Siamo arrivati al termine di questa prima esperienza di dibattito pubblico. E' questo il momento giusto di tirare le somme sulla base di alcune sensazioni e impressioni di fondo. Ma prima di iniziare, riepiloghiamo le ragioni che ci hanno spinto ad intraprendere questa sperimentazione:
1) nel corso dell'anno scolastico tutti voi diventerete maggiorenni, il che significa che di fronte alle istituzioni e per la legge sarete a tutti gli effetti soggetti attivi equiparati agli adulti: potrete votare i rappresentanti degli italiani che comporranno il governo della nostra repubblica; potrete guidare l'automobile; potrete fare richiesta di un porto d'armi; potrete firmare contratti privati da cui dipenderà il benessere e la serenità di altre famiglie. In altre parole, sarete autorizzati ad impiegare all'interno della società degli strumenti potenti e pericolosi, il cui effetto è strettamente correlato con il livello di consapevolezza della realtà raggiunto da chi li detiene.
Ma chi si è preoccupato di prepararvi a tutto questo? La televisione? Internet? Il gestore di telefonia mobile? Mark Zuckerberg? Non scherziamo. Dietro a ciascuna di queste importanti e utili attività c'è in primo luogo un interesse economico, legittimo, ma totalmente indifferente ai bisogni formativi delle nuove generazioni.
Accanto alla famiglia, che è la prima agenzia educativa, rimane quasi solo la scuola ad accompagnare i giovani sulla strada del cammino verso l'obiettivo di una cittadinanza consapevole. E la scuola non è un ente astratto, ma siamo noi, 25 + 1, il docente in servizio. Non ho il potere di spiegarvi la vita, né sarebbe giusto che lo facessi. Ciascuno agisce al cospetto della propria coscienza e risponde delle proprie azioni di fronte alla legge e davanti al tribunale della storia, che tutti noi contribuiamo a scrivere. Ciò che posso fare è aiutarvi a riflettere sui problemi del nostro tempo, stimolare un processo di apprendimento che dovrà per forza di cose essere alimentato da voi e proseguire per tutta la vita.
Allora il blog nasce per questo, per accettare la sfida della complessità: perdersi fra le domande per capire chi siamo, in cosa crediamo. D'altronde qual è l'alternativa, se non vivere a testa bassa e ad occhi chiusi, mentre gli altri scrivono le regole del gioco e fanno la partita?
Il blog inoltre:
2) è una formazione attiva e non passiva, ci costringe a pensare, ad informarci, ad elaborare un pensiero coerente;
3) ci induce ad usare Internet in modo meno banale del solito;
4) ci abitua al confronto dialettico con gli altri;
5) ci educa al rispetto dell'opinione altrui;
6) ci spinge a scrivere molto riducendo la fatica dello scrivere;
7) ci aiuta ad elaborare strategie argomentative efficaci.
Non so se sia tutto, ma mi pare già molto.
Per tutte queste ragioni, trovo che il blog sia uno strumento didatticamente molto utile.
Ecco qui di seguito le mie impressioni generali:
A) la partecipazione è stata nel complesso soddisfacente; ringrazio in particolare chi è intervenuto ripetutamente, perchè il dibattito si alimenta attraverso il botta e risposta. Un unico commento mi pare davvero pochino;
B) dobbiamo concentrarci di più sui documenti, sulla loro lettura e interpretazione: la nostra opinione deve nascere dal confronto con quella autorevole di altri che si sono posti il problema prima di noi. In questo la seconda parte del dibattito è stata migliore della prima.
