voi che appartenete alla nuova generazione siete esterofili o tradizionalisti? E' un male aprirsi alle altre culture o è la normalità di un mondo sempre più ridotto a villaggio globale?
Halloween o “batar marso”?
RispondiEliminaSiamo ormai invasi da culture, usi e costumi esteri che fino a qualche decennio fa erano a noi sconosciuti. Alcuni lo vedono come un vantaggio ed un’opportunità per integrare e conoscere le culture sparse per il mondo; altri lo considerano un evento deleterio per le tradizioni e i costumi locali. Io penso che sia giusto conoscere le culture di altri paesi, in modo da arricchire il proprio bagaglio culturale. Bisogna però, mantere un certo distacco e non farsi condizionare da esse in modo da perdere la propria identità personale e collettiva. I dialetti, ad esempio, sono sempre meno diffusi in quanto alcune lingue stanno contagiando sempre più paesi, con il rischio di diventare lingue internazionali. Un altro esempio può essere quello dei ristoranti tipici di un determinato luogo, i quali sono sempre più rimpiazzati dalle catene di fast food o da grandi multinazionali. Questo avviene perché le multinazionali, avendo un capitale imponente e producendo in serie, vendono la merce a prezzi molto bassi a discapito della qualità del prodotto. Questo processo porta molte persone (di solito i meno tradizionalisti) ad acquistare presso questi colossi, andando a ledere la vitalità delle piccole realtà.
L'esperienza ci dice che stiamo andando verso l'unificazione globale e la scomparsa delle tradizioni. Come sarà un mondo totalmente globalizzato? A mio parere sarà vuoto e senza identità, come un' informe massa che vaga senza meta.
E' vero, ormai America e Europa ci sembrano così vicini, quando in realtà parliamo di 2 continenti differenti e separati dall'Oceano Atlantico, tra l'altro; ciò ci porta ad una visione del mondo sempre più piccola e minimale, ma è proprio da questo aspetto, che piano piano ci avventureremo sempre di più al fuori, oltre la Terra e scopriremo nuovi pianeti, costellazioni perché ormai sappiamo già tutto del nostro pianeta, o quasi. L'uomo per me ha sempre bisogno di innovazione, non possiamo progredire tornando di nuovo tutti nelle proprie aule a disprezzare le altre, perché noi odiamo ciò che è diverso da noi. Ci siamo conosciuti tutti, tutto il Mondo si è conosciuto nella grande Aula Magna chiamata globalizzazione, ora siamo tutti bene o male uniti, è arrivato momento di conoscere le altre scuole.
EliminaSiamo in continua evoluzione, che noi lo vogliamo o no, e gli strumenti che sono stati creati negli ultimi decenni ci hanno portato inevitabilmente ad una globalizzazione generale, soprattutto dal punto di vista culturale. Sono molte le persone che ritengono questo contagio negativo, affermando che perdendo le tradizioni di un paese questo perda, da un certo punto di vista, anche la sua identità. Ciò che viene spesso messo da parte è, invece, il punto di vista economico, ovvero il modo in cui, attraverso questi cambiamenti, molte persone riescano a trarne profitto. Grazie ai mass media, infatti, ormai tutto riesce a propagarsi, e molti, sapendo utilizzare i mezzi di comunicazione di massa, riescono a strumentalizzare la società.
RispondiEliminaE’ bello vedere come vari tratti di mondo riescano ad avere tanto in comune, ma ritengo le persone dovrebbero riuscire a vedere la realtà in modo oggettivo per riuscire a comprendere che non tutto ciò che li circonda è casuale, ma che spesso le loro decisioni sono controllate da qualcuno in grado di trarre profitto dalle loro decisioni.
E’ vero la globalizzazione e l’innovazione sono processi ormai inevitabili e per alcuni aspetti hanno favorito il progresso dell’umanità in molti campi in particolare in quello tecnologico, medico e scientifico. Però le nostre tradizioni vengono sostituite con delle altre provenienti dagli Stati Uniti D’America e quasi mai riusciamo ad imporre le nostre nel mondo.
EliminaE’ vero che queste usanze importate hanno un impatto positivo sulla nostra economia ma dobbiamo considerare anche l’impatto sulla nostra salute e sull’ambiente.
Per questo motivo i mass media italiani dovrebbero sponsorizzare le tradizioni locali. Infatti la diversità arricchisce il mondo e molti turisti incuriositi possono essere attirati dai nostri usi, aumentando cosi la ricchezza,economica e non solo, del nostro Paese.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaAttualmente si sta verificando una globalizzazione delle tradizioni, della lingua, dei cibi, dei costumi, ecc.. Per esempio ormai in tutto il mondo si festeggia Halloween, si mangiano cibi appartenenti ad altre culture, come la diffusione dei cibi orientali anche in occidente. Spesso queste innovazioni portano alla morte di altre tradizioni più antiche, come in Veneto la perdita del “batar marso”.
RispondiEliminaSecondo me questa (perdita) di cultura è un effetto negativo per la nostra società. Dalle tradizioni locali infatti si risale all’ origine delle persone e dei loro comportamenti. Per esempio dalle lingue regionali si risale alle diverse influenze straniere che ha avuto un area geografica, così identificando la provenienza anche attraverso il suo accento. Tuttavia oggi c’è sempre una maggiore unificazione linguistica. Non affermo che tale fatto sia un fenomeno negativo, anzi semplifica le comunicazioni. Però secondo me la bellezza del mondo è la sua variabilità: ci sono infiniti tipologie di animali con infinite razze, lo stesso vale per l’uomo che dovrebbe avere infinite culture e tradizioni, invece con questa globalizzazione non si provoca altro che la loro dissoluzione.
Un ulteriore problema dell’unificazione culturale è la provenienza degli usi e dei costumi. Infatti la maggior parte delle nuove “festività” hanno origini da paesi economicamente molto potenti che utilizzano tali momenti per mercificare e strumentalizzare i loro prodotti. Basti pensare ad Halloween che dovrebbe essere un giorno per ricordare i morti, invece è diventato unicamente l’arricchimento del settore dolciario.
Quindi bisogna stare molto attenti su ciò che viene importato, come nelle merci c’è il controllo doganale, così anche per le nuove tradizioni bisogna essere consapevoli delle loro reali finalità e svolgere un accurato controllo eliminando tutto ciò che porta alla scomparsa del folclore locale.
Cristal Maiorana
EliminaSecondo me considerare la globalizzazione un effetto negativo per la società e poi sostenere che "dalle lingue regionali si risale alle diverse influenze straniere che ha avuto un area geografica" è un po' una contraddizione perché con questo vuoi dire che proprio dalle influenze straniere che siamo diventati ciò che siamo, quindi lo considererei un fattore a favore della globalizzazione e non contro. Però sono d'accordo del fatto che la globalizzazione sta provocando l'estinzione e la dissoluzione delle culture e tradizioni che rendono bello e vario il mondo. Con questo non voglio dire di chiuderci ed escluderci dal diverso e dal nuovo, ma bensì accettarlo senza farci sovrastare e facendo valere le nostre usanze, un esempio è halloween che la sua diffusione in italia ha messo in secondo piano la festività dei morti, tradizione locale.
Halloween o “batar marso”?
RispondiEliminaNel linguaggio comune siamo soliti ad usare molti vocaboli che non si riconducono alla lingua italiana ma che derivano dalla cultura straniera. Secondo la mia opinione la lingua di ogni paese racconta un po’ la sua storia, ed è sbagliato includere dei termini che non l’hanno minimamente aiutata a svilupparsi. È vero che sempre di più stiamo diventando un villaggio globale, ma non per questo dovremmo stravolgere un carattere della nostra cultura come la lingua. In Spagna per esempio, i cittadini sono molto legati allo spagnolo, e non appena si introduce una nuova parola di uso internazionale viene “spagnolizzata”: l’espressione computer, conosciuto in tutto il mondo, diventa ordenador, la parola mouse si traduce in ratòn… Ma non sono solo i termini ad introdursi, siamo stati invasi anche da oggetti, pratiche, rituali, feste, come ad esempio Halloween, estranea alla nostra storia e alla nostra cultura, ma che è giunta fino in Europa grazie all’aiuto di media e pubblicità. In Italia si è cominciato ad avvertirla negli anni ’80, grazie soprattutto alla trasmissione di film americani, ma è dagli anni ’90 che in verità la si comincia a “festeggiare”, con il classico “dolcetto o scherzetto”, con feste e travestimenti. Negli ultimi anni però Halloween ha assunto caratteri consumistici, che l’hanno portata ad essere uno dei giorni più attesi dell’anno. Il fatto però di inglobare sempre più elementi di altre culture, ci porta a dimenticare molte caratteristiche della nostra, per esempio una festa tipica veneta: “batar marso”. Questo evento si celebrerebbe tra fine febbraio e inizio marzo, e segna il cambiamento, dal periodo invernale a quello primaverile. Caratterizzano questa festa i giovani e i ragazzini che sono “titolari della continuità, simboli della potenza generativa” che girano per il paese, battendo, come dice il nome, qualsiasi oggetto facendo più rumore possibile, con lo scopo di risvegliare la primavera. Questa è ormai una tradizione dimenticata, ma come questa ce ne sono molte altre, e a mio parere è sbagliato, perché noi giovani nel presente conosciamo di più le culture estere perché sono state introdotte nel nostro sistema piuttosto di quelle che racconterebbero un po’ di più la nostra storia.
Hai ragione, attraverso le culture estere abbiamo perso le nostre come ad esempio ” batar marso”, sostituito da Halloween. Riferendosi a quest’ultima festività hai scritto che ha assunto caratteri consumistici diventando uno dei giorni più attesi dell’anno, inserendo
Eliminaun sentimento negativo a riguardo. Halloween rende il 31 ottobre una gioia per i bambini, un divertimento ed un ritrovo per gli amici più cari, non ricordando più la festa dei morti la quale diventerebbe una giornata triste e dolorosa. Inoltre, sostieni che le nostre tradizioni non debbano essere dimenticate perché racconterebbero la nostra storia. Sono d’accordo, però il passato come dice la parola è “passato” e non ritornerà mai più, quindi va dimenticato o perlomeno ricordato in piccola parte. Oggi dobbiamo affrontare il futuro e perciò accogliamo le festività o qualsiasi innovazione proveniente dall’estero, poiché sarà sicuramente interessante e inoltre arricchirà il nostro bagaglio culturale.
L’importazione di nuove culture e la contaminazione reciproca di esse l’una tra le altre è l’effetto più lampante di un mondo sempre più rivolto alla costruzione di un unico villaggio globale, dove ognuno può sentirsi a casa un po’ ovunque.
RispondiEliminaPensandoci bene, questo processo di aggregazione ed impoverimento delle culture locali ha accompagnato da sempre la storia dell’uomo all’insegna della pace comune e dell’identificazione di una società unica tra i popoli. Dagli usi e costumi alle lingue, passando per le valute monetarie e l’alimentazione, tutti gli aspetti della vita hanno subito questo sviluppo. Se così non fosse oggi non saremmo “italiani”, “europei” e neppure “amici” perché vivremmo tutti isolati ed incapaci di capirci l’un gli altri.
Una domanda sorge però spontanea? Qual è l’elemento che fa diventare tradizione un aspetto di una determinata cultura rispetto a quello di un’altra? Calando la questione nel contesto del dibattito: perché nel villaggio globale è diventata tradizionale la festività di Halloween e non quella del Batar Marso?
A mio avviso l’elemento determinante è la visibilità. Halloween è stato reso popolare grazie ai media e soprattutto alle trasmissioni televisive, che sono per la maggior parte statunitensi. Se riconosciamo nella visibilità l’elemento cardine per la formazione della cultura comune, è impossibile non riconoscere nel villaggio globale un profondo disequilibrio tra i popoli a vantaggio dei ricchi e dei potenti del pianeta, ovvero la parte occidentale.
In conclusione, la contaminazione delle culture è necessaria per i seguenti motivi: 1) garantire l’esistenza di un mondo dove ognuno può sentirsi a casa indipendentemente da dove si trova; 2) creare un sentimento di uguaglianza e fratellanza reciproca; 3) per salvaguardare la pace; beni che sono di primaria importanza anche a discapito di chi, per mancanza di mezzi economici, si trova in una situazione di discriminazione.
1)Siamo sicuri che un posto in cui ci sentiamo dappertutto a casa nostra, senza nessun tipo di diversità, sia piacevole da vivere?
Elimina2)Non si potrebbe creare un sentimento di fratellanza, uguaglianza e pari diritti pur mantenendo le proprie tradizioni?
3)Non si dovrebbe riuscire a mantenere la pace anche con usi e consuetudini profondamente diverse?
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Eliminacarissimo Daniel,
Eliminatrovo che sia bellissimo difendere la "diversità" ed esaltarla come valore aggiunto dell'umanità ma mi sembra che questo venga fatto in nome di una profonda ipocrisia. Ti rispondo, per comodità, per punti:
1) assolutamente sì. Cosa c'è di più piacevole che andare ovunque si voglia senza preoccuparsi di doversi adattare a stili di vita diversi? Non ti sarebbe forse piaciuto, come mi sembra di aver capito dalle tue lamentele, trovare un posto pulito ed una cucina come la nostra a Brighton?
2) Sappiamo benissimo che per creare un senso di unità e di appartenenza alla stessa fazione è necessario trovare analogie tra le culture e riscontrare che, in fondo, si è tutti dalla stessa parte. Se oggi il mondo è ancora teatro di diverse guerre significa che questo sentimento di remare tutti dalla stessa parte ancora non esiste e che ancora prevalgono gli interessi nazionali, che non sono altro che la pretesa di una nazione di essere superiore all'altra;
3) dal punto di vista teorico chiaramente sì, non solo bisognerebbe ma sarebbe auspicabile.
Quello che penso, riassumendo, è che difendere le diversità è una cosa praticabile solo nella teoria ma poi ognuno di noi nel concreto, come te a Brighton, ritiene le proprie tradizioni le migliori e pretende di ritrovarle in giro per il mondo.
Siamo pronti a lasciar spazio alle innovazioni accantonando le tradizioni?
RispondiEliminaIn questo momento storico stiamo assistendo ad una forte globalizzazione di lingua, festività, cibo. Le tradizioni locali lasciano sempre più spazio alle tradizioni estranee.
Se viaggiamo in uno stato estero, troveremo fast food, catene di supermercati, di abbigliamento, che troviamo anche in Italia, questo ci fa capire quanto la globalizzazione influenza la nostra vita.
Le tradizioni locali lasciano sempre di più spazio a festività e usanze straniere. Un esempio è “Batar marso” una tradizione veneta che veniva fatta da grandi e piccini per scacciare la primavera, oggi non è più praticato ed é stato dimenticato, mentre hanno preso piega nuove festività come ad esempio Halloween, festività importata dagli Stati Uniti e molto popolare ormai in tutto il mondo.
Queste feste non tradizionali sono state accolte favorevolmente perché riempiendo i locali portano un introito economico, nei negozi vengono venduti oggetti inerenti, così queste feste diventano feste commerciali.
Secondo me, questo inserimento di innovazioni, perdendo le nostre, ha effetti soprattutto negativi perché gli stati perderanno ciò che li caratterizza e li rende unici, quindi quando andremo in uno stato estero non troveremo più la festività che li caratterizza, il piatti tipico o la lingua madre dello stato. Troveremo invece festività molto conosciute in tutto il mondo, fast food presenti ovunque e la lingua per la comunicazione sarà sicuramente l’inglese che ormai è diventata la lingua per eccellenza del viaggiatore.
Penso che queste novità vadano accettate, ma con moderazione, sapendo di non dover accantonare le proprie tradizioni che si tramandano da secoli.
Sicuramente i più conservatori sono gli anziani, molto legati a tradizioni e usi della propria terra, sono molto meno propensi alla globalizzazione in così tanti campi. Al contrario, però, le nuove generazioni sono sempre più vogliose di novità e qualcosa di veloce e pratico per la vita di tutti i giorni.
Dovremmo essere sempre aperti a nuove culture e tradizioni e dovremmo essere altrettanto capaci di esportare la nostra. Le tradizioni sono ciò che rendono un paese attraente per chi viene dall’estero, ciò non significa però che importare ed esportare tradizioni da altri stati influisca negativamente sul turismo in quanto le tradizione copiate in e da altri paesi non sono altro che blande imitazioni dell’originale.
RispondiEliminaDa un po’ di anni si parla della questione Halloween perché questa è una tradizione importata di recente dai paesi anglosassoni. Anche il giornalista di Rete4 Mario Giordano si è schierato contro questa festività non italiana e lo ha fatto rompendo delle zucche con una mazza da baseball tricolore, e come sabbiamo bene il baseball è uno degli sport più popolari nella nostra Italia.
E’necessario distinguere tra le tradizioni che si aggiungono e creano anche curiosità, convincendoci magari a visitarne il paese d’origine, e le tradizioni che si sostituiscono facendo così perdere un tassello importante della storia di un paese.
Bisogna quindi trovare un criterio che ci faccia capire cosa importare e cosa no mettendo “dazi e barriere” alle culture così diverse dalla nostra o così dannose da poter cancellare quella autoctona.
Tuttavia le tradizioni di uno stato vanno e vengono anche in modo naturale. Il modo sta cambiando in fretta e a volte alcune tradizioni non trovano più spazio nel nostro tempo, come Batar Marso o come la piccola fiera che si faceva per i bimbi del quartiere.
Non è colpa di nessuno se non si fanno più, hanno trovato il loro tempo, un tempo in cui sono nate, sono diventate importanti e poi sono scomparse, a volte il momento di cambiare arriva e basta e sarebbe arrivato anche senza halloween.
C’è da dire però che tutte le tradizioni che vengono trasferite da un paese all’altro sono manovrate da fini economici. Il capitalismo, che va dai mass media ai centri commerciali e a tutte le catene di negozi, ci spara in faccia gadget, decorazioni, vestiti e chi più ne ha più ne metta che quasi ci obbligano a comprare e a spendere più del necessario perché spendere piace. Perché ostentare quel che non si ha piace.
Un problema rilevante riguardante il nostro tempo è quello dell’invasione nella nostra cultura di oggetti, pratiche, rituali da una cultura che è perlopiù quella americana. Chiari esempi di ciò possono essere Halloween, il rap, gli hamburger e i fast food. Un altro esempio lampante, proveniente da un’altra cultura, può essere quello del sushi; tuttavia è un bene o un male aprirsi alle altre culture o è la normalità di un mondo sempre più ridotto a villaggio globale?
RispondiEliminaRitengo conveniente rifiutare queste innovazioni, infatti accettando tutte le tradizioni provenienti da luoghi distanti, andremmo a creare un’unica cultura per tutti, comprendente parte di tutte le altre ma nessuna dominante. Inoltre in tale modo gli Stati perderebbero la loro identità, i loro usi, i loro costumi, i loro piatti caratteristici che attraverso la globalizzazione, come successo per Halloween,verrebbero rimpiazzati da fenomeni condivisi e apprezzati dalla massa. A questo punto che senso assumerebbe viaggiare in altri paesi per trovare la stessa cultura, gli stessi usi e costumi, gli stessi piatti e le stesse feste e tradizioni?
A tutto ciò si aggiunge un altro grande problema che è quello dell’abbandono delle vecchie tradizioni, che avviene prevalentemente per lo sviluppo tecnologico della società che comporta un totale disinteresse alle tradizioni passate e l’interessamento solo ai nuovi e trainanti fenomeni di massa, favorendo in tale modo l’unificazione globale.
Dunque per quanto la globalizzazione porti pace e la possibilità di sentirsi “a casa” in qualsiasi parte del mondo, determina un grandissimo impoverimento culturale, trasformando gli Stati in entità vuote e prive di una loro “personalità”, l’elemento chiave che dovrebbe distinguere uno Stato dall’altro.
A mio parere sbagli quando dici che la globalizzazione porta automaticamente la pace. Infatti è possibile che ci siano meno conflitti armati fra gli stati con stessi usi e consuetudini, ma i sentimenti di odio anche fra nazioni sono difficili da sradicare, in quanto insiti nell'uomo da secoli. Con globalizzazione non si intende abbandono totale delle tradizioni locali, bensì integrazioni degli usi, parole e tradizioni estere. Non vedo dove stia il problema di avere il Mc Donald's in centro ad una grande città quando puoi benissimo andare a mangiare gli gnocchi fatti in casa al ristorantino tipico. A parer mio, se la globalizzazione si estende in tutto il mondo, non si avranno stati privi della loro personalità o identità. Infatti come ben sappiamo, in "Italia" nel XV secolo c'era una grande frammentazione, non solo politica, fra i vari potentati. Il 17 marzo 1861, quando l'Italia si unificò, di certo non si pensava che tutti i territori che aderirono questo patto avrebbero perso la propria identità, anzi, fu un grande compromesso per trovare stabilire pace e compromessi nella nostra penisola. Ancora oggi, d'altronde, ogni regione mantiene le proprie tradizioni, i propri piatti tipici ed il proprio dialetto.
EliminaHalloween o 'batar marso'?
RispondiEliminaAl giorno d’oggi la gente è molto disposta ad accettare abitudini e culture provenienti da paesi lontani dal nostro. Il problema è che questi nuovi costumi non ci stanno arricchendo, anzi, stanno sostituendo molte delle nostre tradizioni. Per esempio Halloween ha rimpiazzato "batar marso". Per questo ritengo che sia meglio essere tradizionalisti che esterofili. L'avere un'esagerata simpatia per le idee, i costumi, i prodotti ed i vocaboli stranieri, (soprattutto americani ed anglosassoni) sta provocando una serie di conseguenze irreparabili.
Basti pensare alle abitudini culinarie. Un esempio eloquente è il fast food, che in italiano si traduce in “cibo rapido”. Non un nome casuale, infatti, in un mondo che va sempre più veloce si ha sempre meno tempo per mangiare e oltretutto si mangia male. Di conseguenza, negli ultimi anni si sta perdendo il tradizionale pranzo di famiglia della domenica preparato dalla nonna. Oggi molte famiglie preferiscono andare a mangiare il sushi o il kebab. Ormai le ricette della tradizione culinaria italiana se le ricordano solo gli anziani. Io spero che non vengano dimenticate, soprattutto se ne importiamo altre che non sono all'altezza delle nostre. La colpa di tutto questo è soprattutto delle multinazionali che stanno diventando sempre più ricche sulla nostra pelle. Tuttavia, le multinazionali non sarebbero diventate ciò che sono oggi se fossimo stati tutti un po' più tradizionalisti. Non casuale il fatto che siano praticamente tutte nate in America, uno dei paesi con meno tradizione culinaria del mondo. Gli USA sono infatti uno degli stati in cui si mangia peggio e con il tasso più alto di obesità. Ciò ha portato queste enormi aziende ad espandersi in tutti i continenti e a distruggere le abitudini culinarie di paesi come il nostro.
La globalizzazione ci sta facendo perdere l’identità che si è duramente formata negli anni. Non solo il cibo sta venendo contaminato. Basti pensare al fatto che oggi la gente si veste in modo sostanzialmente uguale e che la lingua italiana è sempre più contaminata da anglicismi. Specifico italiana perché siamo quelli che più passivamente si lasciano contagiare. L'informatica è uno dei settori più compromessi. Ovunque in Europa la parola "mouse" è stata nazionalizzata in “topo” (souris in Francia, ratón in Spagna, rato in Portogallo, Maus in Germania). Solo in Italia non è stata tradotta. Tuttavia, in questa sorta di villaggio globale che si sta pian piano costituendo anche i più conservatori non possono fare a meno di indossare la felpa col cappuccio, mangiare nei fast food e parlare una specie di "itanglese".
Sono d’accordo, purtroppo oggigiorno si stanno sempre più perdendo aspetti tipici della cultura, per fare spazio ad altri che sono legati ad altri paesi e non al nostro.
EliminaTra qualche decennio probabilmente il nostro mondo non sarà composto da tante culture e modi di pensare diversi, ma saremmo tutti uguali.
Per quanto riguarda cibo, tradizioni, lingua ecc. secondo me ogni paese dovrebbe possedere diversi connotati che lo caraterrizzino e lo distinguano, permettendoci di conoscere anche il diverso, ma essendo però omologati non sarà possibile.
Il bello del viaggiare è conoscere, oltre che nuovi luoghi, anche le diverse culture, usanze, cibi, tradizioni ecc.
Ma se in ogni paese ci saranno le stesse caratteristiche, non sarà più tanto stimolante.
La nostra civiltà sempre più globalizzata sostituisce le tradizioni secolari locali con nuove mode spesso provenienti dagli Stati Uniti d’America. Questo processo porta ad una sorta di villaggio globale dove ogni persona anche se si trova dall’altra parte del mondo si sente a casa ritrovando gli stessi negozi, lo stesso cibo e le stesse festività.
RispondiEliminaL’opinione pubblica si divide tra chi accoglie con entusiasmo queste novità sostenendo
che migliorino la qualità della vita e favoriscano il progresso dell’umanità. Molti altri, invece, sostengono che non solo si riduca la diversità e la ricchezza di ogni popolazione ma che spesso si assumano delle consuetudini (come ad esempio il cibo spazzatura) che spesso peggiorano le condizioni della nostra salute e le condizioni dell’ambiente.
La massa si fionda su queste novità, meno costose e più comode, condizionando il mercato e quindi attraverso il condizionamento del marketing non riusciamo a decidere se accettarle o meno ed entrano nella nostra società e nelle nostre vite a prescindere dalla nostra volontà.
A mio avviso è un male abbandonare le nostre tradizioni perché esse hanno una storia e un legame con il territorio e si insediano delle usanze che non hanno nulla a che fare con la nostra cultura ma sono finalizzate esclusivamente al guadagno che ricevono numerose attività. Per questo motivo può essere utile un dialogo tra enti locali e imprese per rispolverare le vecchie tradizioni (come “batar marso”) e contemporaneamente creare le condizioni per favorire maggiori introiti alle attività commerciali. Infatti attraverso la comunicazione dei media si possono convincere molti turisti e molti cittadini a conoscere il cibo, le mode, i costumi di quella regione
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaQuando si parla di globalizzazione, si parla, per me, di novità e benessere fra le diverse culture.
RispondiEliminaCiò significa anche meno guerre, meno ostilità e meno razzismo poiché, se vogliamo affermare un carattere positivo della globalizzazione è sicuramente questo: l’unione delle culture e la pace.
La guerra molte volte, deriva dalla paura che un popolo, Stato, ne sovrasti un altro e che ne intrometta la propria cultura; d’altro canto nella storia si può notare che i Paesi che si affermarono, furono coloro che unirono la cultura del proprio popolo con quella della regione conquistata e questo può essere considerato un espediente della globalizzazione per garantire pace e costanza fra le diverse culture, come una forma di rispetto reciproco. L’effetto negativo lo si può notare nella perdita di certe tradizioni nazionali/ regionali/ paesane, per via della similitudine che si viene a formare fra i paesi colpiti dalla globalizzazione e per via della simulazione di usanze estere all’interno di paesi che non c’entrano nulla con quest’ultime (Sushi, Halloween oppure la Pizza in America).
Io penso che tutto questo non comporti ad una diminuzione della voglia di viaggiare, data la facile accessibilità ai voli aerei oggi, ma piuttosto ad un aumento di ‘fratellanza’ tra i diversi popoli, ad una continua innovazione e ad una continua pace (per ora).
La globalizzazione in teoria dovrebbe accomunare tutti i popoli, in realtà questo non avviene considerato che un popolo è sempre destinato a sovrastare l’altro.
EliminaC’è sempre un popolo che prevale su un altro, sia dal punto di vista commerciale che politico. Ne è un esempio la festa di Halloween che dall’America si è affermata in Italia, ma dell’Italia non si è affermata nessuna festività nel mondo .
Le guerre alle quali assistiamo oggi non sono causate certamente dalla globalizzazione, ma per motivi politici ed economici.
Secondo me la globalizzazione non sta portando benessere. Di questo passo tra poco tempo non parleremo piú di diverse, ma di un'unica cultura diffusa in tutti i paesi occidentali. A differenza tua, io credo che questa probabile unificazione non sia un carattere positivo della globalizzazione. Inoltre, non credo che finiranno le guerre, anzi, prevedo una grande ribellione dei popoli contro questa sorta di villaggio globale che si sta creando. Come la storia ci insegna, tutti coloro che hanno provato ad unificare l'Europa in un unico regno, per fortuna, hanno sempre fallito. Da Carlo V a Hitler. Anche l'Unione Europea non credo durerà fino alla fine dei tempi. Il mondo è bello perché è diverso. L'intelligenza consiste nel rispettare le differenze. La pace è data dal fatto che nessun paese voglia prevalere con la sua cultura sugli altri. Io credo inoltre che la globalizzazione non elimini il razzismo, esso ci sarà sempre e deriva dall'ignoranza. Certo che in un mondo tutto uguale l'odio verso il diverso sparirà. Tuttavia, la globalizzazione non sta colpendo tutto il pianeta, ma solo i paesi occidentali. Credo che i razzisti non lo siano verso gli americani o i giapponesi, ma nei confronti degli africani. Quindi l'odio purtroppo non scomparirà mai del tutto.
EliminaConcordo con il fatto che la globalizzazione stia portando alla scomparsa di molte festività, tradizioni e ristoranti tipici. Anche per me è un aspetto negativo.
Infine, è vero che oggi è molto più facile e veloce viaggiare rispetto ad una volta; tuttavia, credo che il motivo principale per cui la gente si muove sia proprio quello di conoscere nuove culture, tradizioni e mangiare i piatti tipici del posto...Che senso avrebbe spostarsi dall'altra parte del mondo se trovo le stesse cose che sono già presenti nel paese dal quale provengo? Ciò vale anche al contrario, perché un americano o un giapponese dovrebbe venire in Italia? Per trovare un fast food ogni 500 metri? Per mangiare in uno dei tanti ristoranti di sushi?
Come detto all'inizio, questa sorta di villaggio globale sta portando ad un enorme perdita di cultura.
Credi che la globalizzazione favorisca la pace?
EliminaHai fatto riferimento alle guerre, dicendo che il paese vincitore solitamente sovrasta i paesi conquistati imponendo loro la propria cultura. Ma se impone la propria cultura significa che quei paesi a cui è stata imposta non sono liberi, ma al contrario sottomessi.
E’ esattamente quello che sta succedendo oggi con una differenza: non ci rendiamo conto di essere controllati e sottomessi da qualcosa di più grande di noi. Mi riferisco a tutte le aziende che, approfittando della propensione all’innovazione delle persone, condizionano e manovrano le nostre scelte di consumo allo scopo di trarne ricchezza. Questo è quello che si nasconde sotto la globalizzazione.
Quindi se ti pongo una domanda; ci può essere pace senza libertà?
ti rispondo io: sì. Pace non significa sottomettersi ad un unico signore, che in questo caso te individui nel mercato, ma accettare le diversità e farne una richhezza. é vero, halloween si è imposto in italia, ma dal nostro paese proviene uno dei cibi più mangiati del pianeta. ognuno porta ciò che ha, senza paesi dominanti o sottomessi
EliminaSecondo me dire che la globalizzazione porta pace non è corretto; infatti stiamo vivendo un periodo in cui in tutti i posti del mondo sono presenti gli stessi cibi, culture, usi e costumi.
EliminaNonostante questo le guerre sono comunque presenti perché non è la globalizzazione che le causa ma motivi politici, esse non sono quindi risolvibili con la globalizzazione.
A mio parere è giusto che ogni Paese mantenga le proprie tradizioni; inoltre proprio grazie alla praticità dei mezzi di trasporto le persone possono viaggiare e scoprire le culture di altri luoghi.
Aggiungo inoltre che il fenomeno della globalizzazione fa sí che un Paese prevalga su altri come accade con l'America che ha diffuso in tutto il mondo la festività di Halloween traendone vantaggi economici date le enormi vendite (in ogni Paese) di prodotti riguardanti questa festa.
E’ da poco passato il 31 ottobre, giorno in cui si festeggia Halloween, festività durante la quale molte persone amano travestirsi da personaggi spaventosi per poi recarsi casa per casa suonando i campanelli e ricevendo dei dolcetti. Halloween e molte altre feste non sono proprie della tradizione italiana, esse provengono, ad esempio, dall’America però si festeggiano anche nel nostro Paese, per quale motivo? Molto probabilmente perché la maggior parte della gente le ritiene moderne e innovative rispetto alle tradizioni locali; magari questi individui da piccoli festeggiavano “batar marso”, mangiavano solo cibi provenienti dall’orto di casa, indossavano vestiti fatti dalla mamma e facevano la spesa nella piccola bottega sotto casa; mentre adesso festeggiano Halloween, consumano fast food, acquistano vestiti e alimenti tutti nello stesso luogo, ovvero il centro commerciale. In questo modo tutte le tradizioni con cui sono cresciuti sono state da loro dimenticate. La cultura antica viene quindi eliminata e sostituita da un’altra considerata più moderna. Le festività importate vengono usate solo come forme di divertimento in quanto il significato che esse hanno nel loro Paese d’origine non viene mantenuto. Questi sono gli effetti, a mio parere, negativi della globalizzazione che porta infatti all’eliminazione dell’identità di un popolo in quanto cancella le sue origini. Inoltre c’è chi dalla globalizzazione ne trae vantaggio, come le imprese multinazionali; esse sono favorevoli alla diffusione di un’unica cultura perché possono produrre beni in serie, esportarli e ricavare alti guadagni. Ritengo quindi che la globalizzazione, nonostante faccia sentire tutte le persone che viaggiano “come se fossero a casa”, renda il mondo “piatto” ovvero monotono e senza cultura e personalità.
RispondiEliminaGIUDICHI QUESTO PROF!
RispondiEliminaHalloween o Batar marso?
Carnevale o il cielo illuminato dalla polvere nera nella notte del Capodanno cinese?
Involtini primavera o pizza?
Il Nabucco o gli scarafaggi inglesi?
Il Piave mormorava o le spiagge della Normandia un 6 Giugno troppo caldo?
È natura dell’uomo inglobare, prendere, arraffare e ingrassare. L’ impero romano, presa la Persia, ha aggiunto al suo pantheon, Mitra: dio persiano spesso raffigurato mentre sgozza un toro (dopotutto i romani hanno sempre avuto gusto, per il sangue). Nella guerra dei trenta, tale Gustavo Adolfo scese dalla sua calda Svezia con gli archibugi e rimandò i mercenari di Wellestein a bere birra, calda, a casa. Gli ‘archibugi’ vanno a polvere da sparo. La polvere da sparo è fatta di una miscela di zolfo e carbone. La polvere da sparo è cinese (e stranamente funzionata bene). Poco prima del 1914 l’Italia deteneva il monopolio aereo, poi abbiamo venduto il prototipo, poi l’America sfreccia sopra la Siria con gli F-16. A Dublino mangiano la pasta e Hemingway ascoltava Mozart. Chiamatela globalizzazione o ‘copiare è più facile’ ma non saremmo arrivati lontani senza la comunione delle nostre capacità. Quello che per i cinesi era un bel cielo illuminato per i costantini è significato la rovina. (mi riferisco ai cannoni di Solimano). Quello che per noi è il solito pranzo a New York è un considerato piatto gourmet (e mi riferisco alla pasta di Beppin’). Quello che voglio dire è che ci siamo sempre stati influenzati e sempre lo faremo. Prima era Marco Polo ora lo sono i media. L’unione Europea ne è un esempio. Ci dobbiamo unire per garantire la pace, e unendoci ci ‘contaminiamo’. Una sorta di Hobbes alla seconda. Però credo di star sviando… sinceramente non sapevo dell’esistenza di ‘Batar marso’ prima di questo blog. Peccato… Avrei potuto giustificare meglio il mio vandalismo senza tirare in ballo Burgess (Arancia Meccanica). Ma si può sempre rimediare… Fatto sta che Hollywood ci ha presi, come la Beat, come i fratelli McDonald’s. C’è chi lo vede come un pasticciata melma culturale e c’è chi si è innamorato di Di Caprio, Kerouac o del Gran Crispy Mac bacon. Siamo destinati a riunirci tutti sotto lo stesso tetto e a mangiare la stessa schifezza Orwelliana. E che c’è di male?! Questo è il nostro destino e i ‘vecchi obsoleti’ con le loro critiche non lo fermeranno. Sinceramente provo al quanto ribrezzo per Halloween, ma come lo provo per Capodanno Natale o Pasqua, ma credo che questo sia abbastanza di parte; sono un tipo abbastanza solitario e forse troppo misantropo… ma analizzando la questione oggettivamente parlando sono stato tratto a queste conclusioni: homo homini uniens.
Ah, sì, la Pasqua è ebraica…
Halloween o "batar marso" ?
RispondiEliminaAl giorno d'oggi siamo soggetti ad una progressiva e irrefrenabile globalizzazione che sta travolgendo il mondo con usanze e costumi uguali tra loro. Un esempio di globalizzazione può essere il fatto che ormai la nostra lingua italiana è influenzata da innumerevoli parole inglesi che ormai vengono usate nella lingua quotidiana, o la diffusione dei fast food che a poco a poco stanno andando a sostituire i ristoranti tipici del posto. Un altro esempio è la diffusione dell'usanza americana "Halloween" che a metà degli anni novanta si è introdotta in Italia facendoci dimenticare delle nostre vere usanze e festività come ad esempio "batar marso" antica tradizione veneta che consiste nel passare per le vie del proprio paese facendo rumore in modo da risvegliare la primavera.
In questione di poco tempo questa tradizione venne dimenticata, infatti i bambini al giorno d'oggi hanno più conoscenza di halloween, festività importata da un paese straniero che di "batar marso", tradizione locale. Questo fenomeno chiamato globalizzazione si verificherà anche su altre usanze e andrà ad eliminare l'identità del nostro paese e l'origine delle nostre culture, un esempio lampante sono, come abbiamo già detto precedentemente, i ristoranti che stanno lasciando il posto ai fast-food perché ormai più gettonati dai turisti e anche dalle persone del posto per via dei loro bassi prezzi. Con questo non voglio dire che la globalizzazione è un fenomeno negativo anzi è bello poter pensare di essere più vicino alle culture di paesi che sono dall'altra parte del mondo ma questo non dovrebbe incidere andando a modificare o peggio ad annullare le tradizioni che con i secoli hanno formato l'identità del nostro paese.
Noi delle nuove generazioni ormai siamo abituati ad un mondo globalizzato, in cui le tradizioni sono così diffuse globalmente che quasi non se ne riconosce più la provenienza da un solo paese. La nostra generazione è cresciuta con le tradizioni ormai cambiate, che abbia contribuito ad introdurle o ad espanderle, *sta il fatto* che per noi sono parte integrante delle nostre usanze.
RispondiEliminaBisogna dire che non è effettivamente solo colpa nostra se le vecchie tradizioni scompaiono, ma grande responsabilità la deve prendere il mercato che lucra sulle festività cercando di diffondere quelle più redditizie: Batar Marso non fruttava niente alle aziende perché ai ragazzi bastavano le pentole che si trovavano già in casa, mentre Halloween ha dietro tutto un commercio di decorazioni, maschere, costumi e dolcetti. Perciò i mass media hanno pubblicizzato Halloween invece che altri festeggiamenti perché magari dietro c’erano le aziende che cercavano di speculare su questa festività già famosa in America.
*Il fatto che altre celebrazioni vengano dimenticate è ovviamente una perdita per i loro paesi d’origine ma la causa non sono sempre solo le nuove generazioni ma anche quelle vecchie che non incentivano più i ragazzi a mantenerle vive*
Aprire la propria mente a nuove tradizioni può però essere controproducente per i paesi che rischiano di omologarsi troppo e non avere più un'identità propria che le distingua l'una dall'altra. Ci sono comunque delle tradizioni che difficilmente scompariranno perché troppo inserite nelle usanze anche moderne come quelle legate alla religione ad esempio il Natale.
Pertanto secondo me non si può andare contro il cambiamento, allo stesso tempo però noi giovani dovremmo continuare a interessarci alle tradizioni legate al territorio.
Noi delle nuove generazioni ormai siamo abituati ad un mondo globalizzato, in cui le tradizioni sono così diffuse globalmente che quasi non se ne riconosce più la provenienza da un solo paese. La nostra generazione è cresciuta con le tradizioni ormai cambiate, che abbia contribuito ad introdurle o ad espanderle, *sta il fatto* che per noi sono parte integrante delle nostre usanze.
RispondiEliminaBisogna dire che non è effettivamente solo colpa nostra se le vecchie tradizioni scompaiono, ma grande responsabilità la deve prendere il mercato che lucra sulle festività cercando di diffondere quelle più redditizie: Batar Marso non fruttava niente alle aziende perché ai ragazzi bastavano le pentole che si trovavano già in casa, mentre Halloween ha dietro tutto un commercio di decorazioni, maschere, costumi e dolcetti. Perciò i mass media hanno pubblicizzato Halloween invece che altri festeggiamenti perché magari dietro c’erano le aziende che cercavano di speculare su questa festività già famosa in America.
*Il fatto che altre celebrazioni vengano dimenticate è ovviamente una perdita per i loro paesi d’origine ma la causa non sono sempre solo le nuove generazioni ma anche quelle vecchie che non incentivano più i ragazzi a mantenerle vive*
Aprire la propria mente a nuove tradizioni può però essere controproducente per i paesi che rischiano di omologarsi troppo e non avere più un'identità propria che le distingua l'una dall'altra. Ci sono comunque delle tradizioni che difficilmente scompariranno perché troppo inserite nelle usanze anche moderne come quelle legate alla religione ad esempio il Natale.
Pertanto secondo me non si può andare contro il cambiamento, allo stesso tempo però noi giovani dovremmo continuare a interessarci alle tradizioni legate al territorio.
Ogni individuo durante la sua crescita sviluppa un certo modo di pensare, impara a rispettare determinate regole e viene indotto a seguire le tradizioni legate al luogo in cui vive. Proprio per questo per lui è molto difficile rinunciare a tutto ciò. Ad esempio, abbandonare una propria tradizione per sostituirla con un’altra sarebbe come ‘tradire’ le proprie origini.
RispondiEliminaOggigiorno però, la popolazione italiana e non solo, sembra essere molto più disposta ad accogliere tradizioni di altri paesi rispetto al passato, probabilmente per lo sviluppo tecnologico che porta la gente ad assumere un atteggiamento diverso a tutto ciò che è nuovo. A mio parere questa è una dimostrazione di apertura mentale verso le varie culture degli altri Paesi, ma allo stesso tempo l’assemblamento di differenti tradizioni trasforma i paesi in un unico paese globalizzato. Come dice il detto ‘il mondo è bello perchè è vario’; ma dove andrà a finire tutta questa varietà se continuiamo ad accogliere sempre di più le altre culture al punto da sostituirle alle nostre?
Sostituire la cultura del proprio paese significa perdere un pezzo della propria storia e far perdere inevitabilmente ad esso il fascino della propria unicità. Pensiamo ad esempio a “batar marso”, una festività veneta sostituita da Halloween, festa apparentemente vantaggiosa per i bambini ma che in realtà si basa sull’arricchimento delle aziende tramite la vendita di dolciumi e travestimenti. Molte di queste nuove tradizioni sono solamente grandi occasioni per le imprese per lucrare.
Sono quindi convinta che per creare una società più avanzata ci sia bisogno di incentivare e accogliere qualsiasi tipo di innovazione, ma eliminare i punti di forza di un paese credo sia assolutamente controproducente. Pensiamo ad esempio al cibo americano per eccellenza (fast food) che si sta sempre più diffondendo anche nel resto del mondo; vogliamo davvero accantonare la gastronomia italiana accettando l’affermazione di esso? Proprio per questo trovo corretto proteggere le proprie tradizioni da minacce esterne e per far in modo che questo avvenga bisognerebbe che ogni cittadino utilizzasse la sua capacità critica per distinguere ciò che danneggia la società da ciò che invece potrebbe migliorarla.
A questo punto la domanda che ognuno di noi dovrebbe porsi è: siamo sicuri che omologarsi al resto del mondo sia una buona idea?
Al giorno d'oggi le persone sembrano più interessate alla comodità che alla qualità, è per questo che la gastronomia italiana sta venendo sostituita dai fast food americani. E' vero, sono più buone le verdure comprate dal fruttivendolo che ha i campi situati vicino a casa tua, ma è anche vero che sono sempre meno le persone disposte a faticare. Anche io sono d'accordo nel dire che le persone dovrebbero tenere e prestare più attenzione alle proprie tradizioni, ma allo stesso tempo capisco il loro modo di comportarsi dal momento in cui anche noi facciamo parte di questa società, e, chi più e chi meno ci comportiamo allo stesso modo. Ogni cittadino,come hai detto,dovrebbe usare la sua capacità critica per capire ciò che potrebbe danneggiare e ciò che invece potrebbe migliorare la propria società, ma non per forza bisogna vedere queste nuove tradizioni come una minaccia. Siamo noi, in questo caso italiani, che dovremmo riuscire ad equilibrare la nostra condizione riuscendo a mantenere e allo stesso tempo accogliere nuove tradizioni. Questo perchè avere una "mentalità aperta" può aiutare ad arricchirti e a confrontarti con altre idee, ma allo stesso tempo, non dimenticare le tue tradizioni ti aiuta a capire chi sei e quindi a capire la tua identità.
EliminaVorrei quindi, per finire, rispondere alla tua domanda. No, non trovo l'omologazione totale una buona idea, perchè, da persona cresciuta circondata da tradizioni, trovo che avere un'identita e qualcosa in cui riconoscerti sia davvero qualcosa di unico, ma non sono nemmeno disposta a rinunciare alle occassioni che potrebbero giungere da altre zone.
Al giorno d'oggi le persone sembrano più interessate alla comodità che alla qualità, è per questo che la gastronomia italiana sta venendo sostituita dai fast food americani. E' vero, sono più buone le verdure comprate dal fruttivendolo che ha i campi situati vicino a casa tua, ma è anche vero che sono sempre meno le persone disposte a faticare. Anche io sono d'accordo nel dire che le persone dovrebbero tenere e prestare più attenzione alle proprie tradizioni, ma allo stesso tempo capisco il loro modo di comportarsi dal momento in cui anche noi facciamo parte di questa società, e, chi più e chi meno ci comportiamo allo stesso modo. Ogni cittadino,come hai detto,dovrebbe usare la sua capacità critica per capire ciò che potrebbe danneggiare e ciò che invece potrebbe migliorare la propria società, ma non per forza bisogna vedere queste nuove tradizioni come una minaccia. Siamo noi, in questo caso italiani, che dovremmo riuscire ad equilibrare la nostra condizione riuscendo a mantenere e allo stesso tempo accogliere nuove tradizioni. Questo perchè avere una "mentalità aperta" può aiutare ad arricchirti e a confrontarti con altre idee, ma allo stesso tempo, non dimenticare le tue tradizioni ti aiuta a capire chi sei e quindi a capire la tua identità.
EliminaVorrei quindi, per finire, rispondere alla tua domanda. No, non trovo l'omologazione totale una buona idea, perchè, da persona cresciuta circondata da tradizioni, trovo che avere un'identita e qualcosa in cui riconoscerti sia davvero qualcosa di unico, ma non sono nemmeno disposta a rinunciare alle occassioni che potrebbero giungere da altre storie.
Secondo me la “varietà” che tu hai citato anche con la globalizzazione potrà ancora esistere, semplicemente sarà più accessibile a tutti.Per esempio parlando di cibo magari un tempo in Italia si mangiava solo cibo italiano e in Giappone solo cibo giapponese, adesso il fatto che stiamo diventando sempre di più un'unica cultura globale fa sì che in Italia sia possibile sia mangiare cibo giapponese che italiano ma non è che quello italiano sia stato sopraffatto da quello giapponese e/o viceversa.Inoltre un turista volendo può benissimo andare a Roma e provare una pizza tipica che sicuramente sarà diversa da quella comprata in un supermercato americano.
EliminaInoltre credo sia impossibile come dici tu “perdere un pezzo della nostra storia” perché dove non ci sono le tradizioni c’è l’arte e la letteratura a ricordarci di cosa c’è stato un tempo,anche se diventassero di moda i grattacieli sicuramente per costruirne di nuovi non andrebbero a distruggere il Colosseo.
Ultimo punto su cui voglio contestarti è quello dove affermi ”che ogni cittadino utilizzasse la sua capacità critica per distinguere ciò che danneggia la società da ciò che invece potrebbe migliorarla”, l’uomo trovo sia intrinsecamente egoista quindi nel momento in cui andrà a fare le sue scelte di consumo anche a livello inconscio penserà a ciò che meglio può soddisfare i suoi bisogni come cittadino singolo,non come società.
Sostanzialmente non credo sia una cattiva idea omologarsi al resto del mondo ma un esempio di evoluzione e intelligenza perché, citando Stephen Hawking, “L’intelligenza è la capacità di adattarsi al cambiamento.“
Per noi nuove generazioni è molto più facile adeguarci ai cambiamenti. A partire dal secondo post guerra, con la fase del consumismo, hanno iniziato a diffondersi gli effetti della globalizzazione grazie all’aumento del benessere in generale, soprattutto nei paesi occidentali. Ad oggi questo senso di consumo si sta espandendo a macchia d’olio in tutto il mondo portando con se prodotti, stili di vita, ideologie straniere. Halloween ne è un esempio esplicito. Una festa tipicamente pagana e americana che si è pienamente integrata nella società italiana, che allo stesso tempo però ha abbandonato diverse tradizalioni locali. L’esempio più calzante può essere appunto “batar marso”, una tradizione veneta durante la quale i ragazzi si divertivano a fare confusione per le strade della città il primo giorno di Marzo. A mio parere come ci siamo dovuti adeguare a sviluppi industriali, informatici e a cambiamenti sociali, economici, penso che quelli culturali siano i meno pesanti da affrontare. L’integrazione di elementi tipici di altre culture è un processo rapido ma allo stesso tempo leggero. Tradizione non significa per forza obbligo, le persone che le ritengono interessanti sono propense a seguirle. Da qua comincia una sorta di contagio partendo dal gruppo di persone che l’hanno accolta, di persona in persona. Un po’ come quando per strada vedi una borsa, un vestito o un paio di scarpe che ti piacciono e cerchi subito qualcosa di simile o dove comprare direttamente l’oggetto interessato. Un specie di moda. Una tradizione, non per forza straniera, deve essere accolta per diventare duratura, altrimenti sono dell’idea che dopo poco venga dimenticata come tante. Certe ricorrenze d’importanza minore, come poteva esser ‘batar marso’ , si sono perse a causa dello sviluppo della società, non per l’integrazione di altri eventi.
RispondiEliminaIl nostro atteggiamento dovrebbe essere quello di ricordare le vecchie tradizioni del nostro paese perché appartengono alla nostra cultura.
RispondiEliminaSostengo che essere esterofili può risultare come un’innovazione; è interessante scoprire e attuare nuove tradizioni provenienti da altri paesi. Inoltre è curioso assaggiare nuovi cibi come ad esempio l’hamburger, sushi, fast food ecc. Quindi le tradizioni oggi non sono più da abbracciare, ma sicuramente non devono essere dimenticate nel corso degli anni. Lo Stato o altri enti rappresentativi potrebbero ricordare la nostra cultura attraverso i mass media.
Le persone sono così disposte ad accettare delle tradizioni provenienti da altri paesi rispetto a quelle del nostro territorio perché in generale la massa è curiosa, vuole scoprire nuovi metodi, si annoia ad avere sempre le stesse idee, ha bisogno di nuove mode. Oggi utilizziamo parole inglesi sostituendole a quelle italiane come ad esempio “spoiler”. Con questo verbo intendiamo anticipare una scena del film/serie tv che l’altro amico non ha ancora guardato. Sostanzialmente, quest’ultimo termine viene spesso inserito nelle frasi dai giovani, ma perché viene sempre citato? Semplice: è una parola moderna, innovativa, è una moda, quindi in generale tutti seguono la massa. Poche persone si ribellano a questa situazione perché è difficile opporsi al resto della gente , ma se un ragazzo è intelligente e razionale seguirà sempre le proprie idee senza mai essere condizionato dal popolo.
Voi che appartenete alla nuova generazione siete esterofili o tradizionalisti? E' un male aprirsi alle altre culture o è la normalità di un mondo sempre più ridotto a villaggio globale?
RispondiEliminaNon è possibile fermare il processo della globalizzazione che ci sta portando sempre di più a riconoscerci con una cultura unica e come “cittadini del mondo”.
Non è possibile perché il grande utilizzo dei Mass Media e dei Social Network sta sempre di più dilagando,anche analizzando i numeri di uno dei più famosi di quest’ultimi questa cosa si può notare.
Uno dei Social più amati dai ragazzi è Instagram che nel 2016 è passato da 500 milioni di iscritti a un miliardo nel 2018 e ad oggi (2019) gli utenti presenti sui Social in generale sono in tutto 3,26 miliardi.
Questa crescita direi esponenziale fa intuire che questo fenomeno non è destinato a fermarsi.
Inoltre la fascia di utenti maggiore è formata dalle persone tra i 15 e i 18 anni ovvero quelle maggiormenti influenzabili che vedono ogni giorno per diverse ore le foto di personaggi famosi stranieri che indossano marche quali “Champions” o “Nike” e vogliono possederle anche loro.
Questa cosa avviene anche con i cibi ad esempio i fast food,le parole che diventano sempre più inglesi/americane o le usanze che fondono tradizione con economia consumistica.
Secondo me il fondersi delle varie culture in una è una cosa positiva in quanto una persona viaggiando può sentirsi come a casa,facilita gli scambi commerciali ed è il segno di una continua evoluzione della specie.
È vero che molte tradizioni,molti cibi e molti dialetti locali stanno piano piano sparendo a causa di questo ma si potrebbe considerare come un’applicazione della teoria darwiniana secondo la quale “sopravvive il più adatto” .
Secondo me la teoria che hai citato non supporta il tuo pensiero bensì lo contraddice. La teoria darwiniana afferma che solo la specie più forte sopravvive. Per esempio nella famiglia delle giraffe sono sopravvissute solo quelle a collo lungo perché si sono adattate meglio rispetto a quelle a collo corto; tuttavia egli non afferma che tra tutte gli animali vive solo quella più forte, infatti nella savana non c’ è solo il leone ma una fauna composta da innumerevoli forme di vita. Infatti l’evoluzione può essere tale solo se inserita all’ interno di un ecosistema. Lo stesso concetto può essere applicato alle tradizioni infatti in ogni luogo si è sviluppata un determinato folclore. Ciascuno di essi rappresenta una specie diversa che si è adattata nel tempo e che attualmente convive con il resto delle tradizioni.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaTu sostieni che il fondersi delle varie culture in una sia una cosa positiva, che ti permette anche viaggiando in luoghi lontani di sentirti "a casa".
EliminaTuttavia ritengo che la creazione di un'unica cultura sia una cosa deleteria e controproducente, infatti quale senso assumerebbe viaggiare? Perchè viaggiare per finire in luogo che seppure lontanissimo ha la stessa cultura, gli stessi usi, gli stessi costumi e come dici tu ti fa sentire a casa, a questo punto conviene davvero restare a casa. Che senso assumerebbero per gli studenti le vacanze studio, gli Erasmus, gli anni all'estero se tanto finirebbero in luoghi in cui trovano la stessa cultura, la stessa cucina, le stesse tradizioni, sentendosi quindi come a casa?
Partiamo da Darwin, visto quanto vi piace tanto, e aggiungiamoci anche i pionieri della psicologia scientifica: Binet e Claparède. Il primo parlava della ‘selezione naturale’, secondo e terzo de ‘l’intelligenza’.
EliminaL’intelligenza, affermavano i due, deriva dalla capacità di adattamento; stessa spiegazione è data dal vocabolario Treccani. Or dunque riprendendo Darwin, sopravvive il più forte, che in quanto tale è costituito da caratteri, sia fisici sia mentali, in grado da vincere la lotta contro la natura, nel suo ‘ecosistema’, e far progredire la propria specie. L’intelligenza è uno di questi caratteri: chi è stupido muore. Ora, ammettendo che quello che era l’ecosistema è diventato un ‘uomo-sistema’ io starei attento a citare Darwin, ma volendolo fare lo stesso… Valeria ha ragione. Questo nostro ‘ecosistema’ non è come quello di 50 anni fa’. Il nostro attuale ‘ecosistema’ non è più il Veneto o l’Italia. Il nostro attuale ‘ecosistema’ è il mondo, e lo è diventato attraverso i media, derivati dalla nostra evoluzione in quanto specie sociale (e questo è Aristotele) . Dunque volendo immergere lo scontro tra esterofili e tradizionalisti nella ‘selezione naturale’, in un ‘ecosistema’ mondiale chi si adatta al cambiamento, alla globalizzazione, ai nuovi usi e costumi sopravvive; chi è stupido muore.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaVecchie tradizioni o nuove mode? è un dibattito interessante, uno scontro tra generazioni. Le nove tradizioni sono la strada della globalizzazione, della creazione di una cultura comune e sono ben accolte dalle nuove generazioni. Le vecchie generazioni le guardano con scetticismo, magari con la paura inconscia di perdere quello che è stato. Però la creazione di una cultura comune non significa solo accettare quello che ci viene imposto dall’estero, soprattutto dal mercato, ma vuol dire integrare e far conoscere. Non bisogna abbandonare del tutto le nostre tradizioni ma farle conoscere al mondo e inserirle in quella che diventerà la cultura mondiale. È inevitabile, inoltre, la perdita di alcune di esse, come si sono perse altre cose nel corso dei secoli: non abbiamo le stesse tradizioni e festività del medioevo. A mio parere il cambiamento è inevitabile e solo perchè lo stiamo vivendo non ci dobbiamo attaccare con la forza a ciò che è vecchio, ma imparare da quest’ultimo per guardare ad un futuro diverso.
RispondiEliminaSono d'accordo con te sul fatto che bisogna integrare nuove culture ed essere aperti ai cambiamenti. D'altra parte mi sembra un po stereotipato ammettere che le persone anziane sono tradizionaliste mentre i giovani sono più innovativi e disposti al cambiamento. D'altronde si è notato come, l'esplosione di facebook, abbia accolto non solo giovani tra i 20 e 30 anni, ma anche molte persone tra i 50 e 60 anni o anche di più. Oppure ci sono esempi di giovani che vogliono continuare l'attività dei genitori o dei nonni (calzolaio, vetraio, pastore) proprio per non perdere il proprio patrimonio culturale, le usanze di famiglia o quei lavori che, con la globalizzazione che avanza alacremente, rischiano di andare persi. Inoltre molti giovani che crescono principalmente nelle campagne, non sembrano assolutamente disposti ad abbandonare il dialetto locale in cambio della lingua nazionale, sengo di grande radicamento alle tradizioni.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCon molto coraggio, il filosofo Bertrand Russell, compie un gesto quasi di sfida a favore dell’ozio durante una società dove coloro che trovano tempo Libero per le proprie passioni vengono visti con un certo sdegno. Ci riesce dimostrando come, fin dal passato, le persone che potevano permettersi questo benessere erano le persone al potere, e non gli operai; che sia in un periodo di guerra sia di pace, per mandare avanti la società era utile il lavoro anche di un solo gruppo di persone; e come diverse società sono ancora fondate sullo schiavismo, quindi il lavoro di molti per la ricchezza di pochi. Secondo Russell sfruttare un operaio, convincendolo che il lavoro é un dovere perciò si é quasi costretti a farlo per sopravvivere, é sbagliato perché non sono necessarie tutte quelle ore per lavorare su qualcosa che non porta allo sviluppo ma bensì ad una situazione di stagno della crescita economica, e non solo, dello Stato. (2) secondo me non é vero che il lavoro é un ostacolo al cammino della civiltà e un male per tutti. É sbagliato lo sfruttamento e lavorare troppe ore, in quanto il corpo umano, o meglio il cervello, non é adatto a stare sotto sforzo per troppo tempo, in quanto la concentrazione va scemando, il che comporta una peggioramento de rendimento. Ma questo non significa che di per se il lavoro dia una cosa sbagliata. Concordo con Russell sul fatto che per mandare avanti una società bastano anche solo alcune ore lavorative, equilibrandole con la giusta dose di tempo libero. Se poi un lavoratore SCEGLIE di lavorare oltre il dovuto, è una sua scelta e nessuno dovrebbe limitarlo. 3) non sono d’accordo con l’etica del lavoro in base alla quale per stare al passo ai tempi di oggi bisogna mostrarsi sempre migliori degli altri, con prodotti di alta qualità al prezzo più basso. Sono convinta che se un determinato prodotto ha bisogno di quel determinato prezzo va pagato e basta. Non ha senso fare una cosa fatta male per farla pagare di meno per convincere i clienti a comprarla, a discapito dei lavoratori. L’imprenditore economico moderno spesso,secondo me, non si rende conto che le condizioni economiche e fisiche sei proprio dipendenti è fondamentale per il bene della propria azienda.
RispondiElimina