Considerare con attenzione le fonti: mi sono stupito ad esempio che nessuno abbia replicato alle mie provocazioni basandosi sulla testimonianza della sociologa intervenuta alla trasmissione radiofonica "Melog". La studiosa sosteneva dati alla mano che il fenomeno in Italia, sia pure in crescita rispetto al passato, non è affatto più elevato rispetto alla media europea; l'allarme risulta quindi in larga misura sovrastimato. Questa testimonianza avrebbe dovuto farci concludere che l'aumento del consumo degli alcolici è legato a cause sovranazionali;
C) a questo proposito l'analisi dei fattori all'origine del fenomeno non è stata soddisfacente. All'inizio del dibattito ci siamo persi in lunghe ed inutili battaglie sul concetto di 'generalizzazione' che non avevano alcuna ragione d'essere e non hanno portato ad alcun risultato concreto. E' chiaro che registrare una tendenza (sia pure in linea con la media europea) non significa attribuirla a tutti i soggetti ipoteticamente interessati. Se ad esempio si afferma che sempre più docenti sono affetti da demenza senile, non devo sentirmi offeso e rispondere che ciò è vero solo per alcuni, ma che altri sono molto vivaci e svegli. E' scontato e non ha senso precisarlo. Se dispongo di dati dai quali emerge che questa tendenza non esiste, devo renderli pubblici; altrimenti devo ragionare sul perché i docenti diventano più rimbambiti rispetto al passato.
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...questa foto non c'entra nulla, serve solo a riposarvi la vista... |
Mi pare che le cause emerse siano essenzialmente: alcol come facilitatore di rapporti interpersonali; influenza delle narrazioni massmediatiche. Un po' pochino. Il binomio alcol-divertimento, che per voi è naturale e non necessita di spiegazione, andava invece indagato a fondo: perché alcol-divertimento e non gita-divertimento, o caccia al tesoro-divertimento, o lettura-divertimento? Chi è l'ideatore di questo binomio? Che cos'è l'industria del divertimento? In che modo influenza e organizza il modo in cui le persone trascorrono il proprio tempo libero? E quale spazio è lasciato all'individuo per esprimere la propria voglia di divertirsi in modo originale, creativo e personale, e non esercitando attività la cui finalità è innanzitutto produrre profitto? E ancora: in che modo la massa influenza l'individuo? Quali margini di manovra ha l'individuo per distinguersi dalla massa senza pagare il prezzo dell'emarginazione sociale?
A questo livello di approfondimento ci siamo avvicinati pochino pochino solo alla fine, dopo il contributo dei video, che però sarebbe dovuto partire da voi.
D) Sulle modalità per rimediare al problema che, ripeto, esiste, non è uscito niente di niente. Questo non va bene. Limitarsi a deplorare la situazione attuale (cosa fatta ripetutamente) e rimembrare i bei tempi andati sono attività ingenue e inutili.
E) Bene invece la correttezza con cui vi siete rapportati tra di voi e con me. Animosità e spirito polemico sono positivi in un dibattito, purché intervengano a vivacizzarlo occasionalmente.
F) Abbastanza bene il controllo formale.
G) Da aumentare i riferimenti e le conoscenze che possiamo trarre dalla rete come strumento per rafforzare la nostra tesi. NB: non usiamo la rete soltanto con spirito fazioso, ma come reale opportunità di formazione o di messa in discussione della nostra opinione.
H) Bene anche la vostra disponibilità a mettervi in gioco e a lasciarvi coinvolgere.
Al di là di queste osservazioni, sono personalmente soddisfatto dell'esito di questo primo esperimento e mi sono divertito a dibattere con voi. Ho in mente molte idee per variare lo schema qui utilizzato e i temi affrontabili sono potenzialmente infiniti. Ma il blog non ha senso di esistere se è solo un obbligo scolastico: ha bisogno di passione e partecipazione convinta, al di là e a prescindere dal voto.
Pensate di poter garantire il vostro impegno? Può il blog essere un'opportunità e un piacere, oltre che un dovere? Avete progetti alternativi?
Avrei piacere di sentire opinioni, proposte, valutazioni su quanto fatto fin qui e sul futuro.
Dunque vi aspetto numerosi. Naturalmente qui, nel nostro salotto virtuale!
PS. Commenti liberi fino a sabato compreso